Chi è Francesco Sposito? Chi è questo enfant prodige che nel 2007 a soli 24 anni conquistò la prima stella e che adesso ha strappato la seconda?
La sua storia ha solide radici alla falde del Vesuvio, a Brusciano, tra Pomigliano e Acerra. Qui nel 1999 il padre Armando creò, da autodidatta, un luogo per cucinare piatti di tradizione appena leggermente aggiornati. Il luogo anonimo, all’epoca di fronte a uno stadio comunale di provincia diroccato, a ridosso delle lingue di cemento che ammagliano la provincia alla città.
Una terra contadina, dispensa da sempre di Napoli per la straordinaria fertilità del suolo e il sapore unico dei suoi ortaggi e dei suoi frutti. Una terra operaia, dove la presenza della Fiat di Pomigliano e l’indotto ha abituato al senso di disciplina e all’etica del lavoro.
Finito il liceo classico, Francesco iniziò a spadellare in cucina. Qui inizia le sue prime sperimentazioni con le tecniche di cottura, l’azoto, la catena del freddo.
La svolta arriva dall’incontro con Igles Corelli, un vero caposcuola a cui proprio quest’anno la Guida Ristoranti Espresso guidata da Enzo Vizzari ha dato il premio alla carriera. Il cuoco di esperienza vede il talento di Francesco e lo sprona.
Da lì il passaggio a L’Arpege, il tristellato parigino di Alain Passard e poi ancora con Fabio Barbaglini al Caffè Groppi in provincia di Novara.
Nel 2006 il ritorno a Brusciano e il cambio di mano con il padre Armando. L’anno successivo la prima stella e poi una serie di riconoscimenti come “giovane emerente” (2010 Gambero Rosso, 2012 Espresso).
Francesco propone una cucina basata su tecniche moderne, grande rispetto della materia prima e pulizia dei sapori, riuscendo a trasformare i prodotti della sua terra in piatti eleganti, creativi ma al tempo stesso “immediati” che sono piaciuti a Sergio Lovrinovich, il nuovo giovanissimo curatore della Guida Michelin: “Freschezza della materia prima, tecnica dello chef, personalità, corretto rapporto qualità/prezzo, regolarità e costanza della cucina”.
Chi si stupisce di una doppia stella a Brusciano può andare alla Bigarrade a Parigi e risolve ogni dubbio esistenziale.
La seconda stella chiude un anno denso di soddisfazioni per Taverna Estia, dopo l’attribuzione dei Tre Cappelli sulla guida Ristoranti d’Italia de L’Espresso 2015 – unica new entry nella categoria con un punteggio di 18/20 – e il premio “Protagonisti della Sala” attribuito dall’Associazione Italiana Jeunes Restaurateurs d’Europe di cui Mario e Francesco sono parte dal 2009.
Fondamentale, in questo successo, la decisione del fratello Mario di lavorare nell’azienda di famiglia dopo un percorso che lo aveva portato all’estero: la sua cantina è una delle più dotte della Campania, con i vini che girano al giusto prezzo. A lui si è aggiunta la moglie Violetta.
Una bella storia italiana, dunque. Ma soprattutto una bella storia napoletana.
Dai un'occhiata anche a:
- Nando Salemme di Abraxas e l’osteria contemporanea
- Gerardo Vernazzaro, mister Piedirosso a Cantine Astroni
- Addio a Gianfranco Sorrentino, un mito della ristorazione in America
- Anna Francese Gass: prodotti e semplicità sono la forza della cucina italiana
- L’uomo cucina, la donna nutre – 11 Mamma Filomena: l’anima de Lo Stuzzichino a Sant’Agata sui Due Golfi
- La seconda giovinezza di Peppe Guida: senza radici non c’è cucina italiana
- Addio a Umberto Petitto, il professore imprenditore che ha creato Donnachiara
- Ci lascia Sandro Brini, per riabbracciare in cielo la figlia Maria Felicia