di Sara Marte
Li abbiamo trovati in forma e questo è buon segno per il Vesuvio.Prima che venissimo travolti dal Natale, siamo andati a trovare Vincenzo Oliviero nella sua azienda Fuocomuorto. Ci sono piccole, piccolissime realtà che lavorano in silenzio, eppure sgobbano su ripide vigne di pochi ettari. Nascosti poco più in là dalla confusione di una delle arterie più compresse dei comuni Vesuviani, la Benedetto Cozzolino, spuntano i due ettari e mezzo della cantina. Poco più della metà a vigneto e in parte a uliveto.
Nata nel 2005 rimane questa una mera data burocratica. La cantina è assai più antica: prove storiche raccontano che l’azienda produceva vino sin dal 1780 così come l’olio. Questa data riecheggia nell’inconfondibile etichetta. Tutto fu sommerso dall’eruzione del 1906.
L’azienda è sempre stata della famiglia di Vincenzo e oggi, come allora, la produzione ruota attorno al vino e all’olio. Brutta la giornata piovosa che ci ha bagnati venendo qua con l’enologo aziendale Antonio Pesce, eppure il calore familiare di un’accoglienza semplice e gentile ci ha fatto dimenticare tutto. In fondo anche questo fa parte della loro realtà: qui c’è la possibilità di essere ospitati nel Bed&Breakfast. Già qui qualche tempo fa, i vini trovati oggi, mostrano qualcosa in più. Riscontriamo un equilibrio ed un’aderenza al territorio molto puliti e diretti. I prezzi medi, come mi piace, sono abbordabili e onesti: tra i 7 e gli 8 euro.
Cominciamo, per la nostra degustazione, con il bianco del Vesuvio per eccellenza, sfruttato, maltrattato e poi rinato: Il Lacryma Christi del Vesuvio. Un vero piacere questa bottiglia così giusta. Caprettone 100%, fa solo acciaio. La vendemmia è agli inizi di ottobre. Il colore è intenso e luminoso. Ha al palato frutta croccante e tipicità di terra vulcanica. Tanti i fiori come la magnolia e la ginestra. Il palato è ricco e avvolgente, caldo, sapidissimo e fresco. Termina molto lungo e lievemente ammandorlato. Bel bicchiere!
C’è poi “il vino del produttore”, che l’ha voluto, cercato e che lo ama fortemente. Altro caprettone 100%; stesse uve e stesso vino del precedente che prende però strade diverse all’atto della fermentazione. Questo Caprettone IGT Pompeiano 2011 fermenta in botti di castagno di San Gennaro Vesuviano dove, racconta Vincenzo, c’è uno storico bottaio. Sosta sulle fecce fini sino a giugno. In parte poi viene tagliato con quello in acciaio per evitare che il legno sia predominante e che diventi un’inutile caricatura. E’ di sicuro una bottiglia originale, molto complessa e di grande intensità olfattiva. La frutta a pasta gialla succosa si unisce ai fiori classici del vitigno assieme alla camomilla, spezie e note lievemente fumé che ben si amalgamano ad una nota di miele. La bocca tira su tutto con la sua grande freschezza e buona sapidità che riequilibrano l’alcol (13,5%). Sui bianchi, solo questi due pezzi, si offre un grande classico ed una rivisitazione e basta. Giusto così: semplice e chiaro. Venite in azienda e Vincenzo vi mostrerà volentieri le sue piccole vigne, la storia e la cantina.
L’azienda agricola Fuocomuorto è in Via Croce dei Monti 22, ad Ercolano in provincia di Napoli. Tel 081 7394655. Fax 081 7322413. Potrete trovare qui anche ospitalità con il Bed and Breakfast. Sito : www.fuocomuorto.it email : info@fuocomuorto.it . Uve: caprettone, falanghina, piedirosso e aglianico. Piccola produzione di olio. Ettari complessivi: 2. Enologo: Antonio Pesce.
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