Sapevo perfettamente di compiere un infanticidio quando dalla cantina ho tirato fuori la magnum di Fiano di Avellino 2012 di Maura Sarno, ma le belle bottiglie vanno condivise con gli amici e quindi, bando alle remore.
La 2012 è stata una grande annata per questo vitigno, lo provano le continue degustazione che abbiamo fatto. Tra l’altro questa bottiglia vinse un importante concorso a Venezia due anni dopo.
Il Fiano di Avellino 2012 di Maura Sarno Migliore Vino Assoluto alla Grande Festa del Vino di Mirano
Nella scheda che riporto qua sotto, di dieci anni, il buon Enrico Malgi consigliava di dimenticarlo per almeno sei sette anni. Noi lo abbiamo aperto dopo 11 anni e abbiamo trovato un bianco perfetto, lungo, ampio, assolutamente valido, ricco di vita e di energia. Una prova di forza strabiliante che ha sorpreso anche me ormai abituato alle perfomance di questo grande bianco. In una degustazione alla cieca mai avrei potuto supporre una etò avanzata. Nessun cenno di cedimento né al naso, tanto meno al palato.
Un vino di carattere, che conferma la vocazione di Vincenzo Mercurio ai grandi bianchi e che ne fanno, a mio parere, uno dei più grandi enologi bianchisti di tutti i tempi. Incredibile la sua capacità di come riesca a rappresentare non solo il territorio e la sua specificità, ma addirittura la personalità del viticoltore in bottiglia.
Era caldo, e il bianco di Maura è andato ben presto esaurito tra frizzi e lazzi, in una atmosfera conviviale, bella distesa. Certo, è stato un peccato aprire questa Magnum, ma alla fine ne è valsa sicuramente la pena.
REPORT DEL 6 NOVEMBRE 2013
Tenuta Sarno 1860
Quale territorio irpino interessato dalla docg produce il miglior Fiano? E quale azienda locale? Non è facile rispondere a questi due quesiti, in quanto esistono areali variegati e differenti tra loro che danno comunque univocamente sempre eccellenti risultati e così si può affermare per le aziende interessate, che negli ultimi tempi hanno compiuto progressi enormi sul piano qualitativo, tanto da riscuotere innegabili successi a livello nazionale ed internazionale.
Una su tutte, prendiamo per esempio L’azienda Tenuta Sarno 1860 di Candida (Av), attiva dal 2004, di Maura Sarno, che produce soltanto il Fiano di Avellino Docg Sarno 1860, e seguita dal 2009 da Vincenzo Mercurio certamente uno degli enologi più interessanti della giovane generazione. Insieme formano sicuramente una coppia vincente ed affiatata.
Tanto è vero che in pochi anni questa Cantina ha ricevuto i più importanti e prestigiosi riconoscimenti che la pongono al vertice della viticoltura campana e nazionale. Basti menzionare che proprio quest’anno il Fiano d’Avellino 2011 di Maura ha conquistato il primo posto alla rassegna nazionale di Mirano (Ve), in cui concorrevano ben 213 vini di ogni tipologia e territorio. E lo stesso millesimo ha poi vinto il Concorso Ape Regina; ed ha conseguito la Chiocciola di Slow Wine; i Cinque Grappoli di Bibenda; le Cinque Bottiglie dalla Guida dell’Espresso; l’eccellenza dalla Guida Veronelli; è poi arrivato in finale per i Tre Bicchieri del Gambero Rosso e per finire ha ottenuto il secondo posto a Radici del Sud da parte della giuria nazionale. Come si può notare, si tratta sicuramente di un percorso esaltante ed impressionante!
Ed allora per la mia degustazione ho voluto espressamente dedicarmi all’ultimo millesimo appena arrivato sugli scaffali delle enoteche, il 2012. L’uva è maturata a circa 600 metri sul livello del mare, su un terreno di natura argilloso-calcareo ed interessato da forti escursioni termiche. Dopo la vendemmia effettuata rigorosamente a mano verso la metà di ottobre e la successiva fermentazione a temperatura controllata, il vino è transitato in contenitori di acciaio per sei mesi per affinarsi sulle fecce fini ed è stato poi elevato in bottiglia per altri sei mesi. La gradazione alcolica è arrivata a toccare i 13° C.
Il colore che risalta nel bicchiere stranamente non è proprio allo stato embrionale e clorofillizzante come la giovinezza del vino lascerebbe supporre, ma vira già verso un paglierino moderato, con luccichii verdolini ai bordi. Evidentemente la sosta prolungata del vino sulle fecce ha dato i suoi risultati anche dal punto di vista cromatico. Al naso il vino dispensa intriganti e pervasivi profumi fruttati di pera, di nocciola e di agrumi; nuances olfattive di colorati fiori prataioli; odorosi sbuffi minerali; e delicati e suadenti sentori sapidi, affumicati, erbacei e terrosi. L’impatto in bocca svela subito un profilo aromatico stupefacente, godibilissimo, affascinante, aristocratico, pieno e direi quasi corposo. Al palato è rinfrescante, avvincente, dinamico, mineralizzante, fruttato, sapido, polposo, elegante, sensuale, raffinato, morbido, mieloso, nocciolato, accattivante e chiude con un finale lungo e godibile lievemente amarognolo.
Un vino caratterizzato da una grande e complessa personalità, da uno stile rigoroso ed appassionato e che è destinato sicuramente ad una lunga serbevolezza.
Il consiglio che vi do è questo: fatene grossa scorta e poi dimenticate le bottiglie in cantina almeno per altri 6-7 anni e vedrete che non ve ne pentirete. Da abbinare in questo momento a piatti a base di riso e poi pesce, crostacei, carni bianche, verdure e formaggi freschi.
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Candida (Av) – Contrada Serroni, 4
Tel. e Fax 0825 26161
www.tenutasarno1860.it
Enologo: Vincenzo Mercurio. Ettari vitati: 11, Bottiglie prodotte: 4.000. Vitigno: Fiano
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