Manteniamo fermo il discorso del bianco di invecchiamento. In effetti qual è il vantaggio di questa attesa, snervante per chi agogna solo il commercio?
Beh, più o meno la stessa tra il chiacchierare con un bambino di cinque anni o con un uomo maturo: il vino evolve, trova equilibrio in bottiglia, il naso diventa amo di infiniti e piacevoli cambiamenti nel bicchiere, in bocca la verve acida si ammaglia con il frutto e il reso del bicchiere.
Sicché, dopo il Greco 2002 di Mastroberardino della settimana scorsa ora parliamo di altro Greco, bianco operaio, il Giallo D’Arles di Laura e Luigi Moio, ormai al compimento del progetto portato avanti con tanta determinazione a Mirabella Eclano, a un tiro di schioppo dagli scavi della vecchia e fiorente città romana sorta sulla via Appia.
La 2008, lo sappiamo dalle degustazioni metodiche portate avanti con il gruppo vino di Slow Food, è annata molto interessante per i bianchi ben pasciuti dalle aziende. Ed è questa una conferma sicura, con un rapporto tra legno e frutto sicuramente meglio centrato rispetto alle due versioni precedenti. Questo vino, da poco in commercio, è comunque ancora molto giovane, il giallo tufaceo rivela l’ossessione didattica di Luigi, la spinta dinamica invece apre il tema della perfettibilità del vino, ossia di qualcosa mai uguale a se stessa, bensì sempre da capire e approfondire. Purtroppo solo una volta all’anno.
Questa dichiarazione di finitezza umana è in realtà la porta all’infinito fascino del vino, proprio perché è materia in cui tutti possono dire qualcosa di nuovo ogni giorno di ogni anno, nulla forse è più vivo e artigianale.
Giallo d’Arles è pezzo da collezione. Mettetelo in cassetta di sicurezza e tiratelo fuori tra una decina di anni: l’attesa è essenziale per l’elevamento di un bianco, ossia per quanto di meglio possono fare la mano e la testa dell’uomo con una pigna d’uva. Lo berrei sul mitico croccante di foie gras di Massimo Bottura.
MIRABELLA ECLANO Via San Leonardo Tel.0825.449321 www.quintodecimo.it Prezzo: 30 euro
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