di Marina Betto
Il triangolo Chianti- Montalcino-Bolgheri fa da catalizzatore in terra di Toscana come quello delle Bermuda. Uscire da questo magnetico territorio non è facile ma non impossibile. Il Presidente del Consorzio della DOC Valdarno di Sopra è Luca Sanjust che crede fermamente che la forte unione tra i trenta soci faccia la forza oltre che la differenza per riuscire a trasmettere il valore di questo territorio di grandissimi vini, dove già Cosimo III dei Medici scriveva nel 1716 il più antico disciplinare di produzione( prima di quello di Bordeaux). Siamo in provincia di Arezzo tra le due rive dell’Arno tra Pratomagno e la riva chiamata Pietra viva che si avvicina poi a Firenze e la zona del Chianti.
Qui sorge la Fattoria Petrolo dove nasce Galatrona un vino da uve merlot in purezza, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Galatrona è innanzitutto il nome della vigna, posta su un banco di argilla, un grand cru di Toscana che ha dato i suoi primi frutti nel 1994. La bassissima resa per pianta ( 500gr.) la macerazione per una quindicina di giorni, i frequenti rimontaggi, la malolattica svolta in barrique dove il vino rimane per 18 mesi, di cui sei sulle fecce fini e ulteriori sei trascorsi dopo l’imbottigliamento sembrano essere la formula per questo vino, avvolgente e complesso dalla matrice fruttata e boschiva ravvivata da tonalità agrumate e trama che si fa fitta e setosa con il passare del tempo. Luca Sanjust è storico dell’arte rinascimentale e alla terza generazione di viticoltori.
Passionale e coinvolgente nel raccontare questo suo vino lo ha reso protagonista di un’aristocratica cena svoltasi a Roma a Palazzo Borghese proponendolo in 10 annate (2013-2012-2011-2010-2009-2007-2004-2001-1999-1998) che hanno così ritratto le mille sfaccettature di Galatrona, diverse,sensibili ognuna all’andamento climatico ma sempre riconoscibili per tratti di finezza e godibilità straordinaria soprattutto nelle due annate più vecchie, apprezzatissime perchè più rare ma “un vino che non è bevuto è un vino morto” come sottolinea Luca Sanjust. Se la 2013 ricorda la flora del sottobosco manifestando un tannino di velluto su substrato minerale, la 2011 figlia di una vendemmia anticipata al 26 di agosto richiama i frutti neri e il cioccolato al latte con un tannino più denso e un finale lunghissimo.
La 2009 dai toni più scuri ricorda il tartufo, i mirtilli e il cioccolato nero e i fiori appassiti; masticabile e fruttato il gusto è sempre caratterizzato da notevole persistenza. La 1999 è di un’avvolgenza estrema, profumata di more e mirtilli , di ciliegie e alito di foglie di menta; il corpo c’è ma il tannino perfettamente integrato e setoso lo ingentilisce lasciando uno strascico lunghissimo.
In fondo la storia del mondo è fatta di conversazioni fatte in bei posti con in mano un bicchiere di vino.
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