I grandi chef d’Italia incontrano la storia della pizza. Festa a Vico celebra i 50 anni di Pizza a Metro – L’Università della Pizza, autentica istituzione del territorio capace di rappresentare a livello mondiale una delle maggiori svolte nel mondo della pizza: l’introduzione di un nuovo modo di preparare l’impasto e di servire il prodotto finale.
Una rivoluzione che, per ironia della sorte, coincide proprio con il ’68.
A spegnere le candeline, insieme alla famiglia Dell’Amura, ossia agli eredi di Gigino, saranno ben 50 chef stellati guidati da Gennarino Esposito, due stelle Michelin della Torre del Saracino di Seiano, per l’eccezionale evento “I Professori all’Univesità” che si svolgerà domenica 3 giugno, proprio nello storico locale di Pizza a Metro, in corso Giovanni Nicotera a Vico Equense.
La serata si inquadra nell’ambito della sedicesima edizione di Festa a Vico e l’incasso sarà devoluto in beneficenza a favore delle onlus selezionate per questa edizione dagli organizzatori. Ha già garantito la partecipazione, insieme a Gennarino Esposito, Antonino Cannavacciuolo. Con loro: Alberto Annarumma, Silvia Baracchi, Paolo Barrale, Salvatore Bianco, Marco Bottega, Cristina Bowerman, Graziano Caccioppoli, Stefano Ciotti, Lorenzo Cogo, Lorenzo Cuomo, Gianluca D’Agostino, Umberto De Martino, Rocco De Santis, Giovanni De Vivo, Patrizia Di Benedetto,Danilo Di Vuolo, Paolo Gramaglia, Nicola Gronchi, Vincenzo Guarino, Giuseppe Guida,Domenico Iavarone, Franco Madama, Raffaele Lenzi, Rosanna Marziale, Ivan Milani, Antonino Montefusco, Luigi Nastri, Fabio Pesticcio, Domenico Pichini, Errico Recanati, Gennaro Russo, Luigi Salomone, Domingo Schingaro, Giuseppe Stanzione, Domenico Stile, Fabrizio Tesse,Pasquale Torrente, Cristian Torsiello, Cristoforo Trapani, Daniele Usai, Claudio Vicina, Ilario Vinciguerra,Marianna Vitale.
Gli chef, divisi in cinque squadre, prepareranno piatti stellati per circa 400 persone che avranno preventivamente acquistato il ticket da 150 euro che darà diritto anche all’ingresso ad una seconda serata che si svolgerà in estate e che si inquadra sempre nei festeggiamenti per il 50esimo del locale.
A mezzanotte, per la grande festa del mezzo secolo di Pizza a Metro, si apriranno le porte a tutti gli altri chef che hanno partecipato alla festa nelle strade della città e saranno sfornati 50 metri di pizza con 50 tipi di condimento diverso. A fare gli onori di casa sarà il direttore della struttura, Giovanni Rivieccio, affermato manager del settore wine and food che affianca la famiglia nella gestione aziendale.
Una operazione resa possibile dal maestro pizzaiolo Raimondo Cinque, coordinatore di una brigata di 12 persone e dagli imprenditori che hanno voluto sugellare questa importante data, come Francesco Franzese de La Fiammante: “E’ la festa di un territorio. Pizza a Metro non è un locale qualsiasi. E’ la storia della città di Vico ed è la storia della pizza. Non potevamo mancare a un evento che ricorda innanzitutto la genialità imprenditoriale di Gigino che non solo inventò la pizza a metro ma addirittura riuscì a brevettarla il 4 settembre del ’59. Un prodotto capace di mantenere inalterata, in mezzo secolo di storia, la sua originalità e capacità distintiva. Siamo felici che Pizza a Metro abbia scelto La Fiammante, un’azienda che da sempre promuove il valore socio culturale e, dunque, identitario del cibo, tutelando il lavoro contadino grazie ad accordi diretti e relazioni autentiche con la parte agricola. Persone, famiglie che conosciamo personalmente e che fanno la storia della nostra terra, esattamente come la famiglia Dell’Amura”.
Il ricavato dei biglietti venduti sarà interamente devoluto in beneficenza.
Sono i mesi piú duri del Sessantotto quando Luigi Dell’Amura, conosciuto come Gigino, forse intercettando anche in gastronomia il mondo che cambia, firma la sua rivoluzione e genera quello che passerà poi alla storia come il trionfo della grande pizza: la pizza a metro. Una svolta, come quella che si manifestó in maniera eterogenea nella società che fu peró capace di mettere d’accordo tutte le fasce della popolazione, ponendosi ben presto come imprescindibile punto di riferimento della ristorazione.
Un sogno che si manifestó nei locali di Vico Equense e che oggi compie 50 anni.
