Giallo Limone a Salerno
Via Papio Giovan Angelo, 15 Salerno
tel. 333 4731699
www.facebook.com/giallolimonesalerno
Bisogna avere non meno di 50 anni per ricordare l’epoca d’oro del gelato a Salerno, la granita al caffé del bar Medici a corso Vittorio Emanuele, i chioschi di limone a Santa Lucia e nei giardinetti al Teatro Verdi, i gelati del Varese, del Nettuno e dei pochi bar che hanno fatto coni e coppette nutrendo i baby boomer.
Beh, se siete stanchi di grassi idrogenati, di gelati che non si sciolgono neanche con la fiamma ossidrica, di preconfezionati impreziositi da aromi e coloranti, se avete memoria di cosa sia una granita con la mandorla o invece non avete mai conosciuto il vero gusto della cioccolata avete una persona a cui rivolgervi. È Serena Moscato, una trentenne che, come tutte quelle della sua generazione, non aspetta principi azzurri o posti statali fissi ma prova a realizzare i propri sogni corroborando il detto «Aiutati che Dio ti aiuta».
Il suo si chiama Giallo Limone, è pensato per bambini della scuola Vicinanza ma quando entrate nel suo negozio a via Papio siete voi che tornate indietro nel tempo con gli antichi contenitori che si infilano nel banco come le cartucce nel caricatore per tenere il gelato sotto la linea del freddo. Qui il metodo non è solo artigianale, di più: limoni, nocciole, frutta di ogni tipo. Insomma parliamo della materia prima di qualità altissima lavorata come si faceva prima del buio omologato in cui è precipitato il gelato italiano a partire dagli anni 70: grassi e zucchero, zucchero e grassi. Se va bene.
Nel percorso di Serena c’è la pignola determinazione di chi non si accontenta di soluzioni facili. Partita giovanissima a Milano da Campagna, ha fatto la pubblicitaria prima di finire in un laboratorio di granite siciliane. «Aveva successo – racconta – ma ogni siciliano che la provava diceva che non era la vera granita». Figlia di imprenditore, subito è scoccata la scintilla per tornare al Sud. «Lo so, sono banale, ma mi mancava il sole, non potevo vivere più senza». Per due anni frequenta il Festival della Granita ad Acireale, vicino Catania, dove si svolge a Nivarata. Poi ancora un lungo stage in Sicilia per imparare a fare le granite partendo dalle mandorle (non con la pasta di mandorle) e poi ancora dal suo maestro, Giacomo Schiavon, bolognese, per apprendere l’arte di fare gelati senza eccessi di zucchero che coprono i sapori delle materie prime. Schiavon, premio Slow Food per la qualità, inizia nella più antica gelateria artigianale di Bologna. Nel 1994 apre il suo primo spazio «La Sorbetteria Castiglione», tra le più famose in Italia, seguita da altri quattro punti vendita rigorosamente dotati di laboratorio a vista.
Ed è proprio questo il modello che Serena adotta con Giallo Limone a via Papio, nel frattempo impegnata ad arricchire la proposta con pasticceria, torte gelato e soprattutto brioche per la granita. «In Campania non mancano buoni gelati ma sono sicura che nessuno fa la granita come la proponiamo noi», dice con orgoglio.
Così nella città dei numerosi bar fracassoni che attraggono i clienti con la musica oltre i limiti di legge invece di uscire dalla omologazione dell’offerta, Giallo Limone diventa in due anni (l’apertura è del maggio 2015) un riferimento dei salernitani grazie al passa parola dei clienti. A conferma che la comunicazione è come le pinne: serve solo a chi sa nuotare perché in fondo il segreto è sempre lo stesso, in ogni campo, fare quello che gli altri non fanno.
«Perché vengono da noi? Perché da noi vedono che rompiamo le uova, quelle biologiche dell’azienda di mia sorella Lucia». E la comunicazione? «Usiamo solo Facebook, raccontiamo quello che facciamo senza inventare nulla». Chissà dove arriverà questa ragazza, intanto qui ho provato la mitica granita di gelsi che faceva Franco Ricciardi a via Velia quando, giovani giornalisti in cerca di gloria, lavoravamo nel caldo di agosto in cerca di ordinanze di custodia cautelare che riempissero le pagine dei giornali. Oggi cerchiamo solo una granita buona e ci basta.
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