Finisce un anno e inizia un altro ed ecco le cose che non vorrei vedere in questo 2025. Ma già so che così non sarà…

Pubblicato in: Polemiche e punti di vista
Marco Contursi

Marco Contursi

di Marco Contursi

1) Gente che parla di cibo solo perché mangia tutti i giorni.
Che l’Italia sia un paese di allenatori di calcio e di critici gastronomici l’abbiamo capito, ma qui davvero non se ne può più. Ogni settimana spunta un influencer nuovo che dispensa consigli. Gente che parla bene di tutto e tutti e quindi ha tutte le porte aperte. Spesso sono pubblicità a pagamento ma senza che venga detto chiaramente. Spesso dicono sciocchezze, a cui altri sciocchi prestano fede. Insomma un gran casino, che mortifica chi studia e si documenta sull’argomento e ne parla con cognizione e obiettività non mercificata.
2) Gente che fa un corso di analisi sensoriale e in testa sua diventa esperto.
Non se ne può più di gente che il giorno dopo aver terminato un primo livello ais, onas, onaf o chi più ne ha più ne metta, si crede esperto ed inizia a fare video o post in cui dispensa consigli, degusta o si spaccia per esperto. Ma esperto di cosa che ci vogliono anni di militanza sul campo. Come dire che un laureato in legge o medicina è un grande avvocato o medico…..Ma per favore….un pizzichino di umiltà, no?!!
3) All you can eat e locali che si pubblicizzano con gare a chi mangia di più.
Mangiare troppo fa male. E qualità e quantità non vanno a braccetto. Punto. Oltretutto vedere gente che si rimpinza fino a scoppiare è oltremodo volgare. Ma se tanti locali adottano queste formule significa che tanti utenti le gradiscono e questo mi convince sempre più su quanto nel cibo si sia caduti in basso un po’tutti.
4) Premi dati a la qualunque da la qualunque.
Da alcuni anni sono fioriti come funghi campionati e premi, soprattutto nel settore pizza. Se è vero che la beneficenza spesso nasconde un atto di egoismo, qui il ritorno di chi premia la maggior parte delle volte non è neanche tanto nascosto, visto che è palese che i premianti prendano soldi da sponsor vari (sempre di settore, of course) per organizzare queste premiazioni (sponsor che poi a volte giocano sporco coi ristoratori, millantando potere di influenzare le scelte), anche perché i premiati, pizzaioli, chef e produttori, vengono gratis a cucinare e a regalare prodotto, in cambio di una targa che vale qualcosa perché la gente ancora crede ai premi, senza verificare che premio sia e chi l’abbia dato.  Ma vuoi mettere esibire targhe e coppe sopra uno scaffale che neanche al bar dello sport???
5) Lo strapotere del poke.
Il poke è un piatto hawaiano a base di riso pesce crudo e verdure che sta spopolando in Italia. Un dato? Nel 2021, il piatto che ha ricevuto più ordinazioni, a livello globale, sulla nota piattaforma Deliveroo è stato il poke di una attività di Firenze.Un piatto che sinceramente a me non fa impazzire, lontano dalle nostre tradizioni alimentari e che a dirla tutta non è neanche così leggero se si pensa che la maionese sia la salsa più aggiunta, secondo quanto dichiarato dal titolare di una nota catena. Insomma tutta questa passione per il poke sinceramente non la comprendo, ed è simile a quella per il kebab, basti pensare che in alcune città, ci sono più pokerie e kebaberie che paninoteca old school, quelle cioè che usano il panino tradizionale italiano (rosetta o ciabatta) e farciture casalinghe come salsicca e broccoli, parmigiana, costoletta e peperoni ecc..
6) Consumatori che vedono chi vende e non quello che vende.
Facendo un giro tra i social ci si imbatte in tanti venditori di cibo (panini, prodotti tipici, dolci) che affascinano tanti sprovveduti clienti con slogan carini e facce da schiaffi e nessuno che approfondisca cosa vendono e se sia un prodotto di qualità. Così troviamo file enormi davanti ad attività che nella realtà propongono cose assai modeste, e se cerchi di far capire ai loro clienti che è solo fuffa ti rispondono pure che non è vero. Ignoranti e presuntosi. Ma costa così tanto leggere una etichetta???
7) Speculazioni sulla dieta mediterranea e sul Cilento.
Che la dieta mediterranea sia cosa buona e giusta credo trovi tutti d’accordo, che il Cilento sia una delle zone più belle della Campania pure, che però sia diventato un enorme affare economico per tanti, sinceramente inizia ad essere troppo. Fondi pubblici a profusione per convegni ed eventi privi di una reale valenza, ristoranti che speculano sul nome ma poi nei fatti neanche un olio decente hanno, professionisti di vario genere che cercano di riciclarsi come esperti della stessa, e poi chi veramente la promuove sul campo non sempre ha i riconoscimenti che meriterebbe, turismo di massa che non intende approfondire la conoscenza di piatti e luoghi ma solo fare selfie. Insomma, il solito malcostume italiano di trasformare anche una cosa buona in una vergognosa speculazione.
