di Fabiola Quaranta
Presso la Filiale de l’Albereta Relais e Chateaux in Franciacorta, ieri ha fatto il suo debutto in una preview stampa Nativa, una pizza speciale realizzata con un grano speciale, il Monococco Shebar, da una collaborazione speciale tra Franco Pepe, artigiano della pizza partito da Caiazzo e famoso ormai nel mondo, Fabio Abbattista, executive chef del Ristorante LeoneFelice e del Vistalago Bistrò de l’Albereta, il Molino Piantoni di Chiari (Bs) e l’Università degli Studi di Brescia.
Il progetto è capitanato da atCarmen, la società fondata dall’imprenditore visionario Martino de Rosa e Carmen Moretti.
Nativa è il frutto di un progetto strutturato, con un’idea ben precisa di imprenditoria e qualità, che mette in primo piano la necessità espressa da ciascuno dei protagonisti di mettere in campo la propria professionalità guardando al futuro e sperimentando sempre, con passione e studio, realizzando così la visione comune di puntare sull’importanza del territorio.
Il progetto semplice ma visionario nasce dall’amicizia tra Martino de Rosa e Franco Pepe e nella sua realizzazione si intrecciano le esperienze ed il vissuto di professionisti italiani, uniti dal desiderio di offrire un’esperienza sensoriale a 360°, sfruttando la bellezza del territorio e la competenza di un team che, puntando sul lavoro di squadra ottiene grandi risultati. La pizza Nativa è stata presentata dopo circa un anno e mezzo di studio. Nasce da materie prime di eccellenza, è sana e naturale, con un topping vegetariano e vegano, adatto alle esigenze di tutti, altamente digeribile.
Alla vista si presenta più scura rispetto alla pizza tradizionale, più bassa e più sottile; all’assaggio è più croccante, incredibilmente fresca e molto friabile. Il topping è costituito da un hummus di avocado e ceci di Cicereale, in aggiunta pomodori e germogli di rucola selvatica che donano una nota lieve di pungente acidità e freschezza.
Il grano monococco utilizzato per l’impasto è un frumento antichissimo selezionato oltre 10.000 anni fa, soppiantato da sementi più produttive e di più facile trebbiatura, perciò più economiche.
Il Reparto di gastroenterologia dell’Università di Brescia che ha preso parte al progetto, ha contribuito con l’esperienza nella diagnosi e nel trattamento della celiachia e delle patologie ad essa correlate, studiando in una prima fase le potenzialità nutrizionali del monococco come “functional food”, fruibile da una vasta fetta di popolazione che, pur non essendo celiaca, utilizza per moda o per desiderio di benessere a tutti i costi, prodotti senza glutine.
L’obiettivo era quindi realizzare un impasto ad alta digeribilità e a basso indice glicemico, riscoprendo e utilizzando un cereale antichissimo, ad alto valore biologico, a basso impatto ambientale, che rappresenta un’eccellenza del territorio, la Lombardia.
L’impasto che si ottiene dalla farina di monococco ha sì tanti pregi, ma presenta notevoli difficoltà nella preparazione perché al tatto risulta appiccicoso, richiede tempi minori di lievitazione, meno sale.
Solo un maestro dell’arte bianca come Franco Pepe, panificatore da generazioni, sempre in evoluzione e con una passione antica per la pizza, poteva accettare la sfida subendo il fascino del cereale antico e domandolo, ottenendo un impasto eccellente, in grado di regalare gusto e al contempo una piacevole sensazione di leggerezza, “un percorso sensoriale che crei un ricordo in chi mangia”.
Franco Pepe serve sulle sue pizze i sapori del territorio e lo fa credendo fortemente nel suo team e nella necessaria formazione dello stesso. La collaborazione tra Franco con Fabio Abbattista classe 1977, di Molfetta, alle spalle numerose esperienze professionali di alto livello, rappresenta l’incontro tra l’artigianalità della pizza con l’alta cucina, una novità assoluta nel mondo della produzione cerealicola, della frutto di un grande lavoro di squadra e di ricerca.
Ad accompagnare le pizze di Franco Pepe le bollicine di Contadi Castaldi, azienda della Franciacorta che ha proposto per prima l’abbinamento con la pizza d’autore.
Il mondo dell’imprenditoria italiana appare spesso nella sua parte peggiore, nebulosa e approssimativa. Il format de l’Albereta coniuga un’idea innovativa e semplice di collaborazione, di mettersi in gioco sempre e farlo bene, mettendo in campo ciascuno professionalità, serietà e competenza, dimostrando che le scommesse, con duro lavoro e fantasia, possono diventare grandi occasioni.
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