Garantito IGP. Le Americhe in Sardegna

Pubblicato in: GARANTITO IGP

di Kyle Phillips

Il Salone del Gusto è l’occasione per tante conferenze interessanti e nell’ultima edizione la Regione Sardegna ne ha tenuta una sull’influenza che le piante provenienti dalle americhe hanno avuto sull’isola. Mi aspettavo di sentir parlare di peperoni e pomodori, e forse patate e granturco. Invece hanno parlato principalmente di fichi d’India e fagioli, ed è stato molto interessante.

Anche una sorpresa per me, perchè avevo sempre pensato che l’India a cui si fa riferimento nel nome Fico d’india fosse il subcontinente Asiatico, non le Indie scoperte da Colombo, ovvero l’America Centrale.

Ma i fichi d’india invece sono centroamericani e hanno influenzato profondamente la topografia e l’agricoltura Sarda. Non come cibo; nonostante il fatto che i Sardi, come i popoli di altre zone d’Europa nelle quali è stato introdotto il fico d’India ne mangino i frutti (a differenza dei Messicani non hanno mai pensato di mangiarne le foglie) e li trasformano in gustose marmellate e anche in sapa.

Piuttosto i sardi hanno approfittato della facilità con cui il fico d’india cresce in condizioni aride, rimpiazzando i tradizionali muro a secco con cui delimitavano i campi con imponenti palizzate di fico d’India. Palizzate che dovevano essere potate perchè il fico d’India è invasivo, ma che catturavano l’umidità e ne restituivano un pochino al terreno nei periodi di siccità, sostenendo così la crescita delle altre colture.

Uno “steccato” che fornisce sia cibo che umidità non è affatto male, e nelle zone più aride della Sardegna ci sono ancora le palizzate di fico d’India. Nè sono obsolete, anzi; la capacità di catturare l’umidità che le rendeva così importanti prima dello sviluppo dell’irrigazione rimane importante anche adesso, dato il progressivo esaurimento delle falde acquifere e l’aumento dei costi di pompaggio.

Granturco?  E’ stato introdotto nelle zone più umide dell’isola e viene utilizzato per fare popcorn, polenta, e pane. Le patate sono state introdotte più tardi, nel ‘700, col forte sostegno dei Savoia e del clero, ma sono divenute popolari soltanto quando la popolazione ha capito come prepararle (i primi tentativi di utilizzarle per fare il pane hanno riscosso poco successo). Pomodori? Anche loro sono stati introdotti nel ‘700, e sebbene adesso tendiamo ad utilizzarli per lo più freschi o pelati, prima dello sviluppo delle tecniche d’inscatolamento e della rifrigerazione buona parte della raccolta veniva essiccata e messa da parte.

Dopo questi cenni ci siamo rivolti ai fagioli, che sono molto interessanti da un punto di vista culturale. Dato che fagioli chiari e scuri di origine commerciale sono ormai disponibili da tempo i ricercatori si aspettavano di trovarli ben diffusi nei campi degli agricoltori sardi, invece no! I botanici che hanno studiato i fagioli nei campi e negli orti dei contadini hanno scoperto che si differenziano geneticamente in modo netto da quelli preferiti dall’agribusiness.

Inoltre vi è una notevole diversità genetica nei fagioli dei contadini. I fagioli sono nativi ad una grande areale che si estende dal Messico alle Ande, e come ci si potrebbe aspettare, data la vastità di questo areale, differiscono di zona in zona. I fagioli Andini tendono ad essere più grandi e hanno anche proteine diverse da quelli Messicani. Circa il 70% dei fagioli trovati ne vecchi orti della Sardegna sono riferibili alle Ande, ed il rimanente 30% all’America Centrale; I ricercatori pensano, e sarebbe logico, che i contadini abbiano preferito i fagioli delle Ande a causa delle loro maggiori dimensioni.

E come mai continuiamo a trovare questi vecchie cultivar negli orti nonostante la massiccia invasione delle varietà commerciali? Perchè i contadini ci si sono affezionati; le varietà piantate da genitori o nonni formano un legame col passato e pertanto i contadini di oggi li piantano ancora. In altre parole, gli orti ed i campi diventano un collegamento col passato.

L’influenza dei fagioli sulla dieta sarda? Nonostante fossero e rimangano una fonte importantissima di proteine (e in questo senso hanno avuto un impatto importante) la loro influenza culinaria è stata minore perchè hanno semplicemente sostituito altri legumi utilizzati dai sardi.

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