Francesco Martucci ha fatto 40 anni il 25 luglio 2020, appena due giorni dopo la serata conclusiva della terza edizione di 50TopPizza che lo ha visto primo insieme a Franco Pepe.
Appena otto anni fa, quando tanti illustri colleghi che adesso stanno alle sue spalle nella classifica più discussa, amata e odiata, del mondo pizza, era un illustre sconosciuto, anche se poteva vantare oltre trent’anni di lavoro vicino a un forno.
«La mia non è una famiglia benestante, mio padre Paolo faceva il camionista e mia madre Maria cresceva me, mia sorella Sabina e mio fratello Sasà. A dieci anni non avevo altra scelta che andare a lavorare perché dopo la crisi a casa nostra a volte mancava anche la corrente elettrica. Da quella età in poi ho fatto di tutto cominciando da mio zio Franco Pagliaro, il fratello di mia madre, che aveva creato una delle prime pizzerie di Caserta, il Solito Posto, dove si curava la qualità e si prestava più attenzione alle lievitazioni».
La storia di Francesco Martucci
Comincia così la carriera del gladiatore della pizza, occhi cerulei e sorriso buono dietro una espressione continuamente grintosa e difensiva.
Pulendo i bagni sporchi, le cucine, lavando i piatti, poi cominciando a portare le prime servite e ancora, rubando poco a poco il mestiere allo zio Franco che gli consentiva di provare a fare la pizza solo fine serata. E se la sbagliava restava senza mangiare.
A 14 anni anni per la prima volta lavora da solo in una pizzeria per due mesi, torna poi al Solito Posto dove la disciplina è durissima.
E’ in questi anni che si forgia il suo carattere determinato, quello che gli imporrà una dieta severissima per scendere oltre 60 chili evitando l’operazione e tornando tonico e in forma. Oppure quella energia nervosa che gli fa ammaccare tutte le pizze che offre ai clienti, dalla prima all’ultima: chiunque tu sia, mangi una pizza passata per le sue mani. Ma la gavetta non è affatto finita: nel 1998 lavora a Speedy Pizza, anche questa esperienza formativa e nel 2001 fonda con il fratello Sasà, a cui è legatissimo, I Masanielli in via Acquaviva 17.
Per 11 anni asporto, solo asporto, niente altro che asporto di pizze a 3 euro l’una.
L’apertura della pizzeria a viale Lincoln viene fatta con un prestito bancario di 15mila euro, di cui la metà va in anticipo fitto dei locali in una zona di Caserta considerata sino a quel momento buia e vuota. Un quartier e dormitorio. Eppure lì, in una cornice di impasto leggero che presto conquista tutti, una innata sensibilità verso la materia prima e una sete di conoscenza per i produttori di qualità e i ristoranti di cucina d’autore, nasce il suo successo con il primo articolo di Tommaso Esposito su questo blog del 2015 a cui seguono presto tanti altri per quella legge che rende i media sempre affamati di novità.
Il resto è cronaca: il 4 settembre inaugura la sua nuova pizzeria, 160 posti in 300 metri quadri mentre alla cucina e alle sale di impasto sono dedicati gli altri 300. Contemporaneamente il fratello Sasà apre anche lui una vera pizzeria, sempre chiamata I Masanielli a via Vivaldi.
Arriva per il gladiatore il momento più difficile, molto più della gavetta e degli anni di stenti che lo vedevano come sfogo protagonista tra gli ultrà della sua amata Casertana.
Il momento più difficile è gestire il successo a cui non era abituato, i riflettori sempre accessi, gli invidiosi e gli sfigati sempre pronti ad azzannare qualcuno sui Facebook, i soldi, le lusinghe e le blandizie di chi in un modo o nell’altro pensa di prendere qualcosa dalla sua scia come fanno i gabbiani dietro i pescherecci. Gli arrivano proposte e proposte di sponsor che vogliono il suo nome e la sua anima ma il gladiatore dice no, no e no. Troppo duro è stato il cammino verso il successo per venderlo al prima che passa.
I punti di forza di Francesco Martucci
Adesso gli anni, celebrati prima della finale al Mercadante, sono 42 e per la quarta volta è al vertice della classifica di 50 Top Pizza.
Cosa rende così forte, a parte la pizzeria e la pizza?
