Me Geisha a Salerno. Quando la fusion viene dagli USA

Me Geisha, sala

di Ugo Marchionne

L’idea in linea teorica è sempre quella: “Portare la tradizione ed il cuore del Giappone in Italia”. La realtà molto spesso è ben diversa.

Questo mio incipit non vuole essere in alcun modo un’invettiva contro il ristorante che andrò quì di seguito a recensire, ma solo un mio pensiero che voglio lasciare alla memoria di questo archivio. Me Geisha è una multietnica realtà della ristorazione giapponese in Italia, molto diffusa a Roma e al Sud, con la location di Salerno a costituirne dal 2013 il vero cuore pulsante. Il brand è un brand costruito con successo imprenditoriale avvalendosi soprattutto del volto dello chef e guru Rodelio, ben noto ai gastrofighetti e agli appassionati con lo pseudonimo di “Food Buddha” per via dell’aspetto e della sua cordiale pacatezza. Californiano di nascita e Hawaiano d’adozione, lo chef Rodelio Aglibot ha elaborato nel corso degli anni un’impronta da chef televisivo Made In USA, caratterizzata da un’influenza pan-asiatica e da un’attitudine volta allo sperimentalismo con le tecniche e con gli ingredienti. Roma ovviamente rimane la location vetrina e il trampolino di lancio per il progetto Me Geisha, che però proprio a Salerno acquista concretezza, trovandosi nella posizione di predicare nel deserto. Pochissimi sono i ristoranti giapponesi nella città granata e quasi nessuno di livello. L’atmosfera di Me Geisha è invece moderna, ben curata e decisamente in linea con le sensazioni di esterofilia del decoro oramai divenuti i soliti noti in fatto di clichè del colpo d’occhio di sala.

Il menù di Me Geisha, nonostante un ahimè mortificante formula All You Can Eat, ricalca veramente le sensazioni ed i profili di un Izakaya all’americana, con piatti seppur non propriamente giapponesi, eseguiti molto bene e palatabili ai più. Il Firecracker Chicken Karage è una fusion divertente fra il pollo fritto giapponese ed una salsa cinese che prende il nome dai fuochi d’artificio del capodanno di Chinatown. Piccante, gli jalapenos gli danno forza, corroborati e sostenuti dal contrappunto della dolcezza dei peperoni. La filosofia culinaria della prevedibile contaminazione americana si sente e si fa apprezzare. Non me ne vogliano i puristi, sono un purista anche io, ma un sushi bar nellos tule di Tokyo in Italia è oramai divenuto commercialmente rischioso e quasi impossibile.

Solidissimo il carpaccio misto. Buona la materia prima. Ancor di più la macinatura. Peperoncini, olio di sesamo, jalapenos e salsa di soia. Colorato e saporito. Forse lievemente eccessivo il tempo di marinatura. Ciò nondimeno il risultato è molto molto godibile. Così come godibile e innovativo sarà il “Tonnolo”, il cannolo di tonno rosso e ikura avvolto in alga Nori. Una contaminazione divertente e dissacrante che ci dimostra quanto versatile possa essere il concetto stesso di cucina giapponese. Ecco quando vedo due piatti del genere mi torna la speranza, al di là del conto o del nome del locale, perchè vuol dire che c’è ancora voglia di pensare fuori dal seminato di una fusion oramai giunta al collasso. Contrappunto. Poca, pochissima la percentuale di Otoro e Chutoro presente nei piatti del Me Geisha, la ventresca in un giapponese costituisce il culmine di un percorso, magari reinterpretata in chiave diversa potrebbe essere davvero quell’elemento di unicità a cui molti giapponesi anelano.

Più convenzionali gli Hot Philadelphia Roll e il riso saltato con verdure. Questo innegabilmente è il lato della cucina giapponese che io apprezzo meno e che magari possono apprezzare di più persone come i miei genitori, non abituate ai sapori forti della cucina nipponica.

Marinatura spinta Poke-Style alla Hawaiana e sapori di Honolulu nella Ahi Tuna Tataki Salad e nel Lobster Roll. Due proposte leggermente più luxury in un certo qual modo, che però rispecchiano la fermezza e la complessità delle influenze proposte da Rodelio Aglibot nel suo menù attraverso l’uso di marinature hawaiane e il largo impiego di frutta un po’ dovunque.

Manca l’interazione con uno chef al bancone, come quella che si può avere magari con Wicky Pryan a Milano o con Ignacio Ito al Jap-One di Napoli. I sushiman sono bravissimi a Salerno, manca però quel pizzico di protagonismo del primo attore che è uno dei tratti distintivi della cucina giapponese. Lievemente banale il gelato fritto come dolce. Me Geisha può davvero brillare nel panorama salernitano, a mio avviso la formula All You Can Eat lo mortifica, alla carta merita decisamente grazie anche alle influenze giramondo impresse da Rodelio. Osserveremo attentamente la sua evoluzione futura.

Via Roma, 59, 84121
Salerno SA
Tel. 089 235380

 


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