Uva: fiano di Avellino
Fermentazione e maturazione: acciao
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Non ci sono dubbi che negli ultimi anni il comune di Lapio ha consolidato il suo primato nella docg Fiano di Avellino. Non solo per il numero di nuove aziende, comune questo dato un po’ ovunque in Irpinia, ma soprattutto per la qualit degli assaggi sin dalle prime annate.
E’ avvenuto con Filadoro, Tenuta Scuotto, Feudo Apiano, per non parlare delle esecuzioni di Moio e di Joaquin che contribuiscono ad apprezzare notevolmente le bottiglie.
Questo bianco di Rocca del Principe si conferma ancora molto ricco e fresco, con una frutta ben evoluta, note balsamiche, piacevoli accenni fumè. Al palato è pieno, davvero soddisfacente. Viene dalla contrada Arianello, balzata agli onori della cronaca enoogica grazie a Clelia Romano (Colli di Lapio) e su cui i feudi hanno costruito il loro primo cru, Studi, andato letteralmente a ruba in questi mesi estivi.
Un vino giovane ancora, con un grande avvenire dietro le spalle. La conferma della forza propulsiva di queste colline silenti popolate da abitanti scolpiti nella roccia.
Scheda del 20 marzo 2009. Lo scorso anno questo piccolo gioiello irpino si è guadagnato le luci della ribalta grazie al Gambero Rosso che lo ha premiato con il Tre Bicchieri sulla guida Vini d’Italia 2009, l’ultima co-editata assieme a Slow Food. La piccola azienda è l’ennesima venuta fuori dal fantastico cilindro di Làpio, areale certamente tra i più vocati per la produzione di Fiano di Avellino docg e già indissolubilmente sugli altari negli ultimi anni per lo strepitoso Fiano di Clelia Romano. Il mio primo assaggio risale ad una domenica di fine ottobre scorso, in una giornata di caldo anomalo durante il più classico dei pranzi da mia suocera, solitamente grande banco di prova di abbinamento per i miei bianchi preferiti, non fosse altro per la sua mania di intrecciare sapori e colori nitidi e superbi quel dì, particolarmente espressa con una strepitosa parmigiana bianca di melanzane e dei carciofi magistralmente indorati e fritti.
Mi colpì subito per la sua vivacità, senza dubbio un vino di ottima levatura che non smentisce le nobili origini e che nel riassaggiarlo a distanza di mesi ha acquistato maggiore personalità e brillantezza, consistenza e complessità da vendere, equilibrio ed armonia seguendo una traccia evolutiva in piena crescita su finezza ed eleganza.
Il colore paglierino tenue con nuances verdoline ha acquisito una bellissima tonalità dorata mantenendo una discreta consistenza. Il primo naso dapprima socchiuso, essenzialmente erbaceo e floreale ha maturato adesso maggiori espressioni aromatiche invitanti ed accattivanti su note agrumate, poi di pesca e di frutti esotici liberandosi in una mineralità davvero esemplare. In bocca è secco, caldo, il buon corpo, è sorretto da una buona acidità ancora abbastanza evidente ma meglio legata che gli concede una beva sicuramente fruibile ed immediata ma di carattere e consistenza tali da non sdegnare oltre ad abbinamenti di cui sopra anche piatti più strutturati e complessi come alcune zuppe o secondi di carni bianche salsate. Da servire ad una temperatura intorno ai 12 gradi in calici mediamente ampi, questo Fiano di Avellino ha sicuramente un grande avvenire, forte di un millesimo particolarmente favorevole che non farà mancare certamente il suo sostegno per almeno quattro-cinque anni in piena evoluzione, un bellissimo vino entrato trasversalmente da subito nel cuore di critici ed esperti come di molti avventori appassionati di questa denominazione irpina sempre più votata alla conquista delle migliori carte dei vini italiane ed internazionali. (Angelo Di Costanzo).
Sede a Lapio in Via Arianiello,15. Tel. e Fax 0825.982435 E-mail : aurelia65@tele2.it Ettari: 7 di proprietà di cui 4,5 vitati. Bottiglie: 15.000 Enologo: Carmine Valentino. Vitigni: fiano, greco e aglianico
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