Dal Castello di Montefredane, circa 650 metri di altezza, ben restaurato, si abbraccia un un sol colpo d’occhio tutta l’Irpinia con un rassicurante sguardo dall’alto verso il basso. Lo stesso con cui il Fiano può guardare tutti gli altri vitigni a bacca bianca italiani.
Un conto è resistere bene al tempo, cosa abbastanza comune, altro è migliorare con il passare degli anni: pochi bianchi al mondo possono farlo davvero e il Fiano fa parte di questo club esclusivo.
Montefredane è l’alter ego di Lapio, mineralità versus frutta, scontrosità versus suadenza, abbinabilità versus meditazione. Due espressioni abbastanza precise e fantastiche. Quattro mesi fa abbiamo provato tutti i 2011 di Lapio. Sabato sera a Montefredane i sette Fiano di Montefredane sulla terrazza del Castello nell’ambito del Montefredane Wine Festival. Una degustazione spettacolare pensata da Lello Tornatore e organizzata con la Pro Loco e il Comune.
Presenti la presidente Elvia Micco, il sindaco Valentino Tropeano, l’amico e collega Annibale Discepolo, abbiamo provato l’annata 2011 in sette versioni davvero strepitose unite da marker comuni: acidità, nota amara finale, pienezza al palato, complessità olfattiva e soprattutto nessuna dolcezza.
Fiano di Avellino 2011 Vigne Guadagno
L’azienda dei fratelli Giuseppe e Pasquale Guadagno, imprenditori di altro settore, ha iniziato a vinificare nel 2010. L’ingresso in punta di piedi nell’areale è segnato dal profondo rispetto dei tratti distintivi maturati negli ultimi vent’anni. Non poteva essere diversamente se al lavoro c’è il bravissimo Gennaro Reale di Vigna Viva. Il Fiano si presenta fresco, secco, amaro, pieno e lungo. In ottimo equilibrio e, alla vista, addirittura con dei riflessi ancora verdolini. Tanta gioventù e buone prospettive di elevamento.
Fiano di Avellino 2011 Vadiaperti
La storica azienda fondata nel 1984 da Antonio Troisi mantiene il suo tratto distintivo: rispetto al precedente il bicchiere pensato da Raffaele esprime una punta di energia in più. La freschezza aggancia subito il palato travolgendolo e imponendo una sensazione di benessere. Il rilancio dal centro bocca è spettacolare, un vero tornado che travolge tutto lasciando la bocca pulita e con tanta voglia di ricominciare.
Fiano di Avellino 2011 Pietracupa
La cosa bella del vino è la diversità artigianale: è incredibile come queste ultime due aziende, una a fianco all’altra, esprimano una tale profonda e complessa diversità. Il bicchiere di Sabino Loffredo, l’azienda ha iniziato nel 1988 ed è una delle più antiche d’Irpinia, è più suadente dei precedenti, dominato dal tono fumé la cui percezione inizia al naso dopo la frutta e ritorna in bocca dopo la vibrante acidità. Un bicchiere complesso, che promette una straordinaria evoluzione nel tempo.
ReBlanc 2011 Fiano di Avellino Tenuta Ciampi
Anche questa è una nuova azienda, sebbene la famiglia Ciampi coltivi il fiano da una quarantina d’anni. Sette ettari vitati a Toppole e un Fiano molto interessante, di buon equilibrio, sempre centrato sul tono amaro finale e l’acidità. Anche questa una bottiglia di buona prospettiva.
Primum 2011 Fiano di Avellino Tenuta Ippocrate
Tredici ettari tra uva, olivo, nocciola. Un agriturismo pensato per la banchettistica immerso nel verde e un prodtto perfettamente allineato ai precedenti. Si presenta così questo bianco da agricoltura biologica certificata. Freschezza, pulizia, lunghezza e buone prospettive.
Vigna della Congregazione 2011 Fiano di Avellino Villa Diamante
Muove i primi passi questo gigante che completa il tridente d’assalto di Montefredane. Grandissima complessità olfattiva, con nome citriche, di frutta a polpa bianca, macchia mediterranea, leggero fumé. In bocca è pieno e lungo, molto fresco, decisamente giovane, di lunghissima prospettiva. Anche questo proviene da agricoltura biologica certificata.
Alimata 2011 Fiano di Avellino Villa Raiano
Si tratta di uno dei tre cru impostati dall’azienda di San Michele di Serino che prende il nome dalla omonima contrada alle porte del paese. Una scelta curata dal bravo Fortunato Sebastiano. Un vino che rispetto agli altri si presenta subito piuttosto esuberante e ricco, sia al naso che in bocca, ha ancora bisogno di un bel po’ di tempo prima di distendersi e quindi il nostro consiglio è metterlo in cantina come abiamo fatto noi e goderne tra qualche anno.
Conclusioni della serata
1-La Campania è una regione bianchista con rossi molto interessanti
2-Il Fiano è sicuramente tra le migliori uve a bacca bianca del mondo
3-Montefredane è sicuramente ormai definita da un punto di vista sensoriale pur nelle diverse sfumature interpretative.
4-Tra dieci anni questi vini saranno ancora perfettamente a loro agio in una collettiva.
5-Degustazioni come queste spiegano perché è bello continuare a scrivere di vino: la storia è appena iniziata
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