di Andrea Petrini
“Le Contrade dell’Etna”, rassegna ideata dall’indimenticato Andrea Franchetti, si è svolta anche quest’anno all’interno del “Picciolo Etna Golf Resort di Rovittello, ha chiuso l’edizione 2023 con dati da record sia in termini di affluenza, circa 8000 persone suddivise tra appassionati di vino ed operatori del settore, sia in termini di presenza di aziende partecipanti che, per la prima volta, hanno toccato quota 105 suddivise tra le giovani e quelle fedelissime che hanno avuto tempo di mostrare i risultati del loro operato.
Tra gli eventi più importanti della manifestazione ci sono state sicuramente le tante masterclass previste prima giornata di Contrade tenute dal giornalista e wine writer di “Cronache di Gusto” Federico Latteri che, durante la giornata del sabato, ha fatto da guida virtuale tra i versanti dell’Etna, andando a peregrinare dal “Versante Est” ai “Versanti Meridionali” fino ad arrivare al più blasonato Versante Nord che, a guardare i dati, ospita la maggior parte delle cantine etnee.
Ma cosa ho imparato da questi full immersion didattica? Beh, sicuramente che se la presenza del vulcano è il comune denominatore di tutta la denominazione Etna DOC, l’esistenza di versanti differenti sui quali viene praticata la viticoltura, ciascuno con le proprie contrade, ad oggi 133, è invece il fattore che crea discontinuità e al tempo stesso dona diversità e unicità ai vini di questo territorio.
L’area della DOC, che si estende a forma di semicerchio avvolgendo il vulcano da nord a sudovest in senso orario, è caratterizzata da una grande variabilità in termini di esposizione (e dunque intensità e durata dell’esposizione solare), altitudine, piovosità, ventilazione, escursione termica e tipologia di suolo vulcanico. Ecco perché, in base ai versanti dove sono piantati le vigne, si possono avere all’interno dello stesso areale di produzione vini estremamente diversi.
Versante Nord
E’ il territorio che ospita il maggior numero di produttori della DOC, grazie alla sua vasta area vitabile o già vitata, alla sua conformazione caratterizzata anche da pendenze più docili ed alla sua spiccata vocazione. Caratterizzato da un clima relativamente più rigido, mitigato in parte dalla protezione assicurata dalle catene montuose dei Peloritani e dei Nebrodi, è il versante con il limite massimo di altitudine più basso (800 m s.l.m.). Notevole l’escursione termica. Vi si coltiva prevalentemente il Nerello Mascalese ma nell’ultimo decennio si è molto diffuso il Carricante, entrambi allevati sia ad alberello che a spalliera.
Tra i 14 vini presenti alla affollata masterclass, con molta difficoltà vista la qualità media presente, ho preferito il Sicilia Nerello Mascalese Alberelli di Giodo 2019. Un vino che non rientra nella DOC in quanto le viti pre-fillossera di nerello mascalese, piantate in contrada “Rampante” e “Pietrarizzo” a circa 950 metri s.l.m., non rientrano nella DOC. Il vino, elegante e misurato, sa di ferro, frutta di rovo, sensazioni di ebanisteria e sbuffi fumè. Al palato è vibrante ma al tempo stesso finemente cesellato grazie alla mano di Ferrini non solo enologo ma anche proprietario dell’azienda.
Versante Est
Versante estremamente ripido, degradante verso il mar Ionio, elemento che rende unico questo territorio nel panorama della DOC etnea e ne condiziona paesaggio e clima. Questo fianco dell’Etna incastonato tra mare e vulcano è caratterizzato da maggiore piovosità ma anche da notevolissima ventilazione. Sono quasi assenti le grandi estensioni e prevalgono quindi piccoli e medi terrazzamenti e vigneti allevati ad alberello, che arrivano a sfiorare i 900 metri s.l.m. che rappresentano il limite massimo di altitudine. È l’unico versante in cui la presenza del Carricante è notevolmente superiore a quella del Nerello Mascalese. Eleganza, freschezza, sapidità, finezza e longevità caratterizzano i vini prodotti qui.
Tra gli 8 vini presenti la mia scelta, senza ombra di dubbio, è andata all’Etna
Bianco Superiore “Imbris” 2019 prodotto da I Custodi delle Vigne dell’Etna. Imbris dal latino “della pioggia”, nasce nel clima estremo del comune di Milo, tra i più piovosi d’Italia. Questo bianco, carricante in purezza da vigne poste in contrada Caselle, è lucente, stratificato e sublimato da sensazioni agrumate e di macchia mediterranea che ritroviamo anche al sorso dove volume e graffio sapido rendono la beva un’esperienza di disarmante piacere.
Versante Sud-est
Caratterizzato dalla presenza di numerosissimi coni eruttivi spenti, che ospitano i vigneti più ad alta quota, questo versante beneficia sia dell’influenza del mare che di una eccellente luminosità. Per via della sua conformazione, è molto diffuso il sistema di allevamento ad alberello. Sia il Nerello Mascalese che il Carricante trovano condizioni ideali, raggiungendo una maturazione ideale con grande regolarità. I vini sono caratterizzati da grande equilibrio e sapidità.
Versante Sud-ovest
Versante con notevolissima escursione termica, vista la distanza dal mare, specialmente alle quote più alte, che qui possono superare i 1.000 metri. Meno piovoso di altri territori dell’Etna DOC e battuto da venti più caldi, questo territorio gode di grande intensità di luce e di una esposizione ai raggi solari molto lunga. Eccellenti le condizioni pedoclimatiche per la coltivazione del Nerello Cappuccio e del Carricante, qui molto diffuso così come il Nerello Mascalese, che qui dà origine a vini con colori meno scarichi, profumi pungenti e spiccati ed un profilo più rustico, con tannini ben presenti.
Tra i sette vini presentati da Federico Latteri, che ha accorpato i vini dei due versanti sud in un’unica masterclass, la mia prima scelta è ricaduta sull’Etna Bianco “A’ Puddara” 2020 prodotto dalla Tenuta di Fessina.
Carricante in purezza proveniente da vigne piantate a Biancavilla, versante sud-ovest del vulcano, è un vino solare dai profumi complessi di frutta gialla succosa, agrumi, ginestra e sottofondo minerale a cui si associa un palato pieno ed appagante ben bilanciato da una più che inebriante dose di freschezza.
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