di Simona Paparatto
Le colline del Gavi, in Piemonte, si alzano dolcemente come onde sotto il cielo. Qui, tra filari ordinati, le viti di Cortese affondano radici in una terra antica, nutrita dal sole e accarezzata da brezze leggere. Ogni stagione vede il paesaggio vestirsi di colori nuovi, dal verde vivace della primavera al dorato autunnale, quando i grappoli maturi attendono di diventare quel vino che porta il profumo della terra, un riflesso della passione e della tradizione secolare.
La zona del Gavi è formata da prati, boschi e terreni variamente coltivazioni, che offrono una biodiversità notevole. È vitata solo parzialmente dall’uva autoctona a bacca bianca. Milleseicento ettari (a fronte dei circa duemilaseicento totali mondiali), nella parte sudorientale del Piemonte, in provincia di Alessandria, al confine con Liguria e parte dell’Emilia-Romagna ed a pochi chilometri dal mare: area limitata, ma essendo incastonata in un angolo a ridosso dell’Appennino, ha una conformazione dei suoli molto particolare, che amplifica le caratteristiche delle uve qui prodotte.
La Denominazione comprendente undici comuni disposti su suoli d’argilla e marne, formatisi partendo dal Bacino Terziario ligure piemontese (che parte dalle Langhe ed avvolge tutto il sud del Piemonte, fino a risalire verso i Colli Tortonesi), dove (23 milioni di anni orsono) esisteva il mare, che ha lasciato in eredità, terreni con fossili di origine marina.
Grazie a queste particolari conformazioni ed all’evoluzione delle tecniche eno-viticole più recenti, Gavi (DOC dal 1974 e DOCG nel 1998), è un territorio speciale, dove il Cortese si esprime in maniera straordinaria, contando cinquant’anni di storia: vitigno generoso, poco considerato negli anni ’80 proprio a causa della sua vigoria per la quale, si pensava, potesse venir meno la qualità finale, adesso rientra in una zona specializzata, non solo nella varietà, ma anche nei processi di vinificazione.
Solitamente si vendemmia intorno alla metà di settembre. (mappa)Il vigneto è presente maggiormente nelle aree a nord, a ridosso della Pianura Padana. Scendendo verso sud, vicino alla Liguria e all’Appennino, si alzano le altitudini, cambiano i suoli e si riduce la presenza dei vigneti. Le zone principali sono essenzialmente due: terre bianche (dal centro verso sud del territorio), caratterizzate dalla presenza di calcare attivo e marne, con basse profondità (le radici delle piante sono incastonate all’interno della marna); terre rosse (dal centro verso nord), caratterizzate da terreni fluviali, argille ricche di ferro, manganese, in assenza di calcare, con maggior profondità rispetto alle terre bianche, che mantengono freschezza, ritenzione idrica, vigne vigorose.
A Milano, nella sede di recente apertura de l’Enoluogo della rivista Civiltà del bere, insieme al Consorzio del Gavi, si è raccontato dello straordinario Gavi DOCG, bianco piemontese, così poco conosciuto in Italia con un milione di bottiglie vendute tra Nord (88% di cui il 42% in Piemonte) Centro e Sud (12%), ma che con i suoi 14 milioni di bottiglie prodotte, per il 92% viene goduto all’estero: Inghilterra 62%, Stati Uniti 13%, Germania 6%, Russia 4% e poi Giappone, Irlanda, Malta, Olanda, Canada, Emirati Arabi, fino a toccare oltre 100 nazioni nel mondo, interamente attraverso i canali di vendita dell’Horeca e della GDO.
È intervenuto il presidente del Consorzio Tutela del Gavi, Maurizio Montobbio – Il Consorzio conta oggi 200 aziende associate con 500 famiglie impegnate nella filiera, che ha un valore di oltre 70 milioni di euro. Ora è fondamentale investire nella crescita del valore del Gavi, puntando su canali più specifici, nel mondo e in Italia. È essenziale mettere l’identità del Gavi Docg al centro delle nostre strategie di promozione, lavorando sui mercati che così bene ci hanno accolto, continuando a valorizzare il territorio che esprime un potenziale davvero unico al mondo. Il Cortese ha dimostrato una straordinaria resilienza e notevole capacità di adattamento al cambiamento climatico. E sono queste caratteristiche peculiari che esaltano il profilo organolettico raffinato ed elegante del nostro vino –
Il consorzio dallo scorso anno ha messo in atto un progetto di conoscenza del Cortese, con cinque stazioni meteorologiche per monitorare il vitigno, misurando condizioni climatiche ed agronomiche della varietà.
