Dopo l’intervista ad Antonio Tranfaglia, presidente della Pro Loco, e a Franco Ziliani Divino Scrivere pubblica l’opinione di Sandro Sangiorgi, fondatore e direttore di Porthos, sulla soppressione della Fiera Enologica di Taurasi. Come d’intesa, rilanciamo l’intervista. Intanto prosegue la raccolta di firme e alla manifestazione delle Piccole Vigne di Castelvenere il 28 agosto è stato invitato anche l’assessore regionale Gianfranco Nappi e in quella sede saranno consegnate le firme raccolte tra cui prestigiose adesioni come Slow Food Campania, la rivista Porthos, l’Ais di Napoli, Modena e Comuni Vesuviani, Slow Food Avellino.
di Barbara Brandoli e Luigi Metropoli
Se la legge 88 del 7 luglio ha una responsabilità relativa sull’annullamento di fiere e manifestazioni di piazza, che di volta in volta va verificata, è indubbio che affonda le radici in un modus operandi censorio. Quali ripercussioni può avere quest’atteggiamento sull’immagine del vino (che già deve scontare un neo-proibizionismo, visti i provvedimenti circa il tasso alcolico)?
L’atteggiamento complessivo riunito nella tua domanda tende a confondere il vino con qualsiasi bevanda alcolica e, soprattutto, superalcolica, esattamente come una manifestazione come quella taurasina con qualsiasi raduno di rumorosi beoni senza patria. Entrando nel particolare dell’annullamento della fiera, è prassi comune in Italia far pagare a terzi questioni che andrebbero risolte in altre situazioni. L’effetto sul vino – mi permetto di non considerare solo “l’immagine” – in tutti i casi è devastante perché allontana le persone dalla sua natura di nutrimento spirituale.
A proposito dell’annullamento della Fiera Enologica di Taurasi, c’è qualcosa che non torna: Vinalia nel Sannio e tutte le altre iniziative in Campania e in Italia, si sono svolte regolarmente, nonostante la suddetta legge, mentre la Fiera non ha avuto uguale sorte; il sindaco di Taurasi sostiene però che si tratta di due manifestazioni di natura diversa e che la 88/09 è inaggirabile. Ritieni che faccia più danno il decreto 23 della legge 88 o un certo autolesionismo meridionale?
Difficile scegliere. Mi perdonerete la non conoscenza dei soggetti in campo, a cominciare dal Sindaco di Taurasi, quindi mi fermo qui. Temo solo che sfugga, a chi non sente il vino come un amore definitivo, il senso di certi eventi.
Quanto la politica, nelle espressioni locali, può incidere sul lancio di un settore strategico e profondamente radicato in un territorio come quello del vino, specie se si confronta con una doc o docg? Quale responsabilità hanno gli amministratori e quale i produttori nel successo di una docg?
Domanda complessa, meritevole di una lezione accademica. Ti offro una riflessione che possa interessarne almeno un lato. La politica locale dovrebbe essere un soggetto terzo al di sopra delle parti per tenere dritta la barra della custodia di un patrimonio come può essere quello di Taurasi. Non scadere, come è accaduto in molti posti in nome del progresso, nell’accondiscendenza verso quegli imprenditori (predoni) che sfruttano il luogo per bassa cucina contabile. Allo stesso tempo, non far finta di nulla solo perché “il vino non può essere la prima preoccupazione di un’amministrazione pubblica”. Un luogo come Taurasi merita amministratori che non vivano passioni passeggere o idiosincrasie, ma percepiscano un amore completo verso la terra come origine di vita e quindi di benessere continuativo per una comunità. I produttori hanno doveri diversi dagli amministratori, ma non meno onerosi. Innanzitutto la custodia del particolare, in modo che una comunità di produttori vicini alla sostanza della terra possa difenderla dalle scorrerie alle quali abbiamo assistito negli ultimi anni.
Qual è lo stato di salute del settore vino in Campania? Il marketing, la promozione territoriale, l’incapacità a fare sistema più che i vini stessi, sono spesso sul banco degli imputati. Una fiera quanto può essere di aiuto in tal senso? E quale danno può arrecare il suo annullamento?
Non sono così preparato sul tema per poter rispondere a una domanda così precisa, credo che altri possano farlo meglio di me. Credo che fare il vino buono – capace di restituire il luogo che lo genera, in grado di essere in sintonia con il cibo e digeribile – sia già una grande azione di marketing, prima di qualsiasi iniziativa di sostegno, la quale avrà un maggiore e più duraturo impatto se forte di una produzione davvero buona e non emula di qualche altro territorio. Un successo che non si fermi a una stagione di premi o di articoli dedicati, ma che faccia breccia in una clientela che si affeziona ai prodotti, comprandoli anche quando il mercato ha le sue cicliche cadute. Una fiera è utilissima, soprattutto se organizzata in un luogo simbolo di una tipologia e di una regione, direi quasi di una cultura enologica come quella mediterranea di altitudine, così da smentire chi pensa che i vini del sud sono solo morbidi e caldi… Non so calcolare quale danno, certo la polemica su qualcosa che non avviene è di per sé tremenda.
Ringraziamo Sandro Sangiorgi per la sua disponibilità, per aver aderito con tutta la ciurma di Porthos al nostro appello e per aver pubblicato la petizione sul suo sito
Firmate la petizione qui
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