di Gianni Ferramosca
Una volta giunto a Postiglione (Sa), in cima ai vigneti di Tenuta Macellaro, avrei davvero voluto dare un nome a tutta quella meravigliosa natura che si mostrava davanti ai miei occhi, tuttavia, ci ho rinunciato presto, temendo che questo potesse sciupare l’intima essenza di quel paesaggio, di quel prezioso e leggero soffio avvolgente, proveniente direttamente da quei filari.
D’altro canto, non può avere un nome, un luogo con una bellezza cosi dichiaratamente sfacciata.
Oltre alla straordinaria bellezza del luogo, quella di Tenuta Macellaro, mi appare subito come una terra che deve aver ricevuto molta cura e lavoro, prima di presentarsi cosi come si mostra oggi, comodamente distesa al sole ed al vento, nello spazio compreso tra i Monti Alburni ed il nervoso Fiume Calore.
Tale lavoro, lo si nota guardando con attenzione le mani di chi in questo momento raccoglie le uve di Fiano, si tratta per lo più di parenti, persone che hanno in comune quasi tutti lo stesso nome, quello di Ciro Macellaro, ossia, il Nonno di questa bellissima famiglia di “contadini”.
Nonno Ciro, oggi è rimasto seduto sotto il grande albero da cui si domina l’intero vigneto, dal quale, non distoglie mai lo sguardo estasiato, nemmeno quando risponde alle mie domande. Sa benissimo chi sono, e perché sono li, cosi inizia a raccontarmi delle bufale che un tempo pascolavano in questi terreni, una pratica questa, dovuta alla famosa produzione di mozzarelle realizzate presso la vicinissima città di Paestum.
Dopo avermi raccontato tutto, ma proprio tutto della sua terra e della sua vita, chiarisce ancora una volta che il Ciro che firma le bottiglie prodotte in questa azienda, non è lui, ma suo nipote Ciro Macellaro, il figlio di Giovanni.
Infatti fu proprio il giovane nipote, qualche anno fa, a dare il via a questa bellissima avventura, mostrando lungimiranza e capacità tali, da riuscire a mettere in luce in questi pochi anni, potenzialità inaspettate per questo piccolo angolo di Campania.
Capacità, cura e attenzione, che il giovane Ciro dimostra di possedere anche oggi, scegliendo di vendemmiare le sue uve di Fiano, in uno stato di maturazione davvero da manuale.
Va anche detto che Ciro, dopo aver conseguito la laurea in agraria, si è distinto non solo per la produzione dei suoi straordinari vini, ma anche per aver operato da protagonista, assieme ad un piccolo gruppo di altri produttori (quasi tutti orfani della Cantina Sociale di San Lorenzo), un recupero storico per la sua terra, quello dell’Aglianicone degli Alburni, un antichissimo vitigno, portato qui dagli antichi coloni greci che sin dal VII secolo a.C. si stabilirono a vivere in queste zone.
Cosi, attraversando in lungo ed in largo il vigneto, mi imbatto adesso nei generosi grappoli di quest’uva, che qui vedo ed assaggio per la prima volta, non fa nulla se poi qualcuno mi dirà che non è ancora pronta, infatti, la raccolta avverrà quest’anno per la prima volta, tra una ventina giorni.
A mio avviso, se la traccia identitaria espressa dal vigneto dovesse rimanere quella che ho avuto modo di apprezzare al chicco, credo seriamente che Tenuta Macellaro possa generare ulteriori grandi sorprese. Ne sono sicuro.
Oggi, nonostante la bellissima giornata di sole, spira un leggero vento fresco tra i filari, profumato di frutti maturi e di erba appena tagliata. Si tratta dell’aria fresca che si alza dal Fiume Calore, un effetto che di notte si amplifica ulteriormente, producendo in questa zona un importate escursione termica.
Ne giovano, di questa freschezza, persino le signore intente a raccogliere le uve, le zie di Ciro, che con grazia e tanta dolcezza, traducono queste carezze esercitate dall’aria, in un felice e spensierato “canto a voce di campagna“, dove l’unico protagonista di questi canti, è appunto il vino!
Esiste tra questi profumi, in questo vigneto, un senso di rara serenità, di onestà e dedizione al lavoro, assolutamente non comuni, che la Famiglia Macellaro, ama condividere anche a tavola dopo una giornata di duro lavoro.
Un momento, quello del pranzo consumato accanto al grande albero in cima al vigneto, di cui non mostrerò nessuna foto. Si è trattato di un tempo talmente ricco e prezioso, che preferisco custodire tra i miei personali ricordi. Vi mostrerò, invece, la foto di chi mi era seduto di fronte, Zio Luigi, di 83 anni, un uomo mitologico, metà uomo, metà natura, che con la sua personale storia di vita, mi ha fatto apprezzare ancora di più, la bellezza di questa terra rimasta ancora per me, fortunatamente senza nome.
Le uve di Fiano appena raccolte, sono state immediatamente lavorate per poi, in futuro, comporre un blend di Fiano e di Falanghina (anch’essa prodotta qui in Azienda), che alla fine darà vita al “Ripaudo”, il vino di punta di Tenuta Macellaro. Un vino, che oltre alle particolari qualità del terroir in cui viene allevato, porta via con se, anche la personalità di chi lo produce.
Ripaudo Tenuta Macellaro 2014
IGP Colli di Salerno bianco
Scheda Tecnica:
Annata: 2014
Produzione totale: 7300 bottiglie
Uve: 70% Fiano, 30% Falanghina
Allevamento: Guyot
Terreno: Limoso/agilloso d’origine vulganica
Vinificazione: Fermentazione in acciaio termo controllata
Affinamento: Batonage in acciaio 5 mesi
Gradazione alcolica: 13.3°
Vendemmia: Fine Agosto
Tappo: Nomacorc serie Select Bio realizzato con materiali rinnovabili derivati dalla canna da zucchero. Riciclabile al 100%.
Enologo: Ciro Macellaro con alcuni consigli di Sergio Pappalardo
Descrizione: Al calice si presenta di colore giallo paglierino intenso con riflessi verdognoli. Al naso compaiono subito note di frutta a polpa bianca, profumi di ginestre e fiori freschi di macchia mediterranea. Al palato appare succoso ed erbaceo, ben slanciato ed elegante, con un ricco sottofondo minerale. Il finale risulta di ottima persistenza ed in grado di lasciare evidenti ricordi della terra da cui proviene.
Abbinamento: Cucina di mare o di lago
Tenuta Macellaro di Ciro Macellaro
Contrada Vespariello, 84026 Postiglione (SA)
Tel: 0828.0300956
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