Non poteva esserci sede più bella di Villa Grazioli a Frascati per una serata dedicata al Fiano di Avellino con l’Ais Castelli romani, nata quasi per gioco sul lungomare di Sapri l’estate scorsa con Diego Vicarelli.
Un bianco nel paese del bianco sta sicuramente a proprio agio:-)
Di fronte ad una sala zeppa e qualificata ho proposto sette Fiano di Avellino espressioni di diverse tendenze stilistiche e di diversi areali del 2013 più un pirata 2009. Sono infatti convinto che quando si offre lo spaccato di una denominazione la strada più giusta non è scegliere i propri vini preferiti o quelli che si ritengono migliori, ma offrire alla platea il maggiore ventaglio di interpretazioni per dare la possibilità di scelta.
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Fiano di Avellino 2013 Rocca del Principe
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La decisione di Ercole Zarrella di allungare di un anno l’uscita si è rivelata lungimirante e vincente. Il Fiano, improntato allo stile di Carmine Valentino, si distingue per piacevoli note agrumate e di mela allungato da note balsamiche e di macchia mediterranea. Un naso gentile, persistente ma non esuberante, a cui fa da contraltare grande freschezza, sapidità e l’inizio di un equilibrio che il vino deve ancora raggiungere. Voto 90
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Fiano di Avellino 2013 Tenuta Scuotto
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Questo vino ci era già piaciuto tantissimo nelle degustazioni coperte di Slow Wine ma venerdì di è espresso alla grande. Da Valentino a Valentino, ma stavolta è Angelo, che nel bicchiere cerca più ricchezza. Il bianco, così impostato, esprime bei profumi di mela matura, zafferrano, fiori, mentre al palato alla iniziale sapidità subetra una dolcezza fruttata non stucchevole e ben equilibrata dall’alcol e dalla freschezza. Voto 91
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Selvecorte Fiano di Avellino 2013 Contrada
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Una delle due espressioni del Fiano di Candida, l’altra come sapete è Maura Sarno. Il Selvecorte si è presentato già in equilibro ed evoluto, tanto che i sentori di mela fresca dei primi due qua diventano queli precisi di mela cotta con sbuffi mentolati. Al palato l’acidità non è scissa, maè dentro il corpo del vino e lo sostiene molto bene. Un vino insomma da stappare subito senza perdere molto altro tempo. Voto 88
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Vigna Acquaviva Fiano di Avellino 2013 Montesole
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Uno dei tre cru di questo storico vinificatore di Montefusco. Il Fiano viene da Prata del Principato Ultra ed ha ottenuto un consenso incredibile bevuto coperto in degustazione Slow wine. Ha un naso complesso e intrigante in cui mela e frutta bianca, agrumato e salvia, note fumé si alternano in continuazione. In bocca l’acidità è ancora scissa e trascina il resto del vino nel palato in due mosse, salivazione e centro bocca, prima di una chiusura travolgente, pulita e precisa. Voto 90
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Alimata Fiano di Avellino 2013 Villa Raiano
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Alimata costituisce sin dalla prima uscita una grande espressione dell’areale di Montefredane. Un bianco che allunga le distanze proprio con il passare del tempo, come abbiamo già potuto verificare in una verticale di Alimata, Ventidue e Contrada Marotta a Salerno. Questa superiorità è dovuta non solo alla decisione di aspettare un anno, ma anche alla intepretazione in cui alla forte mineralità, segnata dal tono fumé, si aggiunge una buona ricchezza fruttata e tantissima freschezza. Voto 92
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Fiano di Avellino 2013 Ciro Picariello
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Il Fiano di Avellino 2013 ha una spinta emozionale unica che lo avvicina molto alla mitica 2006. Siamo ancora alle prime battute, ma quello che colpisce è la incredibile complessità olfattiva capace di spaziare dalla frutta ai cenni di idrocarburi e di cenere, dal balsamico ai funghi appena accennati in un crescendo assoluto man mano che il vino si riscalda. Al palato è scattante, veloce, preciso, sapido, ricco di energia. Voto 93
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Exultet Fiano di Avellino 2009 Quintodecimo
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Il Fiano di Luigi Moio ha fatto da pirata in quanto è una annata diversa. Sei anni dimostrano un vino ancora in evoluzione in cui il rapporto tra frutto e legno è ancora alla ricerca del proprio equilibrio ma nel quale la freschezza continua a giocare un ruolo fondamentale nell’olfatto e nella beva. Un Fiano che andrebbe confrontato con gli altri 2009 per essere ben inquadrato ma che ho voluto inserire proprio per dimostrare lo stato dei lavori in corso di una frontiera il cui passaggio è obbligato per passare dalla buona frutta al buon vino: l’uso centrato del legno. Voto 90
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CONCLUSIONE
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Oggi dopo vent’anni dall’inizio del rinnovamento vitivinicolo ho ottenuto un risulato certo concreto: i migliori Fiano aspettano almeno un anno per uscire. Oggi sembra una sciocchezza, ma è stata una vera e propria rivoluzione culturale in un contesto dove il cliente pensava che il ristoratore lo volesse imbrogliare quando gli offriva un bianco non di annata.
Ma non è solo questo l’elemento su cui riflettere. C’è infatti l’aspetto che, al di là delle diverse sfumature intepretative, i profumi e il tono palatale fanno parte di una stessa famiglia ormai abbastanza facilmente identificabile, mela, agrumato, note fume e poi sapidità, toni amari finali e freschezza.
Questa impostazione distingue il Fiano, e direi i bianchi campani, da quasi tutti i bianchi italiani facendone vini moderni, comprensibili ovunque nel mondo e soprattutto abbinabili al cibo, come si è dimostrato con l’ottimo casatiello preparato da Maria Grazia Viscito, alias Cooking Planner:-)
Una serata magnifica, grazie all’Ais Castelli Romani per la perfetta organizzazione, la passione e la competenza. Il ritorno di notte, circa 200 chilometri, è stato leggerissimo dopo questa esperienza!
Foto di Maria Grazia Viscito
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