di Enrico Malgi
Dunque siamo arrivati alla fine della mia personale selezione della nutrita composizione dei vini assaggiati durante lo “svuotacantina” presso l’abitazione vallese di Luciano Pignataro, perché è rimasta una sola bottiglia da recensire.
E terminiamo col botto, perché si tratta di un’etichetta speciale, figlia di un territorio molto vocato alla viticoltura di qualità, certamente tra i migliori del mondo.
Il territorio è quello famoso della Borgogna, uno degli undici dipartimenti territoriali della Francia enoica in cui si pratica l’allevamento di vitigni rigorosamente autoctoni.
Il vino in questione è il Gevrey Chambertin Appellation Contròlée 2017 dell’azienda Philippe Pacalet di Beaune (Còte d’Or).
Soltanto Pinot Nero naturalmente per questo prestigioso vino che in italiano possiamo tradurre in “Campo di Bertino”. La storia infatti narra di un contadino di Bèze, Bertino appunto, il quale, sull’esempio dei monaci dell’abbazia dei monaci locali, nel VII secolo piantò le prime viti nell’areale di questo piccolo paese collocato all’estremità settentrionale della Còte de Nuits appena sotto la città di Digione, laddove finisce la Borgogna e subito dopo inizia la Champagne.
Vediamo allora com’è questo vino.
La scintillante veste cromatica che occhieggia nel calice si tramuta in un solare e splendente colore rosso rubino poco carico. Il profilo aromatico è portatore di un’infinità di eterei profumi, che vanno subito all’assalto di un naso niente affatto recalcitrante, anzi esso si dimostra molto disponibile e collaborativo per cercare di decifrare da par suo tutte le gradevoli e multiple sfumature olfattive. In primis risaltano tipiche e classiche essenze fruttate di amarena, prugna e piccole drupe del sottobosco ad iniziare da quella varietale che riguarda il cassis e la prugna, a cui fanno seguito credenziali floreali di viola e di rosa e sentori vegetali di erbe aromatiche. Echi speziati e svolazzi terziari vanno poi a concludere tutto il registro odoroso. In bocca esordisce un sorso che fa della finezza, dell’eleganza, della delicatezza, della raffinatezza e della purezza il suo tratto distintivo più di ogni altro vino rosso, insieme all’ampiezza, alla struttura, alla sapidità, alla mineralità, alla freschezza, alla morbidezza, alla rotondità, alla spezialità ed alla fruttuosità gustativa. Un vino che si fa ricordare poi anche per la sua trama tannica perfettamente affusolata e levigata. Il finale è maestoso ed opulento, voluminoso e persistente. La longevità è infinita. L’abbinamento col cibo poi è molto composito. Insomma abbiamo goduto di un vino rosso francese eccellente e di grande caratura. Allez!
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