di Luciano Pignataro
Note degustative: non ci può essere qualità senza legalità. Se chi lavora non è rispettato, se il prodotto viene coltivato in modo da danneggiare il suolo e l’ambiente, se non ci sono capitali sani, è impossibile avere un grande pomodoro. Dobbiamo partire da questo estremismo etico per capire questa iniziativa che per la prima volta in Italia vede protagonisti profit e no profit, logica di impresa e impegno contro la malavita organizzata e la gestione scellerata del territorio.
Questo è il senso profondo di quanto è successo a Scampia questa settimana, nel quartiere simbolo del degrado e delle terribili faide di camorra, il grande supermarket della droga non però non c’è rassegnazione ma tanta voglia di reagire. Qui, nella sede della Cooperativa (R)esistenza intitolata a Gelsomina Verde, una delle tante vittime della camorra: fu torturata, uccisa e bruciata solo per essere stata legata sentimentalmente ad una ragazzo poi entrato in uno dei clan che si combattevano. Lei, operaia e impegnata nel volontariato.
Qui è stato siglato il contratto di rete tra Funky Tomato Project, Cooperativa (R)esistenza, La Fiammante e Storytelling Meridiano. A firmare Paolo Russo (legale rappresentante di Funky Tomato), Ciro Corona (Cooperativa Sociale Resistenza), l’imprenditore Francesco Franzese (Amministratore Icab – La Fiammante), Guido De Togni (amministratore unico Funky Tomato project), Francesco Martusciello (amministratore Storytelling Meridiano).
L’accordo, il primo del genere sottoscritto in Italia, segna la nascita di una «comunità economica solidale» che promuove la dignità del lavoro contro ogni sfruttamento; il riscatto sociale e inserimento lavorativo di ex detenuti e minori a rischio; la valorizzazione dei territori e delle produzioni “a Sud”; la tutela dell’ambiente e la promozione di un cibo sano e giusto.
Grazie al contratto di rete, i pomodori coltivati in quei terreni che un tempo erano nella disponibilità delle mafie, vengono trasformati e diventano barattoli “Funky Tomato”, simbolo di legalità, sostenibilità e cultura.
Il ricavato della vendita (in parte già avvenuta, grazie al meccanismo virtuoso del pre-acquisto dei prodotti) servirà infatti a finanziare la nascita di una piattaforma editoriale che intende promuovere una nuova narrazione del cibo.
Testimonial della giornata il pizzaiolo Gino Sorbillo e cuoco lucano Federico Valicenti. Il primo ha testimoniato l’importanza del fenomeno pizza nel migliorare la qualità delle piccole produzioni agricole a cui è stata data la certezza di un reddito. Il secondo, famoso cuoco lucano di Terranova del Pollino dove gestisce il suo ristorante Luna Rossa, ha invece affermato che legalità ed eticità si coniugano con biodiversità, ossia nel rispetto delle diverse forme di vita animale e vegetale senza avere la pretesa di omologare ogni cosa.
La Fiammante non è nuova a queste iniziative: ben quattro anni fa siglò una intesa con la Op Mediterraneo per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori impegnati nella raccolta estiva di pomodoro impegnandosi a pagare il prodotto oltre la soglia di mercato e garantendo prima ancora della semina. Un esempio di come la stessa industria possa avere una funzione fondamentale nella tutela dei diritti e della dignità della persone. Un segnale importante dunque e nuovo. C’era gioia ma anche rabbia e determinazione: la partita con il modello di vita imposto dalla camorra è ancora aperta, ma adesso l’alternativa alla disperazione si sta creando, concreta, proprio grazie all’agroalimentare.
Chi è il vero nemico di questo processo? Alcune trasmissioni che fanno terrorismo e poco documentate sulla Terra dei Fuochi che, se dicessero il vero, non lascerebbero altro che due possibilità: la fuga o l’arruolamento nelle fila dei clan.
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