Bella rivincita, questa dell’areale di Vittoria, Chiaromonte, Comiso: non solo il Cerasuolo ha iniziato ormai ad imporsi come uno dei tanti vini italiani sfortunati negli anni ’90 perchè non somigliavano a marmellate. Non solo il Cerasuolo, dunque, ma anche il Frappato, che sta conoscendo una fortuna incredibile sul mercato americano.
Basta bere il 2013 di Gaetana Jacono per capire il motivo. Presentato in anteprima al Daniel di Milano, nuovissimo bistrot di alta cucina che sta facendo tendenza in una città dove il nuovo è feticismo puro, questo rosso freschissimo ha molti aspetti che ne giustificano il successo.
In primo luogo i tannini sono presenti ma già ben governati dalla semplice lavorazione in acciaio. L’olfatto è ricco, floreale e fruttato, un po’ monocorde ma piacevolmente efficace e suadente. In bocca è fresco, essenziale, di buona persistenza, sapido. Un vino dunque di allegria, facile, non complesso, semplice ma al tempo stesso non banale.
Ossia proprio quello che si sta chiedendo con sempre maggiore insistenza perché sono vino operai, al lavoro a tavola insiemal cibo senza voler a tutti i costi fare protagonismo.
Gaetana Jacono e Francesco Ferreri tengono saldamente il timone di questa azienda della Sicilia Orientale, lì dove inizia e finisce il mondo. Cento ettari, 450 mila bottiglie, uno dei gioielli i cui vigneti a Feudo Bidini meritano la visita.
Fantastica la verticale del Cerasuolo che ci ha riportato al 1996, dove al netto dell’annata 2000, pessima per tutti i rossi per questa sua incapacità di distendersi, c’è stato un piacere di beva culminato per me nella 2006 enella 2009. Anche in questo caso c’è frappato, ma a saldo del nero d’ Avola, una delle uve più sodomizzate negli anni ’90 che per fortuna si sta riprendendo liberandosi da barrique usate come bare e dai toni dolci da stecca di vaniglia e cioccolata. Quando li cerchiamo, sappiamo dove andare: dal nostro amico Corrado Assenza a Noto.
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