di Enrico Malgi
Spesso la storia dei campioni dello sport è costellata da esempi di precocità agonistica che hanno segnato la carriera di molti fuoriclasse. Da Valentino Rossi, campione del mondo di motociclismo a soli 18 anni, a Francesco Totti, debuttante nel campionato di calcio di serie A all’età di 16 anni. E così via.
La stessa precocità, in tutt’altro campo ovviamente, è quella che sta dimostrando di avere il giovane e talentuoso chef leccese Floriano Pellegrino. Il 21 novembre, infatti, compirà 22 anni e scorrendo il suo ricco curriculum si resta impressionati dalle innumerevoli esperienze già maturate. Floriano si è formato all’Istituto Alberghiero Columella di Lecce, ove si è diplomato nel 2009 e contemporaneamente ha mosso i primi passi nel settore della ristorazione presso l’agriturismo di famiglia. Ha studiato poi i grandi chef francesi a cominciare da Escoffier e Ducasse e, dopo aver prestato la sua attività lavorativa in alcuni locali del Salento, il passo decisivo è stato quando a 19 anni lo stellato chef partenopeo Ilario Vinciguerra gli ha aperto le porte del suo locale a Galliate. L’anno dopo, poi, ha vinto il titolo di miglior commis al “Bocuse d’Or Italia” ed ha partecipato con lo stesso cuoco napoletano al concorso “lo mejor de la gastronomia” ad Alicante.
Nonostante si trovasse molto bene da Ilarione, Floriano, come uno scalpitante calciatore in costante ascesa, ha deciso di provare altre esperienze all’estero e più precisamente in Spagna, dove la sua ambizione l’ha portato alla corte di una delle massime icone della ristorazione mondiale: il tristellato Martin Berasategui, diciamo una sorta di Real Madrid.
Qui diventa subito un pupillo del grande chef basco che gli fornisce l’opportunità di cucinare con Pascal Barbot ad un famoso evento organizzato da Rafael Garcia Santos. La smisurata voglia d’imparare lo porta poi a trascorrere un’importante esperienza dal creativo ed innovativo chef Eneko Atxa: ultrasuoni, distillatori a freddo, centrifugazioni ed altro ancora spalancano al giovane Floriano un mondo mai visto prima. Qui si potrebbe ipotizzare un temporaneo prestito al Valencia, per restare in tema di campionato spagnolo. Poi il ritorno alla casa madre da Berasategui, il quale continua a credere nelle grosse potenzialità del giovane italiano e gli prospetta la possibilità di perfezionarsi da René Redzepi per uno stage presso il migliore ristorante al mondo: il Noma di Copenhagen, diciamo il Barcellona, o, se preferite, il Chelsea, il Bayern di Monaco, o i due Manchester! L’impegno è fissato per il prossimo mese di settembre ed intanto Floriano cerca di mantenersi in forma, prestando temporaneamente la sua opera presso un tipico locale della sua terra d’origine: l’Osteria Terra Masci di Marina di Leuca, del simpatico e vulcanico Marino Cordella.
Ed è proprio qui che ho avuto l’occasione di conoscere questo giovane preparato e già affermato chef, che, per inciso, non ha voluto assolutamente stupirmi con effetti speciali, ma si è limitato a cucinare cose semplici e territoriali che mi hanno completamente affascinato. Ne parlerò prossimamente con più dovizia di particolari. Un fatto è certo comunque: ci troviamo al cospetto di un potenziale grande chef. Se continuerà su questa strada, sicuramente si accenderà una grossa stella nel firmamento della gastronomia e non solo nazionale! Ad majora, quindi! A proposito, Floriano non gioca a calcio, ma a rugby!
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