di Tommaso Esposito
«Se uno ci pensa bene ‘o Zì Rafele facette la cosa più semplice al mondo. Quando vide la Regina che in quei giorni stava a Capodimonte, le offrì una pizza con pomodoro, mozzarella, basilico, olio, formaggio e le disse: È per te Margherita! E da allora nun s’è capito cchiù niente».
Comincia così la chiacchierata con Gaetano Esposito, settantaquattro anni, uno dei pizzaiuoli più veraci napoletani. ‘O Zì Rafele è proprio quel famoso Raffaele Esposito che la storia accredita come l’inventore della pizza Margherita, la più rappresentativa e la più diffusa nel mondo.
E che lui sia veramente suo nipote glielo raccontava suo nonno pizzaiolo come suo padre, il suo bisnonno e i prozii: una famiglia con le mani in pasta da sempre, dunque.
Anche la nonna Cunsigliella era nel mestiere: faceva le pizze fritte ai Gradini di Santa Barbara nel Pendino.
Gaetano ha cominciato da bambino, aveva dieci anni e dormiva tra le pampuglie sotto il bancone della storica pizzeria Umberto in via Alabardieri a Napoli, dove il papà Pasquale, soprannominato ‘o Taliano perché si sforzava di parlare in italiano senza riuscirci, faceva il pizzaiuolo.
Non gli piaceva andare a scuola e un bel giorno, tra la sorpresa di tutti, cominciò ad ammaccare e infornare. Non ci arrivava sul marmo e così si metteva uno sgabello sotto i piedi.
«Uhè, stu guaglione è capace» gli dicevano e così si convinse che la sua strada fosse continuare la tradizione familiare.
In giro per Napoli, poi in Italia e un po’ qua un po’ là nel mondo, dall’America all’Australia, ha fatto pizze per i big dello spettacolo e della politica.
Racconta con orgoglio come un giorno il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che si trovava in vacanza a Villa Rosebery a Posillipo, chiese esplicitamente alla sua scorta di fermarsi da lui per mangiare una pizza.
«Non credevo ai miei occhi quando lo vidi venire. Pensai: ma chisto è nu cinema? Invece no, era proprio lui. E devo dire che mangiò con soddisfazione, tant’è che anche nei giorni successivi dovetti di nuovo infornare per lui e i suoi ospiti. Poi un mese dopo mi nominò Cavaliere del Lavoro».
E da pizzaiuolo di tradizione Gaetano Esposito la vuole dire tutta.
C’è spazio per chiunque abbia amore e passione per questo lavoro. «Per fare la pizza, oltre le mani ci vuole il cuore. È facile prendere acqua, sale, lievito, e fare l’impasto. Ma poi?»
Poi viene il bello.
E ognuno lo realizza come gli viene dall’animo: pizza mignon, a’ rota ‘e carro, a stella, a cuore, con il cornicione alto, basso, purché sia morbida e saporita.
Il trucco sta nel capire che la pizza è come la donna: «s’accarezza e non si maltratta».
Segreti del mestiere, insomma, che, ovviamente, ha trasmesso a suo figlio Vincenzo.
Ora stanno insieme a Casavatore lungo Via Taverna Rossa al numero 151, all’ingresso del paese.
Hanno trasferito qui la storica pizzeria l’Arte della Pizza che stava in pieno Vomero a Napoli. Troppo traffico, niente parcheggi e costi insostenibili.
Il nome della nuova pizzeria è, non a caso e proprio per via di zì Rafele, gli Eredi di Margherita.
Pizzeria Eredi di Margherita
Casavatore Via Taverna Rossa 151
Tel. 081.0153297
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