Vista: 5/5. Naso 23/30. Palato: 21/30. Non omologazione 32/35
Uva: fiano
Fascia di prezzo: da 1 a 5 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Ciro Picariello ha un passo in più non perché fa il vino migliore ma per le idee applicate alla viticoltura irpina. La prima, come ormai è arcinoto e sostanzialmente acquisito nel senso comune, riguarda la necessità di uscire in ritardo con il bianco. Non tantissimo, poco più di un anno. E i vantaggi in bottiglia sono eterni.
La seconda, non meno importante, è la specializzazione. Registriamo un peccato veniale, la produzione di un paio di migliaia di bottiglie di Greco da uve acquisite su richiesta di un importatore, ma finché il nostro non si butterà su Taurasi, Falanghina, Albana di Romagna e Nerello Mascalese resterà nelle nostre grazie:-)
E’ l’Aglianico? C’è sempre stato nella vigna, passa in acciaio e non ha pretese se non quella di piacere con il cibo. Noi lo abbiamo tracannato sulla classica pizza chiena irpina.
Ma torniamo al Fiano. Ciro ha fatto la mossa giusta, aprendo la cantina al secondo vino. Una misura indispensabile per essere seriamente sul mercato, della serie un anno in cui grandine e peronospera ammazzano il vigneto. Possiamo essere sicuri, insomma, che in un’annata particolarmente sfortunata Ciro, o il figlio Bruno che si è affacciato in azienda, potranno anche saltarla, a dimostrazione di rispetto di quelle buone e per non sputtanare il nome.
Il peccato del Greco è stato perdonato anche perchè Ciro si è messo a fare un metodo classico, non il solito charmat spumantizzato nel Trevigiano per fare cassa, ma una bottiglia che uscirà se tutto va bene alla fine del 2012. Gli appassionati ricorderanno le prime prove, presentate alla prima edizione delle Piccole Vigne a Vitigno Italia.
Ecco dunque il secondo Fiano, sempre 2009 (ma potrebbe anche tirarlo fuori l’estate successiva), è un vino meno fresco, morbido, con una buona polpa di pera morsicata proprio prima della discesa organica. In questa acidità rientrata nel frutto, nella polpa morbida, ritroviamo alcuni Fiano provati da ragazzo, davvero molto lontani da questo bellissimo sky line che segna il nuovo paesaggio enologico irpino.
Il Fiano 2010, per inciso, è travolgente mentre il Fiano di Avellino 2009 inizia a modulare meglio quelle note eccessive di affumicato percepite durante il primo sorso.
Questo ripropone il tema di come si debba seguire l’evoluzione di un vino prima di giudicarlo, soprattutto quando la fattura è assolutamente artigianale come nel nostro caso. Ecco perché è importante lasciare traccia delle verticali di Fiano di Avellino.
Mi piacciono Rita e Ciro, il successo dopo la chiocciola non li ha montati: stanno mettendo a posto la cantina, sistemando il piazzale, investono su questo vigneti circondati da noccioli e castagne realizzando un miracolo di straordinaria eleganza.
Questo Fiano Irpina doc lo bevo sui latticini del Terminio, oppure su una dolce pasta con i piselli e, infine, dritto dritto sulla pizza chiena. Voilà
SUMMONTE
Contrada Acqua della festa
Tel.0825.702516
Bottiglie prodotte: 20.000
Vitigni: fiano di Avellino, greco, aglianico
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