Vini interessanti, tutti da scoprire, con grande capacità di beva i Gavi, ma con un potenziale di invecchiamento enorme, che nel tempo dà risultati importanti e strepitosi.
Una masterclass di rilievo quella condotta da Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del bere e Davide Ferrarese agrotecnico del Consorzio da oltre vent’anni, che a vendemmia imminente, fa un breve accenno descrittivo dell’ultima stagione, che quest’anno ha rispettato i tempi tradizionali della raccolta del Cortese, complessa rispetto alle ultime appena trascorse: – L’annata 2024 è stata caratterizzata da temperature elevate non eccessivamente durature, precipitazioni primaverili importanti e frequenti che hanno richiesto numerosi interventi in vigneto: nonostante la primavera perturbata, l’estate calda e assolata e le attenzioni dei viticoltori, hanno favorito la sanità dei grappoli -.
Attraverso basse rese, nel corso degli ultimi anni, si è andati ad esaltare maggiormente la qualità di questo nobile vino piemontese nelle versioni: Fermo, Frizzante, Spumante, Riserva.
In degustazione abbiamo “viaggiato” attraverso le annate: 2022, 2021, 2020, 2018, 2016, 2015 e 2011, di alcuni tra i GAVI rappresentativi del consorzio, individuandone le caratteristiche intrinseche, in base non solo all’anno di vendemmia, ma anche alla conformazione geologica dei terreni e alle capacità e scelte stilistiche dei singoli produttori: sei annate a confronto in un crescendo di emozioni impreviste, che ogni vino ha saputo regalare, a dimostrazione della sua duplice capacità d’essere pronto subito e d’esser longevo.
Al Gavi DOCG, infatti, è riconosciuta la versatilità di consumo, dall’aperitivo a tutto pasto, e di abbinamento alle cucine locali dei Paesi nel mondo; di grado alcolico contenuto e spiccata freschezza, si rende sempre accattivante, nelle sue diverse declinazioni. Apprezzatissimo a livello internazionale con la sua presenza in cento Paesi nel mondo, è invece poco richiesto in Italia, dove nasce, ma anche dove non si conoscono (o riconoscono) ancora le sue doti di eleganza, nerbo e longevità. Il Consorzio in questi anni sta facendo un grande lavoro di promozione, di comunicazione sul territorio, per farlo conoscere più approfonditamente, attraverso le diverse sue sfaccettature, sì perché il Gavi è un vino monovarietale, totalmente gaviese, a cui va dato tutto il merito di essere eclettico, pieno di sorprese, perfettamente in grado di raggiungere traguardi importanti, capace com’è, di suggestionare e di sorprendere i palati ed i sensi!
Apre la degustazione Alessandro Torcoli, che commenta: – Stiamo lavorando per convincere il pubblico dell’autorevolezza di questi bianchi rispetto ai rossi, in Italia: sono tante le zone storiche italiane che hanno saputo affermare i loro vini rossi in questi ultimi 50 anni, ma la grandezza del bianco è qualcosa che stiamo scoprendo negli ultimi anni. Diverse sono le zone che lo accolgono e tra le prime dobbiamo citare il Gavi, un vitigno (e un luogo) che concede vini di eleganza, longevità serbevolezza, complessità, potenza, non nel senso di concentrazione, di opulenza, ma di nerbo e verticalità –
La prima annata proposta, la 2022, è stata tra le più calde degli ultimi anni, con una vendemmia sorprendente ed uve dotate di grande acidità. Siccità estrema e temperature giornaliere elevate, hanno delineato un periodo di vendemmia precoce.
Ecco due interpretazioni differenti della stessa annata, al di là dello stile del produttore.
