di Marco Bellentani
Il FIVI di Piacenza è, oramai, un appuntamento fisso per l’appassionato, l’esperto e per chi, in maniera rilassata e festosa voglia avvicinarsi al mondo del vino. Quest’anno, forti di diverse partecipazioni che ci avevano visto raccontare molto della nostra Toscana e del Nord, abbiamo spostato il baricentro a sud, senza disdegnare assaggi già conosciuti. E così che si attraversano vini ben fatti, alcuni trascurabili e altri definibili grandi sorprese e puntuali conferme.
Partiamo, dunque, dalla Puglia e da un primo high-light come Morella. Un’unione perfettamente riuscita, di questo inusuale blend da vigne di 40 anni. Speziato, ovviamente, ma con tannini eleganti, non aggressivi, mentre il frutto rosso esce con grande potenza. Un vino da custodire in cui il lavoro del legno non lascia note sgraziate, ma grande speranze per il futuro.
Di grande successo, in fiera, la serie di Musto Carmelitano, produttore della Basilicata che ancora deve affinare a pieno l’arte del “senza solfiti”, ma che ci ha colpito con il Pian del Moro, Aglianico del Vulture complesso e persistente e dall’ottimo rapporto qualità prezzo.
In Campania, spiccano i simpatici vecchietti di Cantine Lonardo, avellinesi doc, che coltivano piccoli appezzamenti di natura vulcanica. E’ da qui che nasce un gioiellino, anche grazie ai contadini conferitori che approdano alla cantina con piccolissime quantità di Grecomusc.
Stiamo parlando, soprattutto, dell’etichetta Burlesque 2015, vino ottenuto da fermentazioni delle uve con lieviti selezionati in vigna. Sapido, minerale, equilibrato con un tocco di spessore e un corpo davvero suadente. Luce e terra in un sol bicchiere. Davvero eccellente. E dopo una divagazione nel Cirò di Sergio Arcuri, ci rituffiamo in Campania con Case Bianche, azienda del Cilento, autore di alcuni vini che escono dal sentiero dell’omologazione. La Matta rifermenta in bottiglia, donandoci una bollicina meridionale fresca e ristorante, con retrogusti agrumati. Il Cumalé è vinificato solo in acciaio dopo una pressatura che comprende i raspi. Un Fiano fresco, accattivante con un leggero aroma di nocciole. Si conclude col Cupersito: aglianico a lunga macerazione. Da tenere d’occhio!
Conosciuto ai più è Montevetrano, altra azienda salernitana che gode di un’ottima finezza su tutta la linea ma – dobbiamo dirlo – con prezzi assai elevati per la tipologia. Una scelta non semplice per l’amatore. Passiamo, poi, per Cantine Matrone e Mila Vuolo. La sensazione è che le tipologie si stiano raffinando non poco e la nuova ventata biologica non sia, almeno nei più dei casi, una mera riproposizione di vecchie glorie, ma un solco per una strada che conceda grandi soddisfazioni al consumatore di vini campani.
Il parco è sconfinato e l’intento, non enciclopedico, è di segnalare davvero gli highlights, senza incedere in prolisse analisi. Andare dritti, sicuri, seguire il naso e l’istinto.
Spostandoci a “nord”, diciamo così, la sorpresa più allettante è stata costituita dai vini di Fattoria Serra di San Martino (Ancona). Due simpaticissimi signori tedeschi che coltivano un 6000 piante per ettaro dando la precedenza al Montepulciano d’Abruzzo. A farci innamorare ci ha pensato A Rilento, biodinamico nell’essenza. Verdicchio sublime. Eccelso anche Lo Sconosciuto, sagrantino che gode di 30 mesi di barrique e legno grande, complesso, vivo, dal tannino deciso. Chapeau per un auto-produzione – herr Thomas fa tutto da solo dal 1999 – sincera e sorprendente. Sempre nelle Marche, spicca anche il Pecorino di Fiorano.
Terreni a noi più conosciuti ci porteranno tra le delizie toscane de Il Calamaio, Pieve de Pitti e Solatione (con una Riserva 2012 da sballo), ma anche sul bel Cerasuolo di Corrado de Angelis Corvi per poi tornare ai vini dell’alta Italia, in cui conquistano le sublimi lavorazioni del Podere Il Saliceto (Campogalliano – MO), Ringadora e Albone su tutti; poi ancora i noti Ferlat, Korsic, Manicor, Castello di Ghizzano, Boveri…ma, questa è un’altra storia. Sempre sotto la felice egida del FIVI in cui, a Piacenza, è sempre bello assaggiare e fare scorta di vini per l’inverno e il futuro.
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