di Carlo Macchi
Art. 1 La produzione biologica viene definita attività di interesse nazionale con funzione sociale e ambientale. Il metodo di agricoltura biodinamica viene equiparato al metodo biologico nei limiti in cui il primo rispetti i propri disciplinari e i requisiti previsti a livello europeo per produrre biologico.
Questo è il primo articolo della normativa approvata il 19 maggio scorso e su queste parole si è scatenato un inferno mediatico che difficilmente è riuscito a far ragionare ma solo a far prendere posizione su due barricate diverse, che non hanno mai avuto l’opportunità e l’intenzione di comunicare se non a cannonate.
La cosa che, da non sostenitore della biodinamica e nello stesso tempo “fustigatore” della chimica nel vigneto, mi viene in mente è che queste poche parole siano non tanto un riconoscimento della biodinamica ma un modo per portare la biodinamica a ragionare con il settore enologico/scientifico (mi si passi il termine) più prossimo. In altre parole se un produttore biodinamico vuole i contributi non solo dovrà lavorare in regime biologico ma dovrà avere anche un ente certificatore che lo afferma, quindi sottostare a controlli che, volente o nolente, lo porteranno a confrontarsi con il mondo del biologico.
Nello stesso tempo gli enti certificatori del biologico dovranno trovare un modo per convivere e per “creare ponti” con produttori che hanno idee e metodologie molto diverse per non dire agli antipodi.
Questi due mondi che si toccheranno potranno respingersi (ma non credo) o convivere. Prima magari da separati in casa ma in futuro potrebbero piano piano avvicinarsi e così far iniziare un dialogo che oggi, non so se per colpa di produttori o di accaniti e intransigenti sostenitori di questi mondi paralleli (i negazionisti della scienza e gli avvelenatori, tanto per usare termini con cui i due mondi si definiscono) non esiste.
Per questo vedo con piacere la scelta del legislatore, che però riuscirà ad essere propositiva solo se da una parte i produttori biodinamici e dall’altra gli enti di certificazione biologica faranno entrambi un passo avanti nell’ottica di progredire, di allargare i propri orizzonti e di arrivare a produrre vini “moralmente e fisicamente” migliori.
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