di Enrico Malgi
Scusatemi, ma devo ripetermi per forza non ne posso fare assolutamente a meno: ammetto che amo svisceratamente tutti i vini bianchi della Campania in egual misura. Se proprio bisogna fare una piccola distinzione allora dico senza esitare che il Fiano di Avellino è il mio preferito. Ecco l’ho detto!
Prendiamo per esempio il Fiano di Avellino Docg Colli di Lapio di Clelia Romano che ho assaggiato e monitorato tante volte nel corso degli anni, come il millesimo 2015 che ho testato anche recentemente a distanza di tre anni.
Maturazione in acciaio e poi affinamento in vetro per sei mesi. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale orientativo intorno ai 20,00 euro.
Mi rendo perfettamente conto che un vino bianco vecchio di circa otto anni può destare un poco di perplessità da parte di chi non è avvezzo. Ma, come si dice, “provare per credere”. Ed infatti nel bicchiere risalta una tonalità di giallo paglierino luminosamente dorato. L’eterogeneo e sontuoso bouquet catalizza tutta l’attenzione possibile da parte di un naso estremamente attento e disponibile. L’incipit olfattivo trasmette subito una nobile percezione fruttata di nocciola, come nota dominante, insieme a nuances di pera, pesca bianca, albicocca, mela annurca, gelsomino, ginestra, camomilla, tiglio, acacia, menta, muschio citronella e mineralità. Sospirosi poi gli aliti speziati di ottima caratura. In bocca fa il suo ingresso un sorso fresco, penetrante, scorrevole, ampio, avvolgente, arrotondato, morbido, sapido, succoso, comunicativo, scattante, solido e dotato di ottimo corpo. Tensione palatale elegante, sfaccettata, cangiante, espansiva, ariosa, raffinata e dinamica. Appeal seducente, affascinante e pregevole. Serbevolezza ancora tutta da verificare. Chiosa finale appagante e persistente. Ottimo l’abbinamento su un piatto i vermicelli a vongole e frittura di pesce.
27 aprile 2020
di Enrico Malgi
Diciamocelo francamente, cosa ci si aspetta da un vino bianco di razza? Prima di tutto che sia molto fresco, frutto di una carica acida molto elevata che faccia salivare la bocca, la resetti e di conseguenza la prepari ad accogliere il boccone senza alcun problema. Basta così? Certamente che no! Deve essere anche avvolgente, scorrevole, arioso, seducente, fruttato, floreale, morbido, aggraziato, sapido, elegante, pervasivo e dinamico. Deve anche lasciare la bocca del tutto soddisfatta, derivante da una traccia finale appagante e persistente. E deve durare integro per molti anni, per cui ci si può fare assoluto affidamento per trovarlo pronto quando è il momento di riassaggiarlo. Deve poi essere abbinabile a tanti piatti e, per finire, deve costare una cifra gusta ed adeguata.
Scusa allora se ho capito bene hai tratteggiato l’identikit del Fiano di Avellino è così? Ebbene sì lo ammetto, si tratta proprio di uno specifico Fiano di Avellino Docg, quello dei Colli di Lapio 2015 di Romano Clelia, che ho degustato di nuovo recentemente rispettivamente dopo circa cinque anni e tre anni e mezzo dai miei ultimi assaggi.
Dicembre 2020
di Enrico Malgi
Per le feste di Natale ho pensato di stappare un’eccellente bottiglia di Fiano per accompagnare i classici piatti a base di pesce: Fiano di Avellino Docg 2015 Colli di Lapio Romano Clelia. Un millesimo che avevo assaggiato già tre anni fa e poi ancora due anni orsono. In questo modo ho potuto sperimentare la tenuta di questo vino e seguire la sua evoluzione temporale.
Maturazione in acciaio e poi affinamento in vetro per sei mesi. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale orientativo intorno ai 20,00 euro. Un vero regalo.
A distanza di più di cinque anni dalla vendemmia il colore si è assestato su una tonalità di giallo dorato e splendente. Espressivo e bene articolato il ventaglio olfattivo, che regala al naso ricamati e leggiadri profumi fruttati e floreali di gioventù. In bocca arriva un sorso fresco, profondo, elegante, fibroso, vibrante, balsamico, sapido, speziato, equilibrato, strutturato, grasso ed ancora in piena fase di spinta. Questo vuol dire che il vino può resistere ancora per molti anni. Un bianco favoloso e pieno di energia, che può competere ad armi pari con i migliori bianchi del mondo. Da abbinare a piatti di mare, ma senza disdegnare anche qualche pietanza di terra senza pomodoro.
Report del 26 dicembre 2018
Colore giallo paglierino splendente. Sentore di nocciola in primis e poi essenze di albicocca, di pesca, di mela golden, di agrumi, di tiglio, di citronella e di eucalipto. Rimandi fumé ed idrocarburi, pur senza l’apporto del legno. Attacco in bocca pieno, soave, elegante, raffinato, calibrato e fresco, ma il disegno palatale è anche grintoso, strutturato, vibrante, materico e di ottimo corpo. Finale appagante e persistente. Ottima esecuzione di un vino territoriale da abbinare a piatti di mare ed in parte anche a quelli di terra. Ancora lunga vita davanti a sé.
Report del 21 agosto 2017
Il colore giallo paglierino vira già verso un cromatismo più carico. L’impatto olfattivo è segnato da un bouquet elegante e persistente. Pregevoli le suadenze fruttate di pesca bianca e di cedro, che si alleano a deliziosi sussurri di biancospino ed a refoli di timo. Bocca ampia ed accogliente, per un sorso freschissimo e dissetante. Sapido, polposo, tensitivo, preciso e centrato il palato. Finale avvolgente e persistente. Darà il meglio di sé tra qualche anno ancora.
Sede a Lapio (Av) – Contrada Arianiello, 47
Tel e Fax 0825 982184 – Cell. 348 7626010
Enologo: Angelo Pizzi
Ettari vitati di proprietà: 5 – Bottiglie prodotte: 65.000
Vitigni: Aglianico, Fiano e Greco
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