di Simona Paparatto
Sabato 11 maggio a Casa di Pisopo, una costruzione contemporanea eretta tra i vigneti, in prossimità del centro di ricerca Enosis Meraviglia, è la location che ha visto le consegne dei riconoscimenti delle Coccarde del “Vino del Villaggio” a 21 vini.
Siamo a Fubine Monferrato. Apre le porte l’enologo Donato Lanati, scienziato di fama mondiale, che coadiuvato dal giornalista e scrittore Paolo Massobrio, presenta l’ultima sua proposta, realizzata con il Comune di Casale Monferrato. L’occasione è quella della diciottesima edizione di Golosaria 2024, sempre più partecipata manifestazione enogastronomica e culturale, tenutasi tra i colli del Monferrato, in una cornice eccezionale fatta di vigneti, infernot, monumenti, castelli ed all’insegna di eventi dedicati quali mostre, rappresentazioni teatrali, degustazioni, cene e pranzi della tradizione.
“Questo è un territorio in fermento col cuore che batte desideroso di fare un passo in più” ha esordito Lanati, ricordando riconoscimenti/eventi come Casale Capitale del Vino, Alto Piemonte e Gran Monferrato Capitale Europea del Vino 2024, Golosaria, 100 anni di Martinotti.
“Da qui, l’idea di un Marchio per dare ulteriore valore al grande patrimonio e alla distintività̀ di queste terre”. Poi, un’osservazione sul mercato del vino che sta cambiando: “la domanda dei rossi è un po’ in crisi, mentre quella dei bianchi e dei rosati cresce. In questo scenario, i vini del Monferrato, essendo morbidi e anche più femminili, ne sono avvantaggiati, ma non basta. Occorre investire sui giovani offrendo loro un valore esperienziale, di cultura, di informazione e di comunicazione. Occorre fare in modo che il vino esprima nuovi interessi e tanta curiosità̀, quindi, bisogna agire con lungimiranza facendo squadra”.
“Per questo, ho pensato al Vino del Villaggio: un marchio, uno stile di vita e un asse culturale che parta da Morbelli e arrivi al Pelizza da Volpedo, attraverso Carrà e qualche monastero benedettino. Un percorso di sostenibilità̀ ambientale e sociale immerso nella natura”.
Ma il Vino del Villaggio è anche accoglienza e comunicazione. “Non dimentichiamo che quando si vende vino si vende un pezzo di storia e di territorio, un sogno e il desiderio di tornare”. A ruota, un’altra proposta per migliorare l’accoglienza: “ho pensato a corsi rapidi di comunicazione con psicologi, affinché́ tutti possano esprimere al meglio il massimo potenziale di azienda e territorio”.
Il discorso di Lanati tocca due temi importanti nel mondo del vino contemporaneo: la questione del “free alcol” e la proposta di utilizzare il Metodo Martinotti per produrre vini meno alcolici.
Egli esprime preoccupazione riguardo alla tendenza crescente verso il vino senza alcol: “zero alcol“. Secondo lui, questo fenomeno è pericoloso perché minaccia l’identità stessa del vino. Il vino è tradizionalmente definito dalla presenza di alcol, che è un risultato naturale del processo di fermentazione del succo d’uva. Eliminare completamente l’alcol significherebbe alterare radicalmente il prodotto finale, compromettendo non solo il gusto e l’aroma, ma anche l’essenza culturale e storica del vino.
In alternativa all’eliminazione totale dell’alcol, Lanati suggerisce di produrre vini con un contenuto alcolico ridotto utilizzando il Metodo Martinotti, metodo che prevede la fermentazione del vino in grandi autoclavi a pressione controllata, permettendo una produzione più rapida ed economica rispetto al metodo tradizionale in bottiglia, per ottenere vini con un contenuto alcolico di circa 9 gradi. Inoltre, suggerisce di standardizzare le bottiglie e le etichette, riportando su ognuna la scritta “Federico Martinotti 1924” (riferimento all’anno in cui il metodo è stato perfezionato), lasciando però ogni produttore libero di personalizzare il processo di vinificazione e di aggiungere il proprio nome all’etichetta.
