di Raffaella Corsi
Riuscire a distinguersi nel panorama vitivinicolo di oggi non è facile. Per emergere spesso ci si aggrappa ad una denominazione, un Consorzio, un titolo altisonante, e ci si dimentica che ciò che fa la differenza è proprio… uscire dal ‘coro’. Garbole l’ha capito e, con una buona dose di coraggio, tanta caparbietà e determinazione, ha rinunciato a ‘contenitori’ importanti come Valpolicella e Amarone in nome della propria identità. Garbole non è solo un’azienda, è una nuova filosofia nell’approciarsi al vino. La prima volta che ho letto il “Manifesto Rossofilo”, che racchiude il pensiero dei fondatori, ne sono rimasta così colpita che ho pensato che avrebbe potuto tranquillamente essere il manifesto di Salotti del Gusto. “Sosteniamo il diritto del vino di parlare direttamente alla persona senza che questi sia fuoriviato da quanto gli è già noto “ recita uno dei primi passi. “Continueremo sempre a fare Valpolicella, Amarone e Recioto – spiega Ettore Finetto, patron di Garbole insieme a suo fratello Filippo – ma il desiderio era e resta quello di interpretare il territorio a modo nostro. Per non avere limitazioni e poterci esprimere liberamente dovevamo necessariamente uscire dalla Doc, e credo che i risultati ci stiano dando ragione”.
Tra due mesi i fratelli Finetto presenteranno sul mercato un nuovo vino frutto di un lavoro di sperimentazione unico nel suo genere, che racconta davvero la storia e l’anima del territorio: “Tutto è iniziato una decina di anni fa – continua Ettore – con un’attività di ricerca nel veronese, volta a recuperare gli antichi vitigni autoctoni, trovati per caso nelle vigne dei contadini che allora affittavamo per coltivare. Dopo una serie di complicati tentativi siamo pronti per uscire con il nostro nuovo vino Igt, che chiameremo ‘Hurlo’ e che io amo definire un ‘extreme wine’, la libera interpretazione del nostro pensiero sul vino. Dentro ci sono cinque tipi di uve sconosciute ai più: Saccola, Pontedarola, Negrara, Corvina Veronese e un’altra talmente ignota che noi ci siamo permessi di chiamare ‘Segreta’. Il risultato è un calice davvero unico, che secondo me è addirittura superiore all’Amarone: un vero quadro astratto a mano libera. Potente, concentrato, strutturato, con un naso e un palato sconvolgenti: confettura di piccoli frutti rossi, con lamponi, more ma soprattutto ciliegia, la firma del nostro territorio. E poi ancora erbe selvatiche, timo, muschio, pepe, che vira poi nel cioccolato e nelle note tostate del caffè; a questo si aggiunge il lungo affinamento in barriques che dà un supporto importante in termini di tannino ma anche di rotondità sensoriale. E’ un vino per pochi, frutto di una filosofia e di un rispetto per il territorio che vanno oltre il mero profitto”.
Salotti del Gusto ha fatto della ricerca di aziende e prodotti non scontati il proprio obiettivo; un approccio riconosciuto e apprezzato anche dagli operatori che si avvicinano al Circuito, come Alessandra Veronesi, sommelier del Principe di Savoia di Milano che ha creato una sezione specifica nella Carta Acanto per le ‘Perle’ Salotti del Gusto: è stata proprio lei a riconoscere in Garbole l’unicità e a segnalarmi l’azienda. Questo è un’altro fattore fondamentale del ‘fare rete’; coinvolgere gli stessi operatori, dall’alto della loro qualifica, per segnalare le realtà, spesso nascoste, da valorizzare. Quando ho incontrato personalmente i fratelli Ettore e Alberto Finetto, e la loro cugina Anna Marchi, sono stata letteralmente travolta da uno slancio e un entusiasmo che di solito mi appartengono. Mi sono rivista nella loro passione, nella loro voglia di costruire per creare qualcosa di unico, differente, sorprendente. E sopratutto nel loro andare in un certo senso controcorrente, sentirsi liberi da stereotipi, preconcetti, informazioni costruite, spesso guidate, peggio strumentalizzate. “Siamo sempre in fermento – dice Anna, e come non capirla! – soprattutto in vista di aprile, quando presenteremo ufficialmente la nostra nuova etichetta. Abbiamo preso coscienza che per essere riconoscibili dobbiamo distinguerci e identificarci con il nostro marchio, non con una denominazione. Questo è uno dei motivi per cui abbiamo deciso di estraniarci dal discorso delle guide e non essere più in balia dei loro umori. Anche con i nostri tre vini classici, Valpolicella, Amarone e Recioto, siamo riusciti a distinguerci e ne andiamo fieri: noi tra l’altro coltiviamo nella Valpolicella orientale dove il terreno è differente dal resto dell’area, presenta caratteristiche geologiche diverse, è più argilloso. Per questo riusciamo ad avere un vino ‘diverso’. Un vino che non è schiavo dei numeri e delle vendite, ne delle guide, che ci prendiamo il lusso di far uscire solo quando c’è, letteralmente, senza forzature, perché la natura non ama gli obblighi”.
Questa volta mi piace concludere citando un passo del “Manifesto Rossofilo” che mi ha particolarmente colpito, e che quotidianamente faccio mio:
“Il sentiero dell’autonomia che permette di seguire la propria strada e di essere padroni del proprio destino e della propria reputazione è impervio ed estremo. Libertà creativa e di espressione sono valori imprescindibili. L’indipendenza è al centro del nostro spirito, sinonimo di costante impegno in difesa della propria autonoma identità”.
Garbole sarà protagonista a Salotti del Gusto il 25 e 26 aprile presso Villa La Ferdinanda, ad Artimino.
Garbole
via Fracanzana, 6
37039 Tregnago (VE)
+39.045.780.90.20
made-in@garbole.it
www.garbole.it
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