MARISA CUOMO
Uva : ripoli (40%), fenile (30%), ginestra (30%)
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: legno
È vero la veste non fa il monaco, ma, prima di aprire la bottiglia, intuisco di esser di fronte ad un vino, a 5 anni dalla vendemmia, fuori dal comune, sughero lungo del miglior tipo, assolutamente integro.
E’ già il primo indizio sulla filosofia dei produttori: qualità top a tutti i livelli. Il colore conferma. Giallo dorato intenso, attraente, di grande vivacità. Consistenza da “blanc de noir”. Il primo naso non è dolce, prevalgono sentori di idrocarburi e salinità che, dopo un po’, stemperandosi, lasciano il posto ai toni morbidi di ginestra e frutta secca: albicocca, uva passa, agrumi canditi e una piacevole, delicata nota mielata. Questo vino ha bisogno di tempo. E’ un bianco da invecchiamento, non a caso, l’enologo è il vate dei bianchi campani concepiti per durare nel tempo, parliamo di Luigi Moio, amico di Marisa e Andrea, loro consulente dalla nascita dell’azienda, il secondo incarico accettato dopo Antonio Caggiano a Taurasi. Andrea Ferraioli ama ripetere:” nella vita ho avuto due fortune, mia moglie Marisa e l’enologo.” Qui le vigne, impiantate su terreni dolomitico – calcarei, sono tutte a piede franco, spesso secolari, allevate rigorosamente a pergola, senza particolari trattamenti agronomici, il magico microclima della zona basta a produrre uve in perfetto stato sanitario e di forte identità territoriale.
Le pergole sono disposte a sud sui classici terrazzamenti della costa d’Amalfi tra 200 e 550 metri sul livello del mare. Il lavoro in vendemmia, verso fine ottobre, è durissimo, a causa dei terreni impervi. Il blend del Fiorduva nasce da un’operazione testarda e faticosa di Andrea e Marisa in collaborazione con l’università di Napoli, al termine del quale queste affascinanti varietà minori sono state ammesse a far parte della doc Furore. Il faticoso lavoro in vigna si riconosce guardando le mani di Marisa, tra le poche donne in Italia a poter essere definita vignaiola e cantiniera in senso pieno. L’attacco al palato ha finalmente raggiunto la piena corrispondenza gusto olfattiva: prima acidità e sapidità, poi le note dolci e mature, di ginestra, frutta secca e agrumi costieri canditi.
La freschezza dominante fa bene il proprio lavoro, regge le morbidezze e i sentori derivanti dall’affinamento e dalla fermentazione in legno. Questo è un vino cult, a volte sottovalutato per la difficoltà di comprensione e beva nell’immediato, il 2005 oggi, a cinque anni di distanza ha raggiunto una piacevolezza assoluta, un sorso tira l’altro in un quadro d’interminabile persistenza aromatica che si è affinata con piacevoli e leggere note amarognole di chiusura. E’ una lezione sul modo di concepire i bianchi in Campania, bisogna saper aspettare, concentrarsi sui cru , dando loro il giusto valore, senza perdere di vista il mercato.
E’ ciò che Marisa e Andrea fanno, Furore bianco doc e Fiorduva, quest’ultimo esce sul mercato circa 20 mesi dopo la vendemmia.. Alla sua uscita l’annata 2005, non particolarmente brillante come millesimo, caratterizzata da un inverno molto piovoso e siccità quasi totale dalla fioritura in poi, presentava una certa invadenza del legno sul frutto, uno stile che, non sempre convince noi bevitori di tanti bianchi campani. Oggi quest’ “ingombro” gusto – olfattivo è del tutto scomparso, per lasciare il posto ad un bicchiere si splendida ed elegante beva, dove tutte le percezioni sensoriali sono in armonia fino alla lunghissima chiusura che richiama alla perfezione, per diversi minuti, tutte le componenti gusto olfattive. Il tempo non potrà che migliorare questo vino. Difficile parlare di abbinamenti, diversi, semplici e azzardati, territoriali e non: primo tra tutti, un Provolone del Monaco ben stagionato, una pasta al “grattè”, la preferita di Pignataro, il sartù di riso in bianco, freschissimi bianchetti ( la neonata ) al gratin o con gli spaghetti con un tocco di peperoncino, stocco in bianco con le olive, l’arancino di riso in versione marinara di Carmine Mazza del Poeta Vesuviano, o la parmigiana di pesce bandiera con salsa di zucca e provolone del Monaco non stagionato di Antonio Lubrano de Il Rudere a Pozzuoli.
Conservo una bottiglia in cantina, tra uno, due, tre, tot, anni, chissà…questa terra, queste vigne, la fatica e la passione di Marisa, Andrea e dei due giovani figli non hanno tempo, sono sospese tra cielo e mare come Furore, il paradiso in terra.
Questa scheda è di Giulia Cannada Bartoli
Sede a Furore, Via G.B. Lama, 14. Tel. 089 830348 e fax 089 8304014 . E mail: info@granfuror.it, sito: www.granfuror.it. Enologo: Andrea ferraioli con la consulenza di Luigi Moio. Ettari: 3,5 di proprietà, circa 50 in conduzione. Bottiglie prodotte: 100.000. Vitigni: aglianico, piedirosso, falanghina, biancolella, fenile, ginestra, pepella, moschella.
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