di Enrico Malgi
Sono consapevole che potrei essere tacciato di partigianeria se affermo che tra i tanti vini bianchi che assaggio preferisco soprattutto quelli irpini. Ma penso che ci sia comunque una ragione di base incontestabile a supporto della mia tesi: nessuna altra provincia italiana come quella di Avellino può vantare una serie di eccellenti vitigni a bacca bianca come il Fiano di Avellino Docg, il Greco di Tufo Docg, la Falanghina Dop e la Coda di Volpe Dop.
Tra questi devo confessare che nutro una leggera preferenza per il Fiano di Avellino, per i motivi che spiegherò dopo. Intanto mi ritrovo tra le mani un’ottima bottiglia di Fiano di Avellino Docg 2020 di Tenuta Sarno 1860 (azienda che coltiva soltanto Fiano), che ho appena testato. La vinificazione è stata elaborata attraverso una pressatura soffice e poi la metà della massa viene sottoposta ad un processo di macerazione a contatto con le bucce in vasca d’acciaio per un mese, mentre l’altra metà viene vinificata senza le parti solide del grappolo. Dopo un mese le due masse vengono riunite ed insieme affinano in acciaio sulle fecce fini a temperatura controllata per un anno e poi il vino viene elevato in vetro per sei mesi prima di essere commercializzato. Si usano soltanto selezionati lieviti neutri. Prezzo finale di circa 17,00 euro.
Il risultato finale è questo: alla vista si presenta un coreografico colore giallo paglierino non troppo carico, ma sicuramente palpitante di gioia. Dal goliardico ed ampio bouquet si sprigionano generosi ed eclettici profumi, che come input varietale propongono al naso voluttuose e dominanti fragranze di nocciola, a cui fanno seguito doviziosi afflati di tanta buona frutta fresca: pesca bianca, mela golden, pera williams, melone bianco, mandarancio e ananas. Lo spettro aromatico continua poi a lanciare gradevoli effusioni floreali di acacia e gelsomino, costumanze odorose di erbe aromatiche e nobili proposizioni speziate. L’impatto del sorso sulla lingua scuote subito tutto il cavo orale, laddove si materializza una corale e benefica percezione di avvolgenza, sensualità, leggiadrìa, freschezza, morbidezza, sapidità, mineralità, eleganza, equilibrio e dinamicità. Silhouette affascinante, sontuosa, raffinata, intrigante, conturbante e corroborante. Tensione gustativa profonda, solida, fibrosa, balsamica ed aggraziata. Longevità a lunga scadenza. Scatto finale sublimato da un’edonistica persistenza. Da preferire su un risotto ai frutti di mare, oppure su un piatto di pasta e cavolfiore e poi su un’ottima frittura di pesce.
Dopo tutto questo, ditemi se non ho ragione nel preferire il Fiano di Avellino?
Sede legale ad Avellino – Contrada Serroni, 4/b
Tele Fax 0825 26161 – Cell. 339 7265669
info@tenutasarno1860.it – www.tenutasarno1860.it
Enologo: Vincenzo Mercurio
Ettari vitati di proprietà: 3, più 10 in affitto
Bottiglie prodotte: 28.000. – Vitigno: Fiano.
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