8) Gente che a vario titolo spreca il cibo.
Se c’è una cosa che odio con tutto me stesso, sono le persone che sprecano il cibo per i motivi più vari, soprattutto quando lo usano per fare video idioti, mentre ci sono tantissimi che hanno difficoltà a mangiare tutti i giorni, e parlo di persone in Italia, non nel terzo mondo. Il cibo è una cosa seria e tutti hanno diritto ad averne per sfamarsi, ma oggi purtroppo non è così. Se penso a questo mi sale una rabbia assurda.
9) Le persone irriconoscenti.
Nel mondo del food (ma anche in quello non food) sono tante le persone che mancano della minima riconoscenza, verso chi, a titolo completamente gratuito le ha aiutate in qualche modo durante tutto l’anno. Neanche un sms di auguri a Natale. Salvo poi farsi risentire quando hanno bisogno di qualcosa.
Ma anche i fessi buoni (o i buoni fessi), prima o poi, aprono gli occhi.
10) Operatori del food (pizziaoli, chef, giornalisti ecc) che non accettano le critiche.
O parli bene di tutto e tutti e prendi applausi a profusione, o sei il male assoluto, che non rispetti il lavoro altrui. Mai nessuno che faccia un minimo di autocritica, e capisca che dalla critica, soprattutto se espressa a 4 occhi, ma in alcuni casi serve pubblica, magari senza fare il nome del diretto interessato, perché la problematica interessa più persone, si può crescere. Se poi si vogliono solo i peana o le naccarate delle prefiche di turno dei vari press tour (certi articoli dopo questi pranzi sembrano delle agiografie), basta dirlo a chiare lettere.  Chi si mette su piazza DEVE necessariamente essere pronto a ricevere plauso e biasimo in egual misura e con egual eleganza, sennò è meglio cambiare mestiere.
11) Chi dice che i salumi fanno male.
I salumi, come tantissimi cibi, fanno male se assunti in maniera smodata. Ma un panino col prosciutto o il salame due volte la settimana è uno spuntino gustoso e per nulla dannoso, soprattutto se si scelgono salumi da suini di razza autoctona che hanno un alta percentuale di grassi insaturi. Quindi basta a fracassarci i cabasisi con sto salutismo da due soldi…ma basta davvero.
12) Quelli che entrano nelle associazioni gastronomiche per motivi diversi da quelli che dovrebbero avere.
Milito da anni in diverse associazioni enogastronomiche ma sto assistendo negli ultimi tempi ad ingressi di persone per motivi diversi da una reale e disinteressata passione per il food, quali ad esempio interessi squisitamente economici, interessi politici o di semplice egocentrismo. Fa sorridere vedere tra i responsabili di alcune di queste associazioni persone vegetariane (e con preclusioni anche tra i vegetali) o astemie, ma è un sorriso amaro. Un nonsenso figlio della confusione che regna nei giorni nostri in tanti settori.
13) Osterie che chiudono.
Ogni anno che passa chiude qualche osterie di quelle che frequento. Il motivo? Titolari anziani che non hanno chi prosegue l’attività e nuove generazioni che non amano questa tipologia di locali, mentre vanno pazzi per locali di sushi e bracerie, che promuovono prodotti e tecniche di cottura distanti anni luce dalla tradizione italiana. L’osteria è un luogo di ritrovo, l’ultimo baluardo di pubblico esercizio in un paese ormai abbandonato dai giovani, il luogo di somministrazione di un pasto caldo per anziani senza familiari che si prendano cura di loro, testimonianze viventi di una cultura gastronomica locale che ha fatto grande la cucina italiana. Vedere ogni anno altre saracinesche chiuse mi mette una infinita tristezza che ho difficoltà anche a spiegare.
14) Quelli che sfruttano i dipendenti e i dipendenti che non rispettano il loro lavoro.
Molti locali non trovano personale, di chi è la colpa? La divido a metà tra titolari che non hanno capito che la schiavitù è stata abolita da un pezzo e dipendenti che non hanno compreso che il lavoro è una cosa seria e non possono fare quello che vogliono. Risultato? molti locali hanno serie difficoltà ad andare avanti. Sarebbe auspicabile buon senso e serietà da entrambe le parti ma la vedo dura.
15) Quelli che mangiano senza ingrassare.
Una sola cosa: MALEDETTI!!!!!!!

 

Buon 2025, che sia sereno e gustoso.

Marco Contursi


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