Se viaggi di notte e qualcuno guida al posto tuo, le Langhe rischiano di essere un labirinto dove, tra differenti zone di produzione, borghi vari e confini comunali, rischi di perdere la bussola. Finendo per farti, tra le brume, la stessa domanda di Bruce Chatwin: ma io che ci faccio qui?
E io stavo giusto per farmela quando, distratto e un po’ rimbambito da troppe degustazioni, un paio di settimane fa con i baldi IGP sono entrato nel cancello dei Fratelli Savigliano a Valle Talloria, frazione di Diano d’Alba.
Ma, poi, subito è apparso tutto chiaro.
Dell’azienda non sapevo nulla, tranne del suo buon nome.
Ho trovato tuttavia un piazzale senza fronzoli, una cantina senza fronzoli, una famiglia senza fronzoli intenta a lavorarci dentro dalla prima all’ultima generazione e, nel mezzo, loro, i titolari: i cugini Marino e Stefano Savigliano, ambedue enotecnici e ambedue vignaioli di antica tradizione. Orpelli nessuno e nessuna affettazione: ottimi sintomi.
Seguono tavolone con bicchieri per gli assaggi, vassoione di salame e formaggi su cui alcuni sfrontati IGP, quorum ego, si sono lanciati senza alcun ritegno e una sfilza di bottiglie pronte per noi. E qui viene il bello.
Ho detto sopra della nessuna affettazione dei due fratelli, ma forse non è abbastanza. Diciamo che si sono messi a disposizione rispondendo a ogni domanda con una sincerità a tratti quasi disarmante. Ho appreso così che l’azienda è antica, con radici a metà del XVIII secolo, e che adesso si dedica solo alla coltivazione di 18 ettari di vigneto, oltre ad alcuni di noccioleto. Uve (e vini) prodotte? Tante: Dolcetto, Barbera, Nebbiolo, Barolo, Chardonnay, Favorita, Moscato, Rosato e Grignolino, con svariate selezioni.
In prima fila metto i Dolcetto, almeno quattro dei quali molto convincenti: il Diano d’Alba Sorì Autin Grand 2014, con un bel naso vivo e varietale, ancora un po’ ruvido ma sincero e una bocca fruttosa, corposa; meglio ancora il Diano d’Alba Sorì Autin Gross 2014, con un frutto penetrante all’olfatto e una bocca più dolce e rotonda; esce bene dalla prova del tempo il Diano d’Alba Sorì Autin Gross 2006, con un bouquet forse non perfetto e ricco di note terziarie, ma al palato robusto e lineare, senza cedimenti, bella acidità e buona struttura; la palma del mio preferito va però al Diano d’Alba 2014, il “base” insomma, 12,5°: un naso fragrante e nervoso, qualche nota floreale, sentori d’erbe spontanee, mentre in bocca è sapido, fresco, scorrevole, di una semplicità non banale. Venduto in cantina a 4,80 euro più iva, ne ho preso un cartone.
Buono anche il Nebbiolo d’Alba 2013: 24 mesi di botte grande gli hanno dato un colore brillante, un profumo fine ed elegante, fresco e preciso, mentre al gusto è gradevole, molto verace, senza fronzoli come i suoi produttori ma assolutamente godibile. Venduto in cantina a 6,80 più iva, anche di questo ne ho preso un cartone.
Resterebbe da dire della Barbera e dell’ottimo Barolo, in particolare il 2010, ma non voglio invadere il terreno altrui.
Nota finale: scelto il vino, Marino e Stefano ce lo hanno messo nei cartoni, hanno scritto a mano su ogni scatola il contenuto, hanno fatto i conti con la macchinetta, spiccato le bolle con carta e penna e battuto gli scontrini, mentre intorno la nipotina giocava e la nonna osservava.
Azienda Agricola Fratelli Savigliano
Via G.Cane, 20 – F.ne Valle Talloria, Diano d’Alba
Telefono: 0173 231758
Fax.: 0173 231412
Email: savigliano@saviglianovini.it
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