Il primo vino La Zerba -Terrarossa, Gavi di DOCG del Comune di Tassarolo 2022, proviene da un cru, che insiste su terreno argilloso. Un vino a produzione biologica, intenso, pronto ed espressivo, le cui note agrumate, i fiori bianchi, mela e pera, si percepiscono come sentori olfattivi tenui, suadenti. Notevole la struttura, con una parte amarognola, che persiste. La vinificazione è tradizionale, in vasche d’acciaio, con affinamento in acciaio per cinque mesi. Non ha bisogno di legno, ma il suo breve contatto con le bucce, dona aromaticità e concentrazione gustativa, con un timbro tattile interessante. Caratteristiche queste che, insieme all’importante acidità, lo rendono godibile da solo, ma perfettamente adattabile anche a diverse preparazioni gastronomiche, come uno squisito carpaccio di carne cruda, ma anche a piatti della cucina esotica, o ai formaggi, che con la loro grassezza ed intensità aromatica, hanno bisogno di vini di carattere.
Il secondo vino in degustazione, La Ghibellina – Altius, Gavi del Comune di Gavi 2022, proviene da suoli prettamente calcarei, le terre bianche. Biologico. Vendemmiato 10/12 giorni più tardi rispetto al Terrarossa, proviene da una vigna vecchia (60/65 q/ha) e anche qui, la maturazione avviene in acciaio. L’impatto olfattivo è rigoroso, teso, pulito. Emerge la parte agrumata, ma anche la mela rossa croccante. In bocca è denso, ma se nel primo vino la componente fenolica era in evidenza, qui prevale quella gessosa, affiancata da una buona freschezza, con marcata percezione dell’alcol. Il finale è lunghissimo, verticale e preciso.
L’annata 2021 ha avuto un inverno con neve, un’estate calda e asciutta, escursioni termiche importanti da fine agosto, poca pioggia primaverile ed estiva, con un periodo di vendemmia definito normale.
Il vino di Nicola Bergaglio, Minaia, Gavi DOCG del Comune di Gavi 2021, proviene da terreno ancora argilloso. Il vigneto è un cru esposto a sud ovest, ad un’altitudine di 390 m/slm. L’allevamento è a Guyot, con filari di densità pari a 4000 ceppi per ettaro, con resa bassa (70 q/ha). Spremitura soffice delle uve, vinificazione in acciaio per cinque mesi. Intensità aromatica potente. Intrigante e complesso, con sentori di erbe officinali ed aromatiche. Gli elementi olfattivi sono maggiormente delineati, anche se ha già tre anni: frutta polposa evidente e precisa, agrumi, fiori di sambuco. Bocca meno concentrata: l’impatto alcolico si rivela più delicato con acidità molto spiccata e immediatamente percepibile, tale da renderlo agile, scattante, nerboruto. Da provare con del pesce grigliato o fritto, con crostacei e con asparagi.
Il quarto vino Ghio Roberto – Vigna Le Zucche, Gavi DOCG Riserva 2021.
Questo cru del comune di Bosio, che è una Riserva, per cui la sua resa massima non deve superare il 65%, distanzia 12 km dal mare e proviene dalle marne calcaree delle terre bianche (Dentin). Il mosto viene criomacerato e fermenta in legno piccolo di acacia piegato a vapore. La lunga permanenza sulle bucce avviene con lieviti indigeni. Durante tale periodo si effettuano batonnage, poi un breve passaggio in acciaio. Bisogna aspettare almeno un anno (in cui matura in bottiglia) dalla vendemmia precedente, prima di porlo in commercio. Speziato, etereo, si caratterizza da una leggera nota ossidativa di benzeni e pietra focaia (scelta stilistica). I solfiti aggiunti sono pressoché nulli ed il corredo aromatico è ampio e gustoso.
Annata 2020 ha visto la vendemmia nella seconda settimana di settembre, con inverno mite. Periodo di vendemmia: precoce-media
Nuvole sul Poggio, Gavi DOCG 2020 de Il Poggio, è stato il quinto vino in degustazione.
Da terreno argilloso calcareo, resa 95 q/ha, esposizione del vigneto sud est. Regime biologico. Fermentazione e vinificazione in acciaio, ma con lieviti selezionati. Malolattica parzialmente svolta. Sosta sulle fecce fini, fino alla primavera successiva alla vendemmia. in acciaio. Naso espressivo, intenso, ampio: erbe officinali, mela cotogna, finocchietto, maturità e concentrazione del frutto, ma snellezza, delicatezza al tempo stesso (di facile beva), lascia il palato pulito. Chiude lungo con riverbero di erbe aromatiche. Zuccheri residui 3 g/l; 12,5% vol.
