Tutto ciò su cui la grandi industria non riesce a regolare commercialmente o è destinato a sparire o a sopravvivere grazie a grandi artigiani costretti a vivere come fuorilegge. Le interiora, ad esempio, la parte più buona dell’animale rientrano in questa categoria.
Spesso unica fonte di proteine animali, e dunque di sopravvivenza nelle grandi città (Roma, Napoli), erano gli avanzi da buttare in pasto al popolo. In napoletano vetusto uno dei modi per insultare una donna è definirla Zendraglia, come quelle che aspettavano davanti alle cucine di Palazzo reale che si eliminassero le interiora per raccoglierle e portarle a casa.
Da sempre ne sono ghiotto, cresciuto a fegato, cervello, ma soprattutto con le interiora di capretto per le quali a casa si accendevano dispute infinite e dure. Ecco perché per me Firenze è meta ben accetta: qui c’è buona arte aggiornata a cui fare riferimento e la cena organizzata da Sabino Berardino via Facebook non ha smentito le attese. La cosa bella è questo luogo a due passi da Ponte Vecchio, ossia in uno dei punti turistici più frequentati del mondo. Come se vicino gli Scavi ci fosse una autentica trattoria vesuviana.
Il luogo è piazza della Passera e già questo mette di buon umore per via dei frizzi e lazzi che questo toponimo rilancia a tavola. Stranamente da queste parti Berlusconi non si è visto. Troppo autentico questo spazio che Luca Cai ha acquisito per caso dopo una vita passata all’esterno a praparare i panini. Ci gioca, perchè il vino della casa si chiama Pussy Square e non c’è bisogno di sapere l’inglese per capire che si preferisce fresco e non invecchiato.
Mi è piaciuto tutto di questo luogo: le bottiglie le abbiamo portate noi, io ho offerto un paio di Fiano come ben sapete (Picariello 2004 e Rocca del Principe 2009) che hanno fatto la loro porca figura su piatti che volevano acidità, acidità e ancora acidità.
La gelatina ne è un esempio classico. Buonissima e fresca.
Luca si diverte con i doppi sensi, le battute. Il Fegatino Rocher ricorda proprio quelli della reclame, solo che sono molto più buoni e fanno sicuramente meno male.
I crostini di lingua sono invece il doping giusto per qualsiasi ciclista.
Si gioca con l’Oriente ed ecco allora il sushi di trippa.
Carine le linguine con il cavolo, anche se io avrei usato un po’ di yougurt acido al posto della panna per velocizzarle e smorzare il sentore dell’ortaggio.
Da sballo la francesina piccante in stile africano per palati terroni e antichi come il mio, formato nell’era pre-omogeneizzati: tanta buona cipolla lo fa sembrare simile alla genovese napoletana o a un piatto spagnolo, al tempo spesso il piccante (non peperoncino, ma radici) gli regala una spinta superba e spinge a mangiare e bere.
Il cacio e pepe è per devozione.
Dolci di tradizione, abbinati però allo splendido Aleatico di Polvanera, molto efficace devo dire anche sulla Francesina.
Insomma, questo posto sta sempre aperto e non va mai in ferie. Quando volete trovare un locale autentico e non turistico, ricordarsi della parabola del cammello attraverso la cruna del lago, questo è da non perdere assolutamente.
Se siete con Aldo Fiordelli pagherete 25 euro. Altrimenti ne pagherete 25:-)
Ps Grazie agli amici per le splendide bottiglie di vino, tutte fantastiche, a cominciare dai due Brunello.
Osteria Tripperia Il Magazzino
Piazza della Passera 2/3
Tel. 055.215969
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