Uva: fiano di Avellino
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Dalla scheda 2010 ne è passato di vino nelle vasche di acciaio di Ercole Zarrella e lo abbiamo visitato spesso e volentieri ammirandone la tenacia e soprattutto la lungimiranza: anchelui ha deciso di uscire in ritardo con il Fiano 2011 iscrivendosi di ufficio al campionato di serie superiore, dove basta partecipare per essere un big del Fiano.
Rileggendo la scheda di tre anni fa mi compiaccio della mia lungimiranza. Dettata dalla esperienza e dalla educazione alla attesa che ho imparato lavorando tanti anni in un giornale complesso e macchinoso come il Mattino. Io, che di pazienza ne ho pochissima per natura.
Sono sempre i tempi lunghi, infatti, quelli per giudicare un’annata e un’areale, soprattutto quando si centra l’attenzione sul vino in territori come l’Irpinia, dove davvero una scollinata fa la differenza. Il 2009 ci è piaciuto subito e a distanza di quasi quattro anni devo dire che è stato magnifico, usato per innaffiare i piatti di Luca Cai a Firenze. Oltre il Fiano 2004 di Ciro Picariello, infatti, è stata questa l’altra bottiglia che ho portato da stappare in compagnia degli amici, con grande soddisfazione: il vino ha l’energia di chi esce dall’adolescenza per spendere gli anni migliori: grande impatto olfattivo, più tendente al fruttato come accade a lapio, fresco, di buon corpo, veloce ed efficace: davvero una beva con i controfiocchi.
Si mantiene in forma perfetta nonostante non sia stato conservato rispettando la temperatura fredda: poco male, la frutta irpina ha dimostrato di saper sopportare bene le lunghe estati calde di casa mia in città.
Da bere per sempre, non ha meno di dieci anni di vita:-)
Scheda del 10 agosto 2010. Alcuni areali emergono con forza naturale, inconscia addirittura. Summonte, Montefredane e, tertium datur, Lapio. Qui, oltre Clelia Romano abbiamo Rocca del Principe su cui confesso il mio ritardo senza pudore. Fu Fabio Cimmino a parlarne su questo sito per primo, poi Paolo de Cristofaro lo spinse per i Tre bicchieri beccandosi ingiustamente qualche critica per eccesso di campanile. Infine Angelo Di Costanzo ha recensito qui il Fiano 2007.
Ho dunque affrontato con più attenzione questo bicchiere anche se è una delle pochissime aziende che non ho ancora visto, stimolato dall’ottimo 2009.
Ecco, e lo dico proprio a Paolo, prima di condannare un’annata (a parte che mi piacerebbe leggere lo stesso spirito critico anche su altre regioni: al Sud proprio non si perde mai l’occasione di autoflaggellarsi, forse oppressi dal senso della sconfitta del 1860), è bene avere il quadro completo e non partire da qualche Falanghina poco riuscita del Sannio.
Anche per il Fiano, ad esempio, non possiamo certo parlare di annata debole, sicuramente molto meno noiosa della monocorde 2007, dei minestroni 2003 e della diluita 2002.
La verità è che forse bisognerebbe davvero finirla di generalizzare anche nei microterritori (per fortuna è finita l’epoca degli anni ’90 dove le annate italiane erano dettate dagli uffici stampa della Toscana) prima di aver assaggiatto non dico tutta, ma almeno quasi tutta una produzione come per esempio abbiamo fatto noi del gruppo Vino di Slow Food con il Greco 2008.Se per esempio avessi provato solo il 2009 di Rocca del Principe, parlerei di annata straordinaria. Intensa, persistente, di buon impatto fruttato, corpo e sapidità in bocca, lunghezza e ampiezza, sono le caratteristiche di un vino destinato certamente a crescere nel corso dei prossimi anni.
La famiglia produttrice invece è di origini contadine, da sempre ha coltivato e conferito il Fiano anche se solo a partire dagli anni ’90 sono stati riorganizzati gli impianti. L’azienda adesso è seguita con passione da Ercole Zarrella, dalla moglie Aurelia Fabrizio e dal cognato Antonio: ha etichettato per la prima volta appena nel 2004, con ottimi risultati per quanto riguarda il Fiano, l’unico vino ottenuto lavorando solo con uve proprie. Le vigne Tognano, Arianello, Lenze, sono terreno argilloso calcareo di medio impasto a 550 metri, un po’ più bassa, a 500 Campore.
Beviamolo, e rilassiamoci.
Sede a Lapio in Via Arianiello,15. Tel. e Fax 0825.982435 E-mail: roccadelprincipe@libero.it Ettari: 4,5 vitati. Bottiglie: 29.000 Enologo: Carmine Valentino. Vitigni: fiano, aglianico
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