MARISA CUOMO
Uva: ripoli, ginestra, fenile
Fascia di prezzo: 36-44 euro in enoteca
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
VISTA 5/5 – NASO 27/30 – PALATO 28/30 – NON OMOLOGAZIONE 33/35
Ci sono due elementi a fare Luigi Moio uno dei migliori enologi italiani di tutti i tempi: il dominio dei tempi lunghi (a volte sin troppo) proprio dei cattedratici di cultura e l’uso dei soldi come mezzo e non come fine. La prima qualità è il frutto di una rottura con il passato, anche il suo passato, fatto di una stagione che nasceva a ottobre e finiva ad agosto dell’anno successivo, e lo stacca da molti colleghi che invece di portare avanti una propria idea enologica si lasciano influenzare da mode, tendenze e muschilli.
La seconda qualità è ovviamente una spasa di panni al sole, visto che i suoi guadagni sono stati investiti in un’azienda che dovrebbe essere visitata almeno una volta nella vita da chi si picca di far parte del mondo del vino. Luigi non ha mai incrementato il numero delle aziende, non è precipitato nella bulimia di prestazioni, il suo progetto enologico non prende forma in corso d’opera, ma è come prefissato sin dalla sua nascita, proprio come una categoria kantiana.
Così Luigi ha perso alcune gare di cento metri, a volte anche i 1500, ma sui tempi lunghi non ce n’è per nessuno. E così sarà ancora per molti anni.
Sì, i muschilli possono essere talora irritanti, ma non possono impedirti di conquistare la persona amata, laurearti, raggiungere gli obiettivi della tua vita: fosse solo perché muoiono sempre prima di te:-)
Così i vini si giudicano sempre da chi li pensa e da chi li fa.
Il discorso del tempo è ormai fondamentale per distinguere le bottiglie e le cantine. Non scelgo il vino alla Caravella di Amalfi perché in questa cantina nata nel 1959 ho una sola richiesta, sempre: mai un bianco con meno di dieci anni please.
Arriva il Fiorduva, a cui ho sempre preferito il Furore bianco base, anno dopo anno, scoperto, alla cieca, a prescindere dal millesimo. Un 2002 et voilà, al primo naso chiedo scusa a Luciano Di Lello, il giornalista di Repubblica che per primo ha creduto a questo bianco facendolo conoscere a Roma e dunque all’Italia (senti, laggiù fate un vino bianco buonissimo…in Irpinia? No, vicino Amalfi, aspetta…Fiorduva). Al secondo naso, quando l’esplosione di fico bianco e crisommola ben matura si libera dalle note speziate per poi lasciare posto alla salvia e alla fragranza della macchia mediterranea, zaffate salmastre e iodate, tocco fumé, ripenso a una osservazione di Paolo De Cristofaro sulla 2002 (un millesimo da rivedere grazie a chi ha lavorato bene in condizioni difficili).
In bocca esplode bene l’idea di vini di Luigi Moio, il tempo lungo appunto, c’è materia ma anche tantissima freschezza, davvero impressionante, lunga, piacevole, appagante. Torna la frutta con rimandi agrumati di pompelmo rosa calabrese, al palato il vino è come metallico, non ci sono concessioni dolci, il legno è come un’argine del fiume, preserva la corsa senza però intaccare la purezza assoluta della beva, la chiusura ha un finale ammandorlato che ripulisce il palato mentre si continua a salivare e a pensare, ancora un po’.
Dietro questo vino c’è sapienza enologica, ma c’è soprattutto tanta agricoltura eroica sostenuta dalla famiglia Ferraioli, con i terrazzamenti di Furore abbandonati per decenni ripresi uno ad uno come giardini patrizi, la tutela e il rilancio del reddito contadino, la salvaguardia della biodiversità attraverso l’uso di vitigni autoctoni della Costiera. In un territorio dove una veranda abusiva fa molto più reddito di un raccolto. E’ dunque un grande vino etico.
Dove l’errore? Semplice: non aspettare almeno cinque anni prima dell’uscita.
Ecco perché quando mi chiedono del vino di Luigi in genere rispondo: aspettiamo un po’, ancora un po’…
Una magnifica esperienza.
Ieri anche io ho avuto il miracolo di San Gennaro!
Sede a Furore- Via G.B. Lama, 16/18 – tel. 089/830348 – Fax 089/8304014 – info@marisacuomo.com – www.marisacuomo.com – Enologo: Andrea Ferraioli, con i consigli di Luigi Moio – Ettari vitati: 3,5, più 13 da conferitori. Bottiglie prodotte: 102.000 – Vitigni: Aglianico, Piedirosso, Falanghina, Biancolella, Ripoli, Fenile, Ginestra, Pepella, Moschella.
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