Una impresa che, dal campo della pizza, è presto divenuta capace di incidere negli assetti economici della Penisola Sorrentina e dei Monti Lattari, richiamando turisti da ogni dove e, quindi, garantendo lavoro a un gran numero di persone anche negli anni della crisi.
Un’industria da un lato, un’università della pizza, come è stata definita, dall’altro. Tanto che Vico Equense, perla della costiera e cittadina di mare, è conosciuta nel mondo proprio per la Pizza a Metro.
Vi hanno fatto tappa i maggiori divi dello spettacolo: Sylva Koscina, le gemelle Kessler, il conduttore dello Zecchino D’oro, Gino Tortorella, il direttore d’orchestra Carlo Zecchi che definí le pizze di Gigino “sovraumane”.
E infatti Luigi Dell’Amura riuscí a fare della pizza un’attrazione proprio grazie a una forma ‘sproporzionata’ capace di stuzzicare i confini dell’immaginazione e di richiamare l’attenzione dei visitatori.
50 anni di Pizza a metro? A guardar bene la storia è piú lunga: la nascita della prima bottega, risale agli anni tra la prima e la seconda guerra mondiale: Gigino nacque infatti nel 1903 da una famiglia già dedita alla produzione di pane e biscotti. E anche il marchio, “Pizza a metro” fu registrato il 19 dicembre del 1960.
Ma è nel ’68 che i locali di Pizza a Metro iniziano ad assumere la veste attuale. Negli anni, a dare l’impronta imprenditoriale è stato il figlio Antonio, che ha impostato la sede attuale in corso Giovanni Nicotera. Con lui, gli altri figli di Gigino: Mario, Francesco, Carlo e Giulio.
L’azienda, che conta 1600 coperti e un centinaio di dipendenti, è diretta oggi da Giovanni Rivieccio, attento manager del settore food che sta imprimendo una razionalizzazione della gestione imprenditoriale rapportandosi quotidianamente con la proprietà che oggi è rappresentata dai figli e dai nipoti di Gigino.
“Ha iniziato nostro nonno Antonio, papà di nostro padre, nel vecchio locale, molto più piccolo, che usava per fare le pizze e il pane. Allora la pizza veniva tagliata in piccole sezioni ed era un pasto che veniva venduto in giro per la strada. Era un pasto povero”, raccontano i figli di Gigino. “L’idea della pizza a metro – proseguono – è nata per sfamare i dipendenti, addirittura si parlava in centimetri, poi abbiamo visto che incontrava i favori del pubblico, soprattutto in estate, e abbiamo cominciato metterla nel nostro menù. I gusti maggiormente graditi erano quelli tradizionali, soprattutto margherita e marinara, poi la salsiccia, e nel corso degli anni una pioggia di tanti altri ingredienti così come ce li chiede oggi la nostra clientela. Tra gli aneddoti ricordiamo chd all’inizio nella vecchia pizzeria, venivano servite per i dipendenti delle tagliatelle di farina normale di grano tenero con salsa di fagioli e pane cotto nel forno col prezzemolo. Si mangiava senza posate e la fetta di pane fungeva da cucchiaio”.
“Abbiamo un locale con 1600 posti e spesso il sabato e la domenica abbiamo la fila fuori: siamo orgogliosi di portare avanti la tradizione di Gigino e di essere un punto di riferimento anche per i numerosi turisti stranieri che frequentano l’area”, afferma Giovanni Rivieccio. A portare avanti il comparto pizza, 4 forni a legna da 2,20 metri ciascuno è il maestro pizzaiolo Raimondo Cinque: “La sugna, che caratterizzava i condimenti iniziali, nel tempo l’abbiamo sostituita con olio extra vergine oliva Dop e la utilizziamo oggi solo su richiesta. Il sapore è garantito dall’utilizzo di ingredienti che sono rimasti stabili nel tempo come i pomodori de La Fiammante”.
Proprio il pomodoro è uno degli ingredienti maggiormente utilizzati nel topping. Nonostante vi siano piú di 30 gusti disponibili, sono sempre le versioni tradizionali quelle piú vendute.
“Ogni anno – racconta l’imprenditore Francesco Franzese de “La Fiammante” – si utilizzano da Pizza a Metro circa 500 quintali di pomodoro, 50mila chili. Senza dubbio il successo della famiglia Dell’ Amura rappresenta una straordinaria opportunità per far conoscere le migliori filiere agroalimentari campane e del Sud nel mondo. Il pomodoro La Fiammante non solo è al 100 per cento italiano ma è anche frutto di una filiera etica: contribuisce cioè a sostenere lo sviluppo dell’economia agricola del Mezzogiorno e della nostra terra. Tra le varietà, da segnalare le dop S. Marzano dell’agro sarnese-nocerino e pomodorino del piennolo del Vesuvio. È per me emozionante essere partner di un’azienda che, dal punto di vista personale, evoca ricordi familiari poiché ero solito andare da Gigino da bambino con i miei genitori”.
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