di Marina Alaimo
Il Fiano di Avellino di Rocca del Principe ha molto seguito di pubblico all’enoteca Treqquarti di Massimo Petrone nel centro storico di Somma Vesuviana. Viene apprezzato sia all’ora dell’aperitivo che a cena e quindi era ormai d’obbligo organizzare un incontro con il produttore Ercole Zarrella. I suoi vigneti sono a Lapio, sulla collina Arianello, famosa tra gli eno appassionati per essere uno dei migliori cru di fiano di Avellino. Lapio è una zona particolarmente vocata per la viticoltura, specializzata nella produzione di fiano solo negli anni 70.
Ercole racconta che qui prima di questo periodo nel quale la famiglia Mastroberardino ha avuto l’intuito di investire nel fiano, era l’aglianico a farla da padrone tra i filari. Di uva fiano ce n’era poca ed era utilizzata dai contadini per produrre uno spumante da uso personale. Ogni cosa qui gioca a favore della viticoltura ed è l’unica zona in cui due docg irpine si incontrano, Taurasi e Fiano di Avellino, mentre nel resto dell’areale i territori dei singoli disciplinari sono unici e ben distinti tra loro. Il suolo è sciolto con un alto strato di ceneri vulcaniche in superfice, sotto il quale il terreno è in prevalenza calcareao. Il clima è freddo e con forti escursioni giorno notte per l’altitudine che va oltre i 600 metri s.l.m., le vigne sono ben soleggiate e ventilate. Qui Ercole e sua moglie Aurelia curano personalmente 6,5 ettari di vigneto che si tramandano in famiglia da diverse generazioni. Seguendo una consuetudine familiare, il fiano si fa macerazione sulle bucce in fermentazione e, seguendo poi un’idea personale, viene lavorato unicamente in acciaio. Nel tempo hanno selezionato i cloni di fiano di Lapio per impiantarli nei propri vigneti.
In degustazione di quattro annate, 2009, 10, 11, 12, il fiano Rocca del Principe ha rivelato un carattere eccezionale, di grande spessore, confermandosi una delle migliori espressioni.
Annata piuttosto calda e asciutta la 2009, il vino in apertura si racconta tra toni minerali e leggermente fumè, poi frutta di pesca gialla matura e spezia di anice stellato. Il sorso è pieno e scorrevole, energico nella freschezza.
Strepitosa e da attendere l’annata 2010, l’andamento regolare del clima ha permesso al vino di esprimersi al meglio. Da attendere ed inseguire al naso, fa pensare ad un riesling per i sentori di idrocarburi e muschio bianco, delicato nei toni di gesso, fruttato di pera. Anche il sorso sa sedurre gli ospiti attentissimi al suo racconto: ha materia ben sostenuta dalla freschezza vibrante, ma mai fuori dalle corde, lungo e salino in chiusura.
Le piogge ritardano la vendemmia del millesimo 2011, ancora diverso nel bicchiere: agrumato, nocciola tostata, giglio bianco e torna il filo conduttore della mineralità. All’assaggio si conferma anche in questo caso un grande fiano, di carattere e spinto nella freschezza.
La 2012 raggiunge i toni dell’eccellenza ritrovati nella 2010. Mostra colori e toni giovani, croccante nei profumi di pera, giglio bianco, appena fumè e tostato di nocciola. Più snello e tagliente nella freschezza, cristallino e da attendere con grandi aspettative .
L’enoteca Treqquarti è in via Gramsci 15 Somma Vesuviana (Na) www.treqquarti.it
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