Via Ponte don Melillo, 41
Tel.089 825947
Aperto a pranzo e a cena
Chiuso il lunedi
Servizio da asporto
Tradizione Low Cost
In principio fu la macelleria. Ma quante storie cominciano così ultimamente in Campania? A Calitri e a Paupisi tanto per citare esperienze analoghe. Sicuramente questa, con una generazione di macellai nella valle dell’Irno che collega Avellino a Salerno, proprio a ridosso dell’Università.
Reperibilità e tracciabilità di buona materia prima (maiali tutti locali) e un pizzico di inventiva femminile. La signora Maria Immacolata capisce presto che la sua abilità ai fornelli e la vicinanza dell’Università (10 facoltà, centinaia di dipendenti, un’utenza complessiva di 40.000 studenti) possono far fare una svolta alla famiglia. E fortunatamente lo capisce anche il figlio Michele e ben presto la cucina di casa si riconverte in gastronomia da asporto.
Superata l’iniziale diffidenza dei paesani, che quasi dieci anni fa trovavano a dir poco stravagante comprare dei primi piatti già pronti, dopo qualche anno il successo arriva proprio grazie alle pause pranzo di impiegati e studenti universitari in fuga dai tristi tramezzini incellofanati. Michele ha preso in mano le redini di questa piccola azienda fai da te, e con la mamma provvede a sfornare migliaia di pasti a settimana. Tanto lavoro, ma sorriso sempre a trentadue denti e accoglienza genuina.
Il locale, lo diciamo subito, non è invitante. Il servizio non esiste: tavoli in plastica, tovaglie di carta, numerino per la fila, come al supermercato, self service al banco.
Ma che banco! Teglie e teglie di pasta cucinata in almeno dieci modi diversi. Noi ci siamo stati a Carnevale e abbiamo provato un’ottima lasagna tradizionale, con la salsiccia scamosciata. Ma c’erano anche orecchiette e broccoli, fusilli con fiori di zucca, zucchine e funghi, pasta e fagioli, pasta e lenticchie, pasta e patate al forno.
E ancora, parmigiana di melanzane, peperoni imbottiti sia con carne che “vegetariani” (molto buoni, questi ultimi) l’ormai quasi introvabile «mallone» con verdure patate e pane biscottato, salsicce con friarielli oppure con patate al forno.
Qui molti ritornano soprattutto per trovare a pranzo i piatti giornalieri di una volta: la classica genovese, fegato con le cipolle, gnocchetti di semola conditi con il sugo preparato con la cotenna di maiale imbottita (ovviamente i calcoli delle calorie vanno rinviati), timballo di tagliatelle all’uovo, verza stufata con la pancetta, carne alla pizzaiola, milza imbottita.
C’è anche una piccola macchina impastatrice perché tutta la pasta fresca è della casa. Alla carne, ai salumi e ai formaggi locali, dunque, ci pensa papà. Il pane è cotto a legna, in inverno trovate spesso quello con i cigoli di maiale e il casatiello (strutto di rigore, ça va sans dire). C’è persino qualche buona bottiglia di vino campano o siciliano e, con una piccola raccomandazione di un’amica habitué, si riesce a berlo anche nei calici adatti. Conto che non supera mai gli 8 -10 euro.
Virginia Di Falco
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