di Enrico Malgi
Le molteplici ricorrenze di Natale, di fine anno ed inizio del nuovo rappresentano un appuntamento irrinunciabile per festeggiare con copiosi abbuffate e libagioni. E per questo motivo un posto di riguardo è riservato sempre alla degustazione di grandi vini e spumanti. Nell’occasione anch’io ho cercato di approfittarne, stappando bottiglie di alto valore qualitativo. Dopo il Terra di Lavoro di Galardi, mi sono dedicato ad un altro must della vitienologia campana: il Fiano di Avellino Docg dell’azienda Colli di Lapio di Clelia Romano, che ho degustato attraverso un’interessante mini verticale: 2017-2016-2015-2014. Ed ecco qui le mie impressioni.
Fiano di Avellino Docg 2017. Fermentazione e maturazione in acciaio. Affinamento in bottiglia per sei mesi. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale intorno ai 20,00 euro.
Annata calda e siccitosa per questo millesimo bambino. Nonostante tutto, però, le potenzialità sono molto evidenti, a cominciare dal bel colore giallo paglierino lucente e venato leggermente di verde. All’olfatto si presentano in rivista soprattutto credenziali fruttate e floreali, che si esprimono con note di nocciola, di pesca, di ananas, di tiglio, di camomilla e di acacia. Rimandi mentolati e muschiati. Bocca fresca, elegante, sapida e minerale. Palato scattante, equilibrato e tonico. Chiusura lunga e piacevole. Darà il meglio sé fra quattro-cinque anni. Sulla classica cucina di mare campana.
Fiano di Avellino Docg 2016. Tasso alcolico di tredici gradi.
Veste cromatica più evoluta che vira già verso un colore giallo paglierino carico. Per la tipologia si tratta comunque di un vino ancora molto giovane, ma che sta cercando di riassestarsi al meglio. Incontro perfettamente riuscito tra la componente fruttata e quella floreale di ottima stoffa e splendidamente supportate entrambe da note di macchia mediterranea. In aiuto anche pregevoli fragranze speziate. Sorso aromatico, sapido, agrumato, equlibrato ed armonicamente in linea. Bocca complessa, tagliente e sospirosa. Retroaroma leggermente amarognolo e fumé. Spaghetti alle vongole e mozzarella di bufala.
Fiano di Avellino Docg 2015. Gradazione alcolica di tredici e mezzo.
Colore giallo paglierino splendente. Sentore dia nocciola in primis e poi essenze di albicocca, di pesca, di mela golden, di agrumi, di tiglio, di citronella e di eucalipto. Rimandi fumé ed idrocarburi, pur senza l’apporto del legno. Attacco in bocca pieno, soave, elegante, raffinato, calibrato e fresco, ma il disegno palatale è anche grintoso, strutturato, vibrante, materico e di ottimo corpo. Finale appagante e persistente. Ottima esecuzione di un vino territoriale da abbinare a piatti di mare ed in parte anche a quelli di terra. Ancora lunga vita davanti a sé.
Fiano di Avellino Docg 2014. Tenore alcolico di quattordici gradi.
Bicchiere segnato da un colore giallo paglierino carico, che vira verso il dorato. Impatto olfattivo oggetto di un pot pourri profumato di suadenze fruttate come da varietale: nocciola, pesca, mela ed agrumi, a cui si associano refoli odorosi di cedro, di biancospino, di menta, di felce, di timo e di mentolo. Bocca ampia, accogliente, centrata, scattante, salivante di acidità, sapida, polposa, grassa e dinamica. Azione palatale ancora in work progress, per un futuro disegno ancora tutto da scoprire. Affondo finale avvolgente, seducente e lungo. Su primi di mare, crostacei, molluschi e latticini. Ovviamente per le prossime festività il Fiano di Clelia è da considerarsi un ospite molto gradito.
Sede a Lapio (Av) – Contrada Arianiello, 47
Tel e Fax 0825 982184 – Cell. 348 7626010
Enologo: Angelo Pizzi
Ettari di proprietà: 5 – Bottiglie prodotte: 65.000
Vitigni: fiano, greco ed aglianico
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