di Mimmo Gagliardi
Galatina, in provincia di Lecce, è geograficamente situata nel baricentro del Salento. E’ uno di quei piccoli centri che tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 hanno visto un improvviso e repentino sviluppo socio economico, quando i grandi commercianti di vini in fuga dal nord sotto attacco della fillossera (Daktulosphaira vitifoliae), individuarono nel territorio Salentino una nuova fonte di approvvigionamento di uve e vino.
Come nella corsa all’oro di americana memoria, il Salento è stato colonizzato sfruttando il territorio pianeggiante, la grande disponibilità di suolo, di materiale e manodopera a basso costo. Venne costruita un’apposita rete ferroviaria e lungo i binari furono edificati imponenti stabilimenti industriali in cui vinificare e da cui spedire vino in tutta Europa con i treni cisterna.
Poi, sempre come nella corsa all’oro americana, come tutte le cose fatte per emungere il maggior numero di risorse nel più breve tempo possibile, l’avvento del portainnesto di vite americana e la saturazione del mercato, hanno fatto chiudere gli stabilimenti. Oggi, a distanza di svariati anni, questi “vinifici” sono preda dell’incuria, monumenti in disfacimento a memoria di una violenza perpetrata contro un territorio e una popolazione. La crisi susseguente alla chiusura delle fabbriche è stata lunga e dura e con molta lentezza città come Galatina si stanno risollevando, tanto che oggi c’è chi recupera porzioni delle vecchie fabbriche e cerca di restituire decoro e dignità al Salento.
Sono venuto a Galatina a trovare Pierantonio Fiorentino, da anni impegnato nel settore delle energie rinnovabili e della biosostenibilità nella produzione di energia. La sua visione di applicare le sue conoscenze alla produzione vitivinicola stanno pian piano prendendo forma in una porzione dell’antico stabilimento Folonari di Galatina, il più grande dell’epoca in Europa.
Una parte dei locali ricavati da un vecchio capannone sono già pronti e attivi da un paio d’anni, mentre la restante parte è ancora in corso di ristrutturazione, ivi comprese le bellissime e immense le vasche in cemento vetrificato risalenti ai primi anni del ‘900, peraltro intatte, in cui sarà allocata la bottaia. Purtroppo i lavori ritardano a causa di un reflusso di falda acquifera, una delle ricchezze nascoste del terreno salentino, che va imbrigliata e con il minor impatto ambientale e con l’uso dei giusti materiali.
La cantina riutilizza energia solare e, grazie ad un abile uso di materiali isolanti, risparmia notevoli risorse sui costi di stabilizzazione della temperatura degli ambienti e dei silos.
L’azienda conta, attualmente, oltre 8 ettari di proprietà già in produzione, cui se ne aggiungeranno, gradualmente, circa altri 28. Nel progetto di Cantine Fiorentino i sistemi di conduzione dei vigneti, tutti allevati a cordone speronato, non possono che essere orientati verso il regime biologico ed ecosostenibile.
Attualmente la cantina, che si avvale della collaborazione e dell’esperienza di Elio Minoia, produce tre vini: un bianco, da uve di chardonnay e fiano, un rosato e un rosso, da uve negroamaro e sangiovese. Chardonnay e Sangiovese sono un retaggio zonale degli impianti di vitigni internazionali operato dalla grande industria che, ormai, hanno assunto una loro identità territoriale.
Tutti i vini sono alla prima annata di produzione nel 2015. Mariachiara Minoia, che collabora con le Cantine Fiorentino, mi racconta che i vini hanno avuto la loro prima uscita pubblica a Radici del Sud a giugno 2016 e, benchè giovanissimi ed in bottiglia da poco tempo, hanno raccolto consensi dai vari giornalisti e operatori del settore che hanno partecipato alla manifestazione di Nicola Campanile.
Salento Bianco IGT 2015 da uve chardonnay 80% e fiano 20%, prodotto in circa 3000 bottiglie.
Un bel colore giallo paglierino carico preannuncia un naso ricco di profumi, che arriva puntuale con tutta la prevalente carica aromatica dello chardonnay rinfrescata dalla tendenza dei vini salentini ad assumere una bella nota iodata di brezza marina. Il sorso è pieno, morbido, ben equilibrato, resta fresco per chiudersi spiccatamente salino di mare.In bottiglia da poco più di 6 mesi, tenderà nel breve a divenire maggiormente coeso.
Salento Rosato IGT 2015 da uve negroamaro 90% e sangiovese 10%, prodotto in circa 3000 bottiglie.
Colore rosa tendente al corallo, molto simile a quello della terra dove cresce l’uva da cui lo si fa. Il naso di questo vino parla di mineralità ferrosa, sanguigna, forse mi faccio prendere la mano dalla consapevolezza della presenza di sangiovese nel blend. Per il resto sentori di frutta rossa freschissima e aromi balsamici di origano e salvia. Il sorso è salato, fresco, morbido con netto finale amaro. Come per il bianco, anche questo vino non è ancora pronto, anche se è chiaro che ha una grande struttura. Trovo bella la nota amara finale che è tipica dell’acino di negroamaro.
Salento Rosso IGT 2015 da uve negroamaro 90% e sangiovese 10%, prodotto in circa 3000 bottiglie.
Colore rubino ben concentrato, tipico del negroamaro. Amarena, fragolina di bosco, tanto origano e tanto vento di mare al naso. In bocca è ampio, fresco, sapido, bello amaro e morbido. Ancora lontano dal raggiungere l’equilibrio, lascia presagire una bella evoluzione già dal breve-medio periodo. Deve affinarsi ancora in bottiglia. Il sapore di questo vino si avvicina molto a quello dell’uva negroamaro, e rende l’idea del perché si chiama così.
Tornerò da Pierantonio Fiorentino perchè ritengo il suo progetto degno di attenzione ed i vini meritano una revisione di aggiornamento, spero prima della prossima estate salentina.
Cantine Fiorentino
Via Vecchia Lequile (Viale Jonio), 8, 73013. Galatina LE.
Tel/fax 0836 569178
email: info@cantinafiorentino.it
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