di Marina Alaimo
Spunta a sorpresa questa bottiglia in una calda giornata di inizio settembre. L’approccio è libero da ogni appartenenza a scuole di pensiero di alcun tipo. E’ questo il modo migliore per riuscire a lasciarsi coinvolgere ed ad intraprendere quel viaggio nel tempo che così lungamente ha custodito i progetti ambiziosi e le trepidanti attese di un giovane enologo. E’ il professor Luigi Moio alla sua prima vendemmia nell’azienda Feudi di San Gregorio, appena rientrato dagli studi enologici a Bordeaux. Sono una estimatrice di Luigi, riconosco ampiamente che sia stato lui a dare una svolta decisiva alla vitivinicoltura campana che comincia a liberarsi dall’empirismo enologico, troppo spesso ostentato costringendo in gabbia le grandi potenzialità del vigneto Campania. La sua è una mente scientifica nata nella vecchia cantina di famiglia. Quindi scienza, passione ed ambizione si fondono nel progetto di vini che comunque hanno poco a che fare con la tecnologia.
Amo i vini bianchi che sanno invecchiare, molto più dei rossi. Forse perché in un rosso la capacità di affrontare il tempo è piuttosto scontata. Ma, non solo. In un vino bianco le evoluzioni dovute a lunghi affinamenti in bottiglia sono estremamente intriganti per l’eleganza dei profumi sempre sussurrati e per la dinamicità del sorso che alterna toni duri e morbidi con una certa armonia. Questo fiano del 1994 veste ancora un colore paglierino lucente e Luigi mi spiega che in quegli anni gran parte delle uve bianche veniva vendemmiata precocemente. Ma anche che la profonda consapevolezza che il rame sull’uva fosse un violento catalizzatore dell’ossidazione lo avesse sempre portato a limitarne fortemente l’impiego. Anche l’uso molto discreto del legno ha favorito il mantenimento di un colore così giovane e vivace: solo il 10% delle uve ha visto un leggero passaggio in barrique. L’impatto olfattivo fa subito pensare ad un grande vino. E’ intenso, avvolgente, elegante nei sentori speziati di anice stellato e pepe bianco. Ha carattere deciso e per niente timido, sostenuto da toni fumè ben integrati ad un frutto appena maturo di pesca gialla ed agrumi canditi, con sottili accenti di muschio bianco. In bocca sorprende con piglio sicuro di spinta freschezza, la beva è veloce e scattante e lungamente ci riporta sulle corde delle note olfattive. Le emozioni inaspettate sono le più coinvolgenti e rimangono fisse nella mente ritornando nel tempo colme di altrettanta sorpresa.
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