Uva: fiano di Avellino
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Sarà il 2007 l’anno della riscossa del Fiano di Avellino rispetto alla deludente stagione 2006? La risposta è facile, scontata, positiva. Da quando mi occupo di vino mai millesimo fu così disastroso per il nobile vitigno bianco in Irpinia e dunque, essendo le azioni cadute in basso, è facile riprenderle e farle risalire. Sotto il naso mi capita il Fiano di Aminea, la dinamica azienda di Castelvetere che sinora ha sempre lavorato molto bene con i bianchi e che adesso si sta impegnando anche sui rossi. Il 2007, e in generale i bianchi, mi dicono che il 2007 per questo territorio è qualcosa a metà fra il 2003 e il 2001, ossia i vini hanno risentito sicuramente dei caldissimi mesi di giugno e agosto, ma non hanno perso il dinamismo grazie ad un buon recupero nel finale di stagione e con la vendemmia anticipata. Presentano dunque la complessità dell’annata 2001 e al tempo stesso quella possibilità di essere un po’ più pronti rispetto alla media temporale a cui siamo abituati. Il Fiano di Aminea, come del resto quello dei Feudi, regala queste prime indicazioni: il naso è molto intenso e persistente, volge anche verso la profondità grazie al rimbalzo fra note minerali sicuramente accentuate e tanta buona frutta bianca, domina la pera in modo incontrastato, a seguire un insieme di riferimenti alla macchia mediterranea, molto evidenti a bicchiere vuoto. In bocca l’impatto è tipico, non ruffiano, niente morbidezza, ma molto ben strutturato e pieno, lungo dunque, e alla fine gradevole perché la freschezza rilascia una sensazione agrumata, limone e cedro, che consente al vino di essere bevuto con piacevolezza. Insomma, un buon vino di cui seguiremo l’evoluzione nel corso di questi mesi perché al momento dell’assaggio aveva appena dieci giorni di bottiglia, vetro necessario per la sua composizione e la sua uteriore evoluzione ontologica. Gli accoppiamenti sono i soliti, mi sovviene però la doppia crema di cavolfiore recentemente provata al Conte Andrea di Salerno, un piatto a cui l’acidità del vino non può che fare molto bene.
Sede a Castelvetere, via Santa Lucia.
Tel. 0827.65787
Enologo: Alessandro Mancini.
Ettari: 10 di proprietà
Bottiglie prodotte: 500.000
Vitigni: aglianico, fiano, greco, coda di volpe, falanghina
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