di Roberto Giuliani
Enrico Crola non è più una sorpresa, a Mezzomerico, nel cuore delle Colline Novaresi, è diventato uno dei massimi rappresentanti della nuova generazione di vitivinicoltori illuminati, capace di fondere al meglio l’esperienza del passato con le nuove tecnologie. La sua recentissima cantina è un esempio di efficienza e, allo stesso tempo, di attenzione all’ambiente, il concetto di “dispersione” qui non esiste, tutta la struttura è stata concepita per garantire un rapporto ottimale fra suolo, edificio, sole, energia. L’uva deve arrivare in cantina nelle migliori condizioni possibili e non subire alterazioni durante tutto il processo di lavorazione.
Il Nebbiolo Giulia 2009 è dedicato alla figlia, quindi prima annata in commercio, ma anche prima annata che ha subito un duplice percorso. Infatti una parte è maturata solo in acciaio ed à stata messa in commercio a partire dal 2011, mentre un’altra è stata trasferita in barriques di secondo passaggio dove è rimasta fino ad agosto 2016, ovvero 6 anni abbondanti, poi ha traslocato in botte grande dove ha sostato per un altro anno, a ottobre 2017 è stata imbottigliata.
Non c’è stata premeditazione al 100%, Enrico non aveva riferimenti quando ha fatto questa scelta, lo scopo era, tenendo conto dell’ottima qualità dell’annata, provare a vedere come si sarebbe comportato in legno; gli assaggi effettuati durante il trascorrere degli anni lasciavano ben sperare, ecco perché il vino è rimasto così a lungo. A tutti gli effetti è una riserva, ma in etichetta non può essere specificato perché la Doc Colline Novaresi non prevede la menzione.
È il caso anche di ricordare che si tratta di un nebbiolo al 100%, visto che il disciplinare consente fino al 15% di altri vitigni autorizzati dalla Regione Piemonte.
Nel calice si offre di un classico colore granato caldo, come solo il nebbiolo sa dare; il bouquet mette subito in evidenza come il legno sia stato perfettamente assorbito, a tutto vantaggio di una complessità superiore, che si manifesta nelle note speziate di ginepro, cannella, liquirizia, pepe, cuoio, che si fondono a un frutto maturo e intenso, non mancano effluvi floreali, intarsi mentolati, richiami a foglie e muschio, con una chiusura che rivela le basi del futuro goudron.
Sorprendente la tenuta al palato, quella freschezza che ben si percepiva nella versione in acciaio, qui non ha perso grinta, mentre il tannino pur ingentilito rimane con il carattere da nebbiolo, nato per conquistare il tempo e piegarlo al proprio volere. Un vino eccellente, di grande eleganza e persistenza, che dimostra le notevoli potenzialità di casa Crola.
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