In primo luogo è un personaggio vero, non costruito. Non ha un ufficio stampa, ma il gruppo Factory di Alex Petrillo che gli segue la comunicazione e i social. Se ci guardiamo intorno, molti hanno speso migliaia e migliaia di euro cambiando più di un ufficio stampa dal quale ci si aspettava come minimo la stella Michelin: quando l’obiettivo dell’ego personale tipico dei narcisisti diventa prioritario sui clienti inizia, inevitabile, il declino perchè non si ha nulla da dire di nuovo e si cercano dei professionisti che lo dicano per te. Un po’ come succede a tanti chef. C’è chi è arrivato ad investire anche 40mila euro, chi si è rivolto all’estero persino per partecipare a congressi invece di pensare al forno e all’impasto, in una parola, ai clienti. Perchè un buon ufficio stampa può filtrare, migliorare i messaggi, non inventare qualcosa che non c’è perchè un uomo non è un brand, o almeno non èsolo un brand.
Il secondo aspetto è la determinazione a perseguire la strada. Delle due l’una: o sei un artigiano puro che stai sempre dietro il forno, o avvii una catena che però deve essere all’altezza della tua fama di solista. Per il momento Martucci ha scelto la prima strada, come Simone Padoan del resto e questo nel campionato delle pizzerie singole gli da un vantaggio non da poco soprattutto perchè parliamo di un prodotto artigiano. Altri famosi, hanno già avuto più di una chiusura e qualche fallimento.
Il terzo elemento è il tema gastronomico. Alcuni pizzaioli, anche famosi, devono le loro invezioni a chef stellati che hanno tenuto nel loro backstage. Attenzione, la collaborazione con uno chef stellato fa solo bene a chi fa il pizzaiolo (ma direi anche il contrario), il punto vero è non dipendere poi dallo stellato di turno con il quale corri il rischio di rimanere senza creatività se questo all’improvviso ti molla o perchè litigate. Come è successo in più di una occasione. Devi maturare una tua sensibilità e questa l’acquisisci girando, investendo i tuoi giorni liberi e le tue vacanze nei migliori ristoranti del mondo perchè il viaggio e lo studio aprono la mente. Gastronomicamente, chi cerca scorciatoie non va da nessuna parte, si vede subito quando qualcosa non è farina del tuo sacco per non parlare dei pasticci che fanno moltissimi che inseguono le mode come la terribile crema di pistacchio che impesta tutto il Paese peggio della Nutella. Martucci è Martucci, dalla margherita al futuro di marinara. E, attenzione, non è nemmeno sufficiente usare prodotti buoni o comprare il catalogo dei presidi Slow Food. per presentare una proposta gastronomicamente corretta.
Il quarto elemento è il riconoscimento dei colleghi e della clientela, non dei giornalisti e dei gastrofighetti, di quelli che la loro prima vera pizza l’hanno assaggiata quando ne ha parlato Bonilli sul Papero nel 2009.
Ce ne siamo resi conto negli ultimi tre anni: quando a congratularsi sono tanti tuoi colleghi vuol dire che sei leader di categoria. Non lo decidiamo noi, noi lo certifichiamo solamente perchè il nostro lavoro è raccontare.
Martucci viene da una vita dura, ha il valore del lavoro e della famiglia, forse non è bravo nelle pubbliche relazioni come altri. Ma è personaggio vero, anche nei suoi eccessi esibizionisti: non ha storytelling creati da qualche ufficio stampa da propinare, ma solo il suo sorriso, il suo sudore. Non si è disperso in consulenze milionarie in hotel di lusso, in ogni caso è sempre presente in pizzeria, ogni cliente sa che la pizza l’ha fatta lui. Il suo team si è rafforzato invece di perdere pezzi uno dopo l’altro come Hal in 2001 Odissea nello Spazio :-)
Il suo è un inno al lavoro, al riscatto sociale, la passione per la vita di chi ha conosciuto la fame vera, non raccontata.
Molti ci hanno suggerito di fare la Hall Fame, ma io chiedo ai veri pizzaioli, ai campioni di domani: vi sentirete mai veri numeri uno senza aver battuto qullo che oggi è il numero uno?
Questa sarà 50 Top Pizza nei prossimi anni: il racconto dell’ambizione di una nuova generazione. Il nuovo numero uno è già al lavoro, ma la selezione sarà dura e diventerà tale usando il cervello oltre che le mani.
Ad ammaccare, bam bam, pizza dopo pizza, mentre gli altri fotografano per Instragram
Francesco Martucci
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