di Pasquale Carlo
Il mondo dei bianchi sanniti è particolarmente ricco ed affascinante. Due anime contrapposte di questo intrigante universo le abbiamo degustate durante un gioco a tavola, con piatti preparati utilizzando frutta di stagione. I vini in questione: le annate 2009 del Pelike – Sannio Doc Fiano dell’azienda Oppida Aminea ed il Moscato Sannio Doc, da uve moscato di Baselice a vinificazione secca, di Santiquaranta.
Per quel che concerne le pietanze, il primo piatto erano dei gnocchetti con peperoni, sedano e fichi preparato partendo da un soffritto di cipolla in olio extravergine di oliva; il secondo piatto consisteva in bocconcini di tacchino con prugne fresche ed uva bianca (Cerreto).
Abbiamo degustato entrambi i vini sui due piatti, provando l’abbinamento sia per discordanza che per concordanza di sapori. Il risultato è stato un pareggio, ma quello che è emerso sono state le potenzialità dei due calici.
Il moscato di Santiquaranta, azienda con sede a Torrecuso guidata da Enrico De Lucia e Luca Baldino, è prodotto da uve che arrivano dal Fortore, zona di vendemmie estreme. Da anni parliamo della vinificazione dolce, con il passito prodotto da Masseria Parisi (sempre a Baselice) e dalla stessa Santiquaranta. Ma risulta estremamente interessante questa produzione, provata sia per l’annata 2008 che per la 2009. Con abbinamenti estremi. La 2008 l’avevamo consumata (su consiglio di Enrico) sul gorgonzola; il risultato era stato soddisfacente. In questa occasione il vino ci ha convito pienamente accompagnando gli gnocchetti, piatto decisamente non semplice. Naso di grande intensità olfattiva, un’invasione di fiori e frutta bianca. Al primo impatto al palato si è sprigionata tutta l’aromaticità del moscato con piacevoli note di leggero agrumato, mentre il finale si è mostrato con una trama piacevolmente asciutta, finemente sapida, quasi spiazzante da quanto ci indicava in apertura il naso.
Il fiano di Oppida Aminea è vino di grande stoffa, bilanciato e di estrema piacevolezza. Anche in questo caso parliamo di un frutto che arriva da vigneti posti in alto (siamo intorno ai 400 metri sul livello del mare). La tenuta di circa 35 ettari che i fratelli Muratori hanno acquistato poco fuori Benevento è impiegata per produrre i bianchi (falanghina, greco e fiano) del ‘Progetto Arcipelago’ (oltre ai vini sanniti, le bollicine in Franciacorta, i rossi in Toscana ed i vini dolci ad Ischia). Una zona particolarmente vocata e dotata anche di belle escursioni termiche, che si avvertono tutte al naso dove si scorge immediatamente una bella mineralità. ‘Pelike’ (il nome è quello dell’anfora utilizzata nei simposi e nelle cerimonie religiose nel periodo magno-greco ed etrusco) colpisce al palato per la morbidezza avvolgente e la bella carica alcolica, mentre piace la sapidità lunga e fitta che accompagna persistentemente il finale. Anche questo, dunque,un vino estremo, capace di reggere confronti con una ampia offerta gastronomica. In questa occasione lo abbiamo preferito su un secondo di carne bianca particolarmente dolce. Lo attendiamo su piatti interessanti della cucina di pesce, a partire dai primi con crostacei.
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