di Carlo Macchi
Come tutte le volte che devo parlare di Giulio Gambelli e della sua memoria non posso esimermi dal dividere in due l’articolo, la prima parte sarà scritta dal giornalista, la seconda dall’amico.
Stamani 16 febbraio 2012 alle 12, presso la Stazione Leopolda di Firenze, nell’ambito della conferenza stampa sulle anteprime toscane verrà presentata la prima edizione del premio nazionale Giulio Gambelli “per il giovane enologo che più si mostrerà vicino all’idea di vino dell’indimenticabile Giulio Gambelli”.
Il premio andrà all’enologo, di massimo 35 anni, che nell’anno solare (quindi, per la prima edizione, il 2012) abbia partecipato in prima persona alla produzione di vini aderenti all’idea di fare vino che fu di Giulio Gambelli: massimo rispetto per la materia prima e prodotti che esprimano in maniera chiara e netta sia i vitigni di provenienza che il territorio di origine.
Perché ne parliamo qui? Perché il premio è promosso da noi IGP e dalla neonata associazione dei giornalisti enogastronomici toscani denominata ASET. Ma se ASET e gli IGP penseranno alla parte organizzativa, affiancheranno e sosterranno il premio sia i tre principali consorzi toscani con cui Giulio ha collaborato (Consorzio Chianti Classico, Consorzio del Brunello di Montalcino, Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano) sia le molte aziende per cui Giulio ha creato vini indimenticabili. Non vi fornisco adesso l’elenco perché è in continuo aggiornamento e non vorrei dimenticare qualcuno.
La giuria, anzi le giurie del premio sono in via di formazione. Saranno due, formate solo da giornalisti enogastronomici. Ma di questo torneremo a parlare quando sarà pronto il regolamento del premio, che verrà conferito ogni anno durante le anteprime toscane.
Bene! Fino a qui la nuda e bella cronaca, adesso può parlare l’amico.
Giulio Gambelli ci ha abbandonati lo scorso tre gennaio ma il suo ricordo è talmente vivo che l’idea del premio è praticamente sbocciata da sola. A molti è sembrato naturale che l’eredità lasciata da Giulio non dovesse assolutamente andare perduta. Non parlo solo di vini, parlo di etica enoica e non solo, di correttezza, di modestia, di sapiente valorizzazione dell’uso del tempo.
Giulio Gambelli, anche se era stato dotato da madre natura di un palato eccezionale, non sarebbe riuscito a fare i vini che ha fatto se il suo carattere ed il suo modo di approcciarsi alla vita fossero stati diversi. La sua signorile modestia, il suo equilibrio, la sua profonda bontà, la sua saggezza riuscivano a permeare i suoi vini di un qualcosa che assomigliava moltissimo ad un’anima. In questi giorni, dovendo partecipare ad alcune celebrazioni del suo nome, ho avuto modo di assaggiare vini (chianti classico base, niente più) da lui prodotti negli anni sessanta, che ancora mostravano freschezza e profondità. Per non parlare di quelli degli anni ottanta e novanta, vini famosi in tutto il mondo che all’ assaggio giustamente lasciavano stupiti i commensali.
Quanto stupore negli occhi e nelle facce di chi non lo conosceva, quanta soddisfazione, quasi quanta venerazione per vini che hanno veramente un padre ed una storia da raccontare. Questa storia deve continuare perché certi valori non possono non far parte della nostra società.
Per chiudere permettetemi di sognare e di immaginare che giovedì mattina, durante la conferenza stampa, Giulio lascerà per un attimo i vini divini che adesso ha da curare, si affaccerà e guarderà in basso verso noi. Non dirà niente, come suo solito, ma sarà felice.
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