di Roberto Giuliani
Reduce da quattro giorni passati a San Gimignano, in occasione di Regina Ribelle, la nuova versione dell’Anteprima della Vernaccia che si svolgeva nel mese di febbraio e, finalmente è stata spostata alla seconda metà di maggio, permettendo alla stampa di degustare dei vini con qualche mese di bottiglia, decisamente più leggibili e apprezzabili, ho avuto modo di fare visita all’azienda Casa Lucii.
Prima di raccontarvi della verticale, ci tengo a dire che Regina Ribelle è in un certo senso un evento rivisitato, poiché non si svolge più in una sola giornata, ma ha ampliato il proprio raggio d’azione permettendoci di fare visite programmate ad alcune delle aziende partecipanti (quest’anno 37). Degustare un vino senza conoscere chi lo fa e il territorio dove nasce, secondo me è come comporre un puzzle privo di alcuni pezzi fondamentali, a meno che non si pensi che l’assaggio di un vino sia esclusivamente un fatto tecnico, in un certo senso asettico. Beh, la cosa stona e molto, perché non si può negare che il vino sia anche cultura, storia, tradizioni, non a caso il termine “terroir” unisce l’uomo, il vigneto, il clima e la zona geografica che contribuiscono a dare una precisa identità al vino.
Conoscendo il territorio, i suoli, le altitudini, i portinnesti, l’età delle viti, dialogando con il produttore, vengono alla luce una serie di aspetti che spiegano certe caratteristiche che troviamo nel vino, la sua diversità da altri, portandoci a valutarlo con più consapevolezza, a capire le ragioni di certe percezioni che altrimenti potremmo considerare a priori negative, solo perché non corrispondono alle nostre aspettative.
Insomma, conoscevo la Vernaccia di San Gimignano Riserva di Lorenzo Lucii, ma solo nella sua veste giovane, anche se c’è da dire che da tempo lui ha scelto di proporre il vino dopo quasi quattro anni dalla vendemmia.
Fatto sta che alla cena di gala del 17 maggio nel bellissimo Chiostro di S. Agostino, me lo trovo seduto a fianco, così si chiacchiera un po’, gli dico che la 2019 mi è piaciuta molto, anche se il legno deve ancora assorbirsi e la strada che intraprenderà sembra ancora incerta.
Lorenzo, senza se e senza ma, mi propone di passare da lui la mattina dopo per fare una bella verticale, così mi rendo meglio conto delle potenzialità e caratteristiche di questo vino.
Non me lo sono fatto ripetere due volte, alla 9.30 del 18 mi sono presentato, prima ho fatto un giro dell’azienda, ho visto la vinsantaia, la cantina, le vigne intorno. Poi sono stato lasciato in religioso silenzio a degustare, prima la 2023 e 2022 della Vernaccia annata, poi sei annate della Riserva Mareterra, dalla 2019 alla 2013.
Ed ecco cosa è emerso:
2019 – un inciso: tutte le annate che ho degustato hanno un filo conduttore, già dal colore, che ha una tonalità verdolina sempre presente, molto particolare. Degustata in batteria, la ritrovo altrettanto convincente, caratterizzata da note di frutta esotica, zenzero, miele di acacia, venature speziate, ma anche richiami floreali. Il legno c’è ma non disturba perché non nasconde il carattere della vernaccia (le cui uve provengono da un vigneto in località Cellole). Al palato ha già un discreto equilibrio, l’acidità si sta integrando, così come il legno, emerge anche una piacevole espressione agrumata.
2018 – ecco che già con questo millesimo l’equilibrio è stato raggiunto, tra agrumi e gelso bianco, fieno, una bella finezza espressiva. Al gusto mostra profondità e ampiezza, acidità ben integrata, sembra avere trovato la misura in ogni sua componente, mostrando un corredo di notevole fascino.
2016 – mi è piaciuta molto anche questa versione, dove il frutto non è poi così diretto verso il tropicale, ma sembra più mantenersi legato alle caratteristiche del vitigno, dove l’agrume – qui maturo – ha sempre un ruolo importante. Bocca piena, avvolgente, senza spigoli, progressiva e di notevole persistenza, con un finale decisamente sapido.
2015 – inizialmente mi è parso avere un carattere più diritto, quasi austero, ma questo non è affatto un limite, solo un tratto della sua personalità; al palato ha ancora verve ed energia, elegante, a tratti affiora una nota di mango, la traccia sapida sembra un timbro per questa riserva.
2014 – al contrario di quanto è accaduto con i vini rossi, l’annata piovosa non sembra avere creato particolari problemi a questa Riserva che ha un incedere garbato e a tratti commovente, dalla sua una bevibilità davvero invidiabile che lo rende un vino davvero godibile.
2013 – decisamente diverso da tutti gli altri, Lorenzo mi riferisce che probabilmente quell’anno le uve non le ha prese da Cellole, fatto sta che ha dei profumi importanti, che per la neutra vernaccia sono un bel biglietto d’ingresso. Molto floreale, boschivo, a tratti si coglie la resina. L’assaggio esprime una notevole armonia, ma questo non sottrae nulla alla spinta fresca che riesce a mantenere anche a 11 anni dalla vendemmia. Forse il finale è appena più corto, ma nel complesso davvero un’ottima Riserva.
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