I benefici della proposta sono dunque: l’identità del Vino (riducendo l’alcol ma non eliminandolo del tutto, si conserva l’identità del vino, mantenendo il processo naturale di fermentazione); la valorizzazione del Metodo Martinotti (promuovere un metodo di vinificazione storicamente italiano e legato alla tradizione); uniformità e personalizzazione (una combinazione di elementi standardizzati, bottiglia ed etichetta, con la possibilità di personalizzazione, creando un equilibrio tra riconoscibilità del prodotto e unicità dei produttori); la gestione delle eccedenze (utilizzare le eccedenze di produzione per creare un nuovo segmento di mercato, riducendo gli sprechi e aumentando la sostenibilità economica del settore vinicolo). Questa proposta di Lanati offre una visione innovativa che cerca di bilanciare la tradizione e l’innovazione, rispondendo alle esigenze di un mercato in evoluzione e alle nuove tendenze di consumo, senza sacrificare l’identità del vino.
Infine, un monito, ma anche uno stimolo: “ricordate sempre che sono gli uomini a cambiare il territorio”.
Massobrio, alla presenza dei produttori, accompagnati dai rispettivi sindaci, e di Federico Riboldi, ha elencato i 21 vini del Monferrato, selezionati in base alla valutazione scientifica di Enosis e alla degustazione di Lanati e Massobrio stesso, tutti avvalorati dall’abbinamento di un itinerario storico-culturale di riferimento: Monferrato Rosso 2017 “Pian dei Tigli” del Castello di Razzano Alfiano Natta, Grignolino del Monferrato Casalese 2022 “Curioso” Tenuta Genevrina Ozzano Monferrato, Piemonte Albarossa “Sofia di Bricherasio” Castello d’Uviglie di Rosignano Monferrato, Spumante Pas Dosé “Monbullae Hic et Nunc” di Vignale Monferrato, Freisa d’Asti Superiore 2017 “SorìdiGiul” Tenuta Santa Caterina di Grazzano Badoglio, Piemonte Pinot Nero 2021 “Funtanin” Bricco dei Guazzi di Olivola, Barbera d’Asti Superiore docg 2018 “Mysterium” Montemagno di Montemagno, Gabiano Riserva 2017 “A Matilde Giustiniani” Castello di Gabiano di Gabiano, Monferrato Nebbiolo 2021 “Serre di San Pietro” Bava di Cocconato d’ Asti, Freisa di Chieri 2018 “Vigna Villa della Regina” Balbiano di Andezeno, Ruché di Castagnole Monferrato 2022 “Vigna del Parroco” Ferraris di Castagnole Monferrato, Cisterna d’Asti Superiore 2021 “Ciuchin” Carlin de Paolo di San Damiano d’Asti, Barbera d’Asti 2022 “Curei” Braida di Rocchetta Tanaro, Nizza 2021 “Cremosina” Bersano di Nizza Monferrato, Nizza 2020 “Tre Roveri” Pico Maccario di Mombaruzzo, Alta Langa Riserva 2012 “Cuvee Aurora” Banfi di Strevi, Gavi 2019 “Bruno Broglia” Broglia di Gavi, Derthona Timorasso 2019 “Origo” Repetto di Sarezzano, Ghemme 2017 “Signore di Bayard” Cantalupo di Ghemme, “ Piroga del Monastero” 2022 uve Erbaluce Cella Grande di Viverone e “Passi di Giò ” passito di Malvaisa Moscata L’autin di Barge.
Ai produttori sono state consegnate cappelline per evocare l’immagine della civiltà contadina del villaggio.
Tutti i 21 Vini del Villaggio sono disponibili all’Enoteca I Soliti Ignoti di Casale Monferrato.
Sarà il “Vino del Villaggio”, il nuovo marchio, lo stile, l’idea e l’asse culturale che darà valore al valore stesso del Gran Monferrato e Alto Piemonte, nella sua accezione enoica, ma anche culturale, storica e, soprattutto, nella sua distintività̀.
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