Potrà sembrare troppo empirico, ma uno dei criteri con cui scegliere l’abbinamento è il colore. Rosso su rosso, bianco su bianco e giallo su giallo. Sì perché la prima cosa che mi è venuta in mente quando è stata annunciato uno spaghettone Vicidomini alla carbonara in preparazione in cucina, è stato quello di precipitarmi in cantina per prendere il Giallo d’Arles di Quintodecimo. Toh, proviamo questo 2010!
Diciamo pure che aprire una bottiglia di Luigi Moio procura la stessa sofferenza di vendere una casa perché sappiamo che più il tempo passa e più migliora. Sarà interessante vedere, tanto per dire, questa 2010 tra una decina d’anni. Per come l’ho trovata, sarà impeccabile!
L’abbinamento, inutile dirlo, è stato perfetto, niente meglio di un Greco di Tufo riesce a regolare i conti con un piatto così sfacciatamente giocato sul grasso nel quale ci si tuffa come gli adolescenti nel seno della tabaccaia di Fellini in Amarcord.
Ma quello che ha colpito più di ogni altra cosa è stata l’evoluzione del Greco perché in genere questo vitigno resiste al tempo molto bene ma non ha lo stesso percorso olfattivo del Fiano, che evolve con il passare degli anni. In genere, invece, il Greco accentua il suo carattere rustico, diventa giallo oro, al palato sapido, minerale, quasi tannico e la componente fruttata, quasi sempre in secondo piano, si sparisce.
In questo caso, invece, l’equilibrio tra la componente minerale e quella del frutto, albicocca, è stato piacevolmente mantenuto, credo dipenda anche dal legno che ha sempre una funzione stabilizzante. Un legno che gioca di rimessa, c’è ma quasi non si sente.
Giallo d’Arles 2010 è un bellissimo vino, ancora troppo giovane per essere bevuto: la vibrante acidità detta la beva, il bicchiere esprime una energia incontenibile e l’unica consolazione è nel fatto che ne abbiamo ancora qualche bottiglia che apriremo con un intervallo di cinque anni almeno. Sempre su una grande carbonara, si intende:-)
Sede a Mirabella Eclano, via San Leonardo
Tel e fax 0825.449321. www.quintodecimo.it
Enologo: Luigi Moio. Bottiglie prodotte: 32.000. Ettari: 9 di proprietà più 3 in fitto. Vitigni: aglianico, fiano, greco, falanghina
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