di Lello Tornatore – Tenuta Montelaura
Fin da piccolo ho imparato ad apprezzare la carne equina, infatti i miei genitori, ritenendo che fosse molto nutriente per noi piccoli, ne facevano largo uso.Avevo qualcosa meno di un anno quando furono costretti a vegliarmi con apprensione per tutta la notte a causa di una mia letterale spazzolata di una bistecca di cavallo di 850 gr (me lo ricordano ancora , a quest’età!!! ). La paura che potessi letteralmente scoppiare era forte, per cui mi guardavano trepidanti mentre io placidamente dormivo ignaro del loro stato d’animo. Da allora, giurarono a loro stessi che avrebbero dosato con parsimonia tutto il cibo che avrei ingerito. Ma… l’altra sera ci sono ricascato.
Avendo a disposizione un bel pò di materia prima di ottimo livello e disponendo, inoltre, di una perfetta compagnia, abbiamo rifatto la cavalcata alla quale ero stato iniziato già alla tenera età di un anno. La preparazione era invitante, un tenerissimo quanto succoso fianchetto di cavallina: per intenderci quel taglio di carne che si “sfilaccia”, sovrastato da una montagna di anelli di cipolla Ramata di Montoro, opportunamente abbinata alla carne, dalla “core woman-chef “(montorese) di Tenuta Montelaura. Emmò che ci beviamo sopra???
La domanda, tra me e me, è sorta spontanea . Allora, carne di cavallo = tendenza dolce del ferro in abbondanza, cipolla ramata = altra tendenza dolce… aheèèè e qua ‘a copp’ o cuotto ‘nci mettimmo l’acqua volluta (da sopra il cotto l’acqua bollita) !!! Senza dubbio alcuno, invece di mettermi a disegnare i poligoni dell’abbinamento cibo-vino mi avventuro verso il frigo sperando che ci sia ancora una “cavalla” nevrilica del 2002 di Guido Marsella. E mi dice bene : è lì, nel fondo del cassetto-frigo che mi strizza l’occhio.
L’agguanto e con il petto gonfio, come quei cavalli da circo che mostrano la propria destrezza al pubblico aspettando il meritato applauso, mi rivolgo ai miei amici brandendo la bottiglia e pontificando: adesso ve la faccio vedere io la cavalcata!!! E giù applausi, che però ho il sospetto fossero più ironici che sinceri…ma comunque.
Stappo la bottiglia, tappo integro, come mamma sughero l’ha fatto. Verso un cicchettino nel bicchiere e dopo le giravolte di prassi, lo porto al naso.Complice un silenzio tombale in sala, odo in lontananza un rumore di zoccoli, prima al passo, poi al trotto, e mano a mano che il vino si apre diventa galoppo e si fa sempre più insistente, sempre più forte, sempre più veloce, fino a martellarmi il cervello.
La osservo, ha un colore giallo dorato tendente all’ambrato, a dispetto della sua età (quasi dieci anni) è ancora molto vivace, ben piantata a terra, denota inoltre una notevole consistenza . Nel suo galoppo lascia una scia di profumi da far girar la testa : profumi mielosi, profumi di potenti ottani e…quel dolce fumè caratteristico delle “castagne del prete”. La mordicchio a piccoli morsi, la centellino contestualmente ad un boccone di cibo… Si, è lei…la cavalla nevrilica indomita con la sua sferzante acidità che si piazza di traverso rispetto al dolce della Ramata e della carne e sostiene agevolmente ambedue, grazie anche alla ancora potente struttura. Che bella cavalcata!!! Ma chi l’ha detto che le cavalle giovani sono le migliori?
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