Uva: fiano
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Degustazione dei coronati irpini da una idea di Paolo De Cristofaro a Terra Mia. Il Fiano è l’unico bianco, gli altri sono i Taurasi di Molettieri (2002), D’Antiche Terre (2001), Mastroberardino (2003) e Castelfranci (2002). Si conferma un naso gentile non particolarmente intenso ma persistente e, di converso, una bocca ricca, gigantesca, sempre più piacevole ed evoluta, complessa, da grande vino. Infine l’esperimento da brivido di cui voglio rendervi partecipi: al termine della degustazione ho invitato i partecipanti a ritornare sul bianco. Il Fiano magico di Pasqualino ha ben presto e senza difficoltà spazzato via i tannini poderosi dei quattro rossi e ripreso il centro papilloso con autorità. Bianco di corpo, di grande trama. Da tenere d’occhio ancora per molti anni perché il treno ha appena lasciato la stazione per un lungo viaggio, quel viaggio di cui solo il Fiano è capace.
Assaggio del 6 febbraio 2007. Positiva evoluzione di questo bianco indovinato e giustamente coronato da ViniBuoni d’Italia 2007. Il Fiano di Pasqualino ha stavolta superato ogni più rosea previsione emergendo nel corso di una fortissima batteria coperta degustata dai coordinatori regionali della guida del Touring riuniti a Dugenta.Tra sei bianchi di tutta Italia, tutti coronati e tutti passati in legno ad eccezione del nostro, è infatti arrivato secondo facendo la media ponderata. La prova serviva a confrontare le diverse sensibilità di ciascuno di noi e a verificare il lavoro svolto in estate. Neanche io sapevo che fosse stato inserito. Lo splendido risultato ha confermato la sua validità assoluta, già premiata nel corso della selezione alla cieca con altri Fiano a Paestum. Ed effettivamente, a distanza di altri sei mesi, il bicchiere è apparso ovviamente più equilibrato, al naso molto complesso tra floreale, fruttato bianco, delicato miele millefiori, camomilla fresca, molto solido in bocca dove il nobile vitigno irpino ha unamarcia in più rispetto ai sentori femminili dai quali si aspetterebbe una beva facile e breve. Al contrario, mineralità pronunciata, freschezza intatta, struttura, intensità e persistenza finale ne fanno un <vinone>, un bianco capace di competere alla pari con friulani, altoatesini e marchigiani, destinato a durare ancora a lungo nel tempo. Un vino da affare. Appena appena dietro Marsella, alla pari con Clelia Romano.
Assaggio del 3 agosto 2006. Per misteriosi motivi probabilmente legati ai giorni di raccolta, la vendemmia 2005 dopo quasi un anno presenta, all’opposto di quanto accaduto con la 2004, il Fiano quasi sempre più in forma del Greco. Una prova viene da questa piccola azienda di Fontanarosa di cui noi siamo convinti sostenitori: stesso enologo a vocazione bianchista, CarmineValentino, stessa cantina con Pasqualino sempre al lavoro tra le vasche di acciaio e gli arnesi di lavoro a fianco alla propria casa nella quale vive con la moglie e i figli. Ebbene il Fiano ha sicuramente una marcia in più del Greco, sicuramente buono ma ancora slegato. Chissà cosa riserva l’evoluzione di questa annata così complicata, speriamo che, come nella 2004, il tempo dia ragione al nerbo e alla mineralità delle uve bianche campane regalando agli appassionati se vini interessanti, buoni anche se sicuramente dobbiamo aspettare per ritrovare la fantastica annata del 2001, quando le perfomance furono davvero esaltanti. Il Fiano di Avellino 2005 di Carmine e Pasqualino, più conosciuto e amato per il suo Taurasi dalla critica specializzata, è sicuramente uno dei bianchi più belli e interessanti del Mezzogiorno in questo momento, ha tutte le caratteristiche in equilibrio e ben impostate: il naso è abbastanza intenso e persistente, con nuances di pera bianca, erbe e fiori di campo molto pronunciati. La dolcezza olfattiva è confermata nel primissimo impatto con le labbra e la punta della lingua per poi lasciare spazio alla freschezza, alla mineralità,alla sapidità, con alcol e struttura ben presenti ma non in maniera eccessiva. Un vino delicato e gentile, discreto come Pasqualino e Carmine, ma deciso nella sua plastica classicità, un colonna dorica di Paestum insomma. Noi questo Fiano meraviglioso lo amiamo bere in assoluto, come sempre ci capita quando abbiamo un bel vino nel bicchiere, ma se proprio dobbiamo consigliare un abbinamento, allora lo usiamo per accompagnare il piatto dell’estate 2006: la zuppetta di tonno e fagioli inventata da quel diavoletto cetarese di Franco Tammaro al San Pietro di Cetara. Oltre i vini e i cibi, un buondegustatore deve saper abbinare anche le persone.
Sede a Fontanarosa, ContradaRotole. Tel. e fax 0825.475738. cantinadiprisco@libero.it. Enologo: Carmine Valentino. Ettari: 6 di cui la metà in fitto. Bottiglie prodotte: 100.000. Vitigni: fianco, greco, aglianico.
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