di Lello Tornatore
E’ forte il desiderio di ritrovarci , nel solito gruppo di appassionati di vino ” A Casa de_Gustavo”(andatelo a visitare su Facebook) composto da wine-lovers, corsisti Ais, sommelier e persino un degustatore ufficiale Ais, nonchè ginecologo in pensione. Non riusciamo ad incrociarci a Taurasi per l’Anteprima Taurasi, ed allora pianifichiamo subito per vederci il martedì successivo “A Casa de_Susanna”, ufficialmente per ripassare gli argomenti d’esame Ais al quale dovranno sottoporsi di qui a qualche mese la maggior parte del gruppo, di fatto per stare insieme. Il consueto clichè, tu cucina questo, io cucino quello, i vini? Io porto questo, tu porti quello…Non avendo ancora dato conferma della della mia presenza, alle 15:00 del pomeriggio, mi balena in testa un’idea . Chiamo Luigi Sarno, l’enologo-patron di Cantina del Barone, giovanotto ventisettenne, riccioluto, moro, giubbino di pelle stile Marlon Brando in “Fronte del Porto”, e lo convinco in quattrequattrotto a partecipare alla serata con una miniverticale di Fiano del suo areale.
Ecchècavolo, avranno pure diritto di capirne qualcosa sulla memoria storica dei nostri vini, questi baldanzosi corsisti, prima di affrontare il durissimo esame A(h)is? Detto fatto, alle 19:45 ci troviamo a Sorbo Serpico dalla solare Susanna che ci accoglie, come al solito a bvaccia apevte, con la sua consueta evve moscia . Non so se l’ha sempre avuta o se la pratica da quando ha incominciato il corso per sommelier, così, giusto per darsi un tono più da …cugina d’oltralpe. Bandendo alle ciancie, presentato a tutti l’enologo-barone, procediamo immediatamente alla degustazione .
Campione di botte” Fiano 2010 cru “Particella 928
Si presenta leggermente velato a causa dell’affinamento sulle fecce fini e perchè non è stato ancora filtrato.
Il colore non è ancora definito, in regola con la relativa fase di evoluzione del vino, lascia intravedere un potenziale giallo paglierino vivo.
L’intensità, e quindi la prima botta al naso che avvertiamo è la fragranza, frutto del lavoro dei lieviti appena terminato. In successione le embrionali note floreali (acacia) e fruttate (frutta gialla) appena accennate, stante la fase di azione degli enzimi intenti ad operare la rottura di macromolecole per la formazione dei precursori aromatici. Al gusto si sente tutta la spigolosità di una spalla acida sicuramente non bilanciata da eventuali morbidezze di là da venire. Corpo pieno, caldo, ancora poco morbido.Non possiamo dare voti a questo vino, significherebbe valutare l’esperienza di un “bambino di tre mesi”, l’assaggio, a scopo didattico, doveva servire per far conoscere ai corsisti la prima fase di evoluzione di un vino.
Fiano di Avellino docg 2009 cru “Particella 928” voto 85/100
Qui invece notiamo un bel colore giallo paglierino vivace, dotato di intensità luminosa e lucentezza.
Al naso si percepisce una forte intensità di fiori bianchi (acacia , gelsomino) e frutta gialla ( pera, mela golden) e qualche nota di frutta secca (nocciole) . Abbiamo avvertito, in terza battuta, anche un sentore erbaceo (paglia), che andando ad aggiungersi agli altri, ne determina una notevole complessità. In bocca abbiamo registrato un bell’ingresso largo, polposo ma pulito, buona anche la lunghezza sostenuta oltre che dalla notevole freschezza anche da una sorprendente sapidità. A dispetto dell’annata, non proprio delle più felici in termini meteorologici, prevediamo per questo vino una bella longevità.
Fiano di Avellino docg 2007 voto 82/100
Per quanto riguarda il colore, ci risulta un giallo paglierino carico, qualcuno dice con nouances dorate.
Ancora buona vivacità e lucentezza. All’olfatto avvertiamo un sentore intenso di fiori dal profumo deciso (zagara, magnolia) e di frutta gialla matura (pera, mela), e ancora frutta secca (nocciole), qualcuna, Rita, aggiunge mandorla. Abbastanza buona la persistenza, valutata l’annata calda a cui è stato sottoposto l’areale di Aiello-Cesinali-S. Michele.
Fiano di Avellino doc 2000 voto 87/100
Siamo ancora nel disciplinare della doc (la docg parte dalla vendemmia 2003).
Osservando il vino su un fondo bianco, notiamo un bel colore giallo dorato sorprendentemente vivace e luminoso. Al naso, personalmente sono rimasto interdetto nei primi cinque minuti : oltre alla frutta, non riuscivo a sentire altro. Ma nei successivi cinque minuti,alle mie narici si è aperto un ventaglio olfattivo di notevole intensità e complessità . Alla confettura di albicocca, si è aggiunto il sentore di frutta secca tostata
(nocciole e mandorle), thè verde e perfino una decisa nota minerale di zolfo. Tale nota minerale è stata avvertita per primo da Gennaro Albano, degustatore ufficiale AIS, per il quale questo è il millesimo che lo ha colpito di più.Infatti, abbiamo valutato un ingresso sapido in bocca, con freschezza mitigata dal tempo ma sufficiente a sostenere il buon corpo del vino. Gusto pieno e lungo, con sensazioni avvolgenti che perdurano con piacevolezza.
Fiano di Avellino doc 1999 voto 89/100
La valutazione sul colore è unanime : giallo dorato carico con ancora buona vivacità e lucentezza.
Una lievissima nota di maderizzazione ci arriva al naso, subito sovrastata da sentori prevalentemente secondari e terziari : frutta secca tostata(mandorle e nocciole), confettura di frutta gialla, cotognata, miele, foglie secche, ed infine roccia e pietra focaia. Si riconfermano, al palato, le sensazioni percepiteal naso, ma in funzione retrolfattiva e più concentrate. Quindi ritornano tutti i sentori e ancora una volta la sapidità completa il tutto e rende la beva lunga, pulita ed elegante. Averne ancora di questo vino…
Bellissima esperienza, a detta di tutti i partecipanti, da ripetere sicuramente, magari con più aziende e più annate . Promesso!!! E’ molto importante tracciare una memoria storica delle annate, e naturalmente quante più annate si hanno a disposizione, maggiore sarà la conoscenza da utilizzare per il futuro. Per esempio, nelle valutazioni finali, Luigi Sarno ha riconosciuto che tali esperienze sono fondamentali per lui, in quanto gli consentono di far tesoro di alcuni errori fatti nel passato, tipo la diraspatura delle uve prima di andare in pressa che determina una perdita di parte dell’erbaceo e del tannico, fondamentali per la longevità del vino. Oppure la mancata pratica dell’affinamento sulle fecce fini che determina una minone intensità aromatica.
Alla luce di questi risultati, per l’annata 1999, realizzata da un ragazzino di diciassette anni (ora ne ha ventisette), studente dell’Istituto Agrario di Avellino, sorretto solo da alcuni consigli carpiti al dott. Rocco Rotunni, laurea in scienze agrarie a Piacenza e successiva specializzazione in enologia, enologo di Mastroberardino negli anni ’90, al quale sino al ’97 la famiglia Sarno aveva conferito le uve, ci siamo domandati tutti, alla fine dell’incontro, che cosa potrà diventare questo cru “Particella 928” annata 2009 (ma anche la 2010), di qui a una decina di anni, e con l’esperienza di oggi grazie anche a queste verticali?
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