Siamo arrivati alla cantina sociale dei Produttori del Gavi con GG Gavi DOCG del Comune di Gavi 2020, uno dei loro vini di punta, da invecchiamento, capace di esaltare longevità e potenza di questo Gavi proveniente dalle terre bianche. L’età media delle viti è di cinquant’ anni. Il tenore alcolico è pari a 13,5% vol. La vinificazione è convenzionale. Sosta otto mesi su fecce fini. All’olfatto è elegante e delicato, con note che ricordano la salsedine marina ed il gesso. In bocca, minerale, concentrato ed intenso, molto persistente il finale. Anche questo adatto agli abbinamenti gastronomici. Evolverà ancora nel tempo, sprigionando aromi variegati e complessi.
L’ultima batteria presenta quattro vini di quattro annate differenti:
Annata 2018 Un po’ difficoltosa con inverno tardivo un’estate incompleta, piovosa, ma un grande settembre. Periodo di vendemmia: media – tardiva
Tenuta La Giustiniana, Montessora Gavi DOCG del Comune di Gavi 2018 proviene da terre rosse: ghiaia alluvionale ed argilla ricca di ferro. Vinificazione convenzionale in acciaio, sosta sei mesi sulle fecce. In questo vino di sei anni, la raccolta tardiva si percepisce dalla ricchezza, dalla concentrazione, Accenni di botrite sulle uve. Al naso è complesso. Note terziarie interessanti: miele, mela matura, pesca in confettura, erbe aromatiche, eucalipto, marmellata d’arancia, zafferano. Saporito, sostanzioso, denso e persistente. L’acidità sostenuta contrasta piacevolmente con la nota surmatura.
Annata 2016 Inverno mite, stagione asciutta, carenza idrica, estate mai troppo calda. Periodo di vendemmia: media – tardiva.
La Mesma, Tempo al Tempo, Gavi DOCG del Comune di Gavi 2016 Presenta un olfatto austero, minerale, tenace: di incredibile tenuta. Le terre bianche da cui proviene, conferiscono ancora la nota gessosa, marina, salmastra. Dotato di grande freschezza è vivacissimo. Nessun accenno di ossidazione. Rispetto ai Gavi più giovani delle terre bianche, qui si nota una certa rotondità: il palato è morbido, espressivo e scorrevole. Finissimo, elegante e misurato.
Annata 2015 Estate calda, scarsa di precipitazioni idriche, anticipo di vendemmia: media – precoce con uve surmature e zuccherine
Il vino di Broglia, Vecchia Annata, Gavi DOCG del Comune di Gavi 2015 Proviene dai terreni calcareo marnosi delle terre bianche. Affina 108 mesi in vasche di acciaio, con batonnage continui. Dopo nove anni, è sorprendente trovare ancora la freschezza dei profumi di fiori bianchi e gialli di campo! Anche il frutto è presente in modo distintivo, dolce e maturo, mentre in bocca è potente, complesso, cremoso, denso, con un piacevole e delicato tocco amarognolo ammandorlato finale.
Annata 2011 Inverno presente, decorso rapido di stagione ed estate calda. Vendemmia media – precoce.
Villa Sparina, Monterotondo 10 anni, Gavi DOCG del Comune di Gavi 2011, un’edizione limitata da mille bottiglie, solo magnum, chiude i sorprendenti assaggi. Da un cru storico, su terre miste, un vino che affina 12 mesi in legno (metà in legno grande e metà in barrique di legno nuovo per il 15% e di secondo e terzo passaggio per la restante parte), passando poi nove mesi in acciaio e 10 lunghi anni in magnum, nelle cantine storiche della famiglia Moccagatta. Negli ultimi anni il produttore tende a limitare l’uso del legno, per ottenere vini meno opulenti, ma più freschi e verticali. Nessuna tostatura. Il colore è uno splendido dorato brillante. Profumi profondi ed impattanti di spezie orientali, zafferano, anice stellato, legno di cedro, con una spiccata parte floreale. Dinamico al palato, è sapido, fresco e ben strutturato.
Come abbiamo intuito dagli ultimi quattro preziosi Gavi, c’è la volontà da parte di alcuni produttori di uscire dai canoni e dalle convenzioni per sperimentare, portando sul mercato Gavi invecchiati, vecchie annate, aiutati nell’impresa dal Consorzio, che punta ad aumentarne la percentuale prodotta, con l’intento di dare maggiore rilievo e valore aggiunto allo già splendido territorio